Testimoniare la centralità della persona umana
Il primo degli “Incontri” sull’enciclica del Papa. Il cardinale Ruini: «Un cristianesimo di carità senza verità diventa fatalmente marginale nel divenire concreto della storia» di Angelo Zema
«Un appello che ha alla base, insieme alla centralità del soggetto umano e alla sua dignità inviolabile, il legame inscindibile tra carità e verità, con la conseguenza che un cristianesimo di carità senza verità diventa fatalmente marginale nel divenire concreto della storia». È l’appello che scaturisce dall’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI secondo la riflessione che ha proposto lunedì sera (8 febbraio 2010), nella basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale Camillo Ruini al primo degli “Incontri in cattedrale” organizzati dalla diocesi di Roma sul documento del Papa.
In un’appassionata e analitica relazione il presidente del Comitato della Cei per il Progetto culturale, vicario di Roma per 17 anni, si è soffermato sui fondamenti antropologici della terza enciclica di Benedetto XVI. «Un documento organico di analisi e di progetto per un mondo nuovo – ha detto introducendo la serata il cardinale vicario Agostino Vallini –; un manuale etico per l’economia e, anche, una guida alla politica, intesa in senso alto. Insomma un testo di ampio respiro e speranza» che «vuole anche rendere omaggio al grande pontefice Paolo VI, a poco più di quarant’anni dalla pubblicazione della “Populorum progressio”».
L’enciclica “Caritas in veritate”, ha affermato il cardinale Ruini, «costituisce un grande appello anzitutto ai credenti in Cristo, ma anche a tutti coloro che condividono la centralità della persona umana e l’assoluta non riducibilità del suo essere e del suo valore a tutto il resto della natura. Il contenuto di questo appello è orientare a favore dell’uomo la nuova fase che si sta aprendo per il fatto che l’uomo sta diventando capace di modificare fisicamente se stesso: è questo infatti il cuore della nuova “questione antropologica”». Due, secondo il presidente del Comitato per il Progetto culturale, le condizioni essenziali «perché un tale appello possa essere accolto e avere una reale efficacia storica». La prima è legata alla globalizzazione in atto, in un contesto in cui «stanno riemergendo e assumendo un peso sempre maggiore alcune grandi nazioni e civiltà che negli ultimi secoli erano state sovrastate dall’Occidente».
Sono però i popoli eredi delle «culture che hanno la loro matrice nel cristianesimo», ha sottolineato il cardinale Ruini, ad avere per primi «la responsabilità e il compito di mantenere e far fruttificare la centralità dell’uomo nella nuova fase storica che si apre davanti a noi, pur cercando, come è doveroso e necessario, di sollecitare anche le altre nazioni e civiltà ad un impegno convergente». Un ruolo peculiare spetta all’Italia, «ruolo fortemente sottolineato da Giovanni Paolo II, ad esempio nella lettera ai vescovi italiani del 6 gennaio 1994 e da Benedetto XVI nel discorso alla Chiesa italiana tenuto a Verona il 19 ottobre 2006».
La seconda condizione per accogliere l’appello contenuto nell’enciclica, ha osservato il cardinale, «riguarda ognuno di noi. Siamo infatti tutti corresponsabili perché la centralità del soggetto umano assuma un rilievo forte e concreto, capace di incidere sul crescente potere che l’umanità sta acquistando di modificare fisicamente se stessa, per orientare questo potere a favore dell’uomo, considerato in ogni singola persona e in ogni fase della vita sempre come fine e mai come mezzo».
«Responsabilità e impegno – ha proseguito – sono richiesti agli scienziati, ai medici e agli altri operatori sanitari, ma ugualmente agli uomini della cultura e della comunicazione sociale, anzi, ad ogni persona che pensa e agisce, perché la cultura reale di un popolo è fatta dalle convinzioni e dalle scelte che tutti compiono ogni giorno. Grandi sono, inoltre, le responsabilità dei politici, legislatori e amministratori e di ogni cittadino chiamato a compiere le proprie scelte politiche. E ancora molto – ha detto il cardinale Ruini – dipende da chi può guidare o condizionare gli enormi interessi economici che spesso stanno dietro al lavoro degli scienziati e dei tecnici: anche qui le scelte quotidiane delle persone e delle famiglie hanno però, in concreto, un peso non trascurabile». Ma «una specifica responsabilità riguarda noi sacerdoti e vescovi, i religiosi e le religiose, ciascun credente che intende essere testimone e missionario della fede nel Dio amico dell’uomo».
9 febbraio 2010