Un anno con Francesco, «amico» dei romani

Visite e celebrazioni a partire dal primo omaggio alla Vergine a Santa Maria Maggiore. L’insediamento sulla cattedra di San Giovanni. L’apertura del Convegno diocesano di Angelo Zema

Santa Maria Maggiore, le periferie geografiche ed esistenziali come le parrocchie e il carcere di Casal del Marmo, l’incontro commovente con i piccoli del Bambino Gesù, l’intervento al Convegno diocesano. Il primo anno di pontificato di Francesco a Roma, la diocesi di cui è vescovo, è costellato di visite affollate e di momenti più riservati. Ricco di immagini toccanti – che restano nel cuore dei romani – e di suggestioni pastorali, dove le prime sono spesso già segno delle seconde. Eccolo, appena il giorno dopo l’elezione, nella basilica di Santa Maria Maggiore, cui tornerà per altre sei volte, guidando il Rosario nel primo sabato di maggio o affidando alla Vergine il viaggio in Brasile per la Gmg. Una devozione mariana riaffermata anche nell’intervista concessa dal Papa a padre Antonio Spadaro e pubblicata nel settembre 2013 da La Civiltà Cattolica: «Io non conosco Roma. Conosco poche cose. Tra queste Santa Maria Maggiore: ci andavo sempre». E lo ha fatto anche da Pontefice, l’ultima volta il 1° gennaio scorso. Affidando nelle mani della Vergine il ministero petrino fin dall’inizio, dal primo saluto dalla loggia di San Pietro, concepito nel suo essere innanzitutto «vescovo di Roma». In quell’occasione, l’annuncio: «Domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma».

La prima uscita dal Vaticano: verso una chiesa, da Maria. La seconda, invece, è verso i poveri, verso le «periferie»: i ragazzi dell’istituto penale di Casal del Marmo, per la Messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo, a conferma di una tradizione iniziata in Argentina. Una celebrazione in un contesto di semplicità. Commovente l’incontro con i ragazzi verso cui compie il gesto della lavanda dei piedi: « Questo segno – dice il Santo Padre – è una carezza di Gesù, che fa Gesù, perché Gesù è venuto proprio per questo: per servire, per aiutarci». Il giorno successivo è nel cuore di Roma, al Colosseo, per il rito della Via Crucis, davanti a decine di migliaia di persone, che invita a continuare «questa Via Crucis nella vita di tutti i giorni. Camminiamo portando nel cuore questa Parola di amore e di perdono». Il primo messaggio di Papa Francesco legato a Roma è nel segno del dialogo, e arriva nel giorno stesso dell’elezione: è diretto al rabbino capo della Comunità ebraica, Riccardo Di Segni, con l’invito all’inaugurazione del pontificato.

Il 7 aprile è il giorno del suo insediamento sulla cattedra romana a San Giovanni in Laterano. È la domenica della Divina Misericordia: «Lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio – esorta Francesco -; abbiamo il coraggio di tornare nella sua casa, di dimorare nelle ferite del suo amore, lasciandoci amare da Lui».

Sette giorni dopo è la volta di un’altra basilica papale, San Paolo fuori le Mura: il Santo Padre sosta in preghiera davanti al sepolcro dell’apostolo e nella cappella del Crocifisso venera l’icona della Madonna, davanti alla quale, il 22 aprile 1541, sant’Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni fecero la loro professione religiosa solenne. «Adorare è spogliarci dei nostri idoli, anche quelli più nascosti, e scegliere il Signore come centro, come via maestra della nostra vita». Passano ancora sette giorni, e per la diocesi è un’altra giornata importante: le prime ordinazioni sacerdotali di Francesco. Sono dieci i diaconi provenienti dai seminari diocesani. A loro raccomanda: «Non vi stancate di essere misericordiosi». E aggiunge: «Siete pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari».

Il 23 maggio Francesco conferma come suo vicario per la diocesi di Roma il cardinale Vallini, che volle accanto a sé sulla loggia centrale della basilica di San Pietro subito dopo la sua elezione, insieme all’amico Hummes. E il vicario lo accoglie tre giorni dopo nella prima visita a una parrocchia romana, quella dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Valle Muricana. Qui sottolinea, con una frase ormai famosa, che «la realtà si capisce meglio non dal centro, ma dalle periferie». Il 30 maggio, Francesco presiede la celebrazione del Corpus Domini sul sagrato della basilica lateranense e la processione fino a Santa Maria Maggiore. Esorta alla solidarietà e afferma che «nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto».

Attesissima l’apertura del Convegno ecclesiale diocesano, il 17 giugno. Accolto da una folla straripante nell’Aula Paolo VI, Francesco chiede un nuovo slancio evangelizzatore alla sua comunità diocesana. Parla di cristiani «rivoluzionari per la grazia», chiamati a «offrire speranza» a chi vive in città, con l’impegno a uscire per raggiungere «le 99 pecorelle che mancano» e ad «annunciare la misericordia di Dio là dove le persone vivono e lavorano», innanzitutto ai poveri. Una misericordia che si fa anche memoria. Il 19 luglio Francesco invia un messaggio al cardinale vicario a 70 anni dal bombardamento di Roma, con un pensiero particolare al quartiere di San Lorenzo e il ricordo di Pio XII che corse «tra le macerie ancora fumanti per soccorrere e consolare la popolazione sgomenta». Il 31 luglio, festa di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, il Papa celebra la Messa nella Chiesa del Gesù con i suoi confratelli gesuiti e loro amici e collaboratori; sosta in preghiera davanti agli altari di sant’Ignazio e di san Francesco Saverio, alla cappella della Madonna della Strada e alla tomba di padre Pedro Arrupe. Il 28 agosto è nella basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, dove celebra la Messa per l’apertura del 184° Capitolo generale degli agostiniani. Il 10 settembre segna un’altra tappa del viaggio del Pontefice nelle «periferie», anche se questa volta si concretizzano a due passi da piazza Venezia.

È la visita privata al Centro Astalli – il Centro per l’accoglienza e il servizio ai richiedenti asilo e rifugiati curato dal Jesuit Refugee Service – conclusa dall’incontro con ospiti, operatori, volontari nella Chiesa del Gesù. Francesco definisce i rifugiati «la carne di Cristo», in un ideale filo conduttore con la visita a Lampedusa. E alle periferie «esistenziali» il Papa invita i preti romani a porre attenzione, nel primo incontro a loro dedicato, il 16 settembre, a San Giovanni in Laterano, raccomandando creatività coraggiosa, conversione pastorale, accoglienza nella verità. Il novembre romano di Francesco inizia con la celebrazione al Verano nella solennità di Tutti i Santi: un pensiero particolare è rivolto ai migranti dell’Africa. Il 14 il Santo Padre è al Quirinale, per la visita ufficiale al presidente Napolitano, con l’obiettivo di «offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo». Il 21, nella «Giornata pro orantibus», l’incontro con le benedettine camaldolesi del monastero di Sant’Antonio Abate all’Aventino.

Il 30, mentre il mondo riflette sull’esortazione apostolica Evangelii gaudium appena presentata, il Papa presiede la celebrazione dei vespri in Vaticano con gli universitari degli atenei romani: primo atto del cammino verso il Natale che vede anche, in dicembre, la visita alla parrocchia di San Cirillo Alessandrino a Tor Sapienza (l’1), l’omaggio all’Immacolata in piazza di Spagna (l’8) e il commovente abbraccio ai piccoli ricoverati al Bambino Gesù (il 21). Il 2013 del Papa si conclude con un appello per la città, nel corso della celebrazione dei vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, in San Pietro: «La Roma dell’anno nuovo avrà un volto ancora più bello se sarà ancora più ricca di umanità, ospitale, accogliente; se tutti noi saremo attenti e generosi verso chi è in difficoltà; se sapremo collaborare con spirito costruttivo e solidale, per il bene di tutti».

Prima uscita romana del nuovo anno, ancora nella Chiesa del Gesù, per la Messa in occasione della memoria del Santissimo Nome di Gesù, titolo della Compagnia di Gesù, e in ringraziamento per la canonizzazione del primo sacerdote gesuita, Pietro Favre. Nella solennità dell’Epifania, ecco il Papa in periferia, ma questa volta per visitare un presepe vivente, allestito dalla comunità di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori a Prima Porta. Il 16 gennaio lo accoglie la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio, accanto alla stazione Termini, dove non manca l’incontro con senza dimora e rifugiati. Sabato 25, a San Paolo fuori le Mura, Francesco presiede i vespri a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il 16 febbraio è nuovamente in una parrocchia, San Tommaso Apostolo all’Infernetto. Il 5 marzo, la celebrazione a Santa Sabina per le Ceneri. Il giorno successivo, il secondo incontro con il clero romano, questa volta nell’Aula Paolo VI. Ed è proprio un sacerdote diocesano, monsignor Angelo De Donatis, parroco di San Marco al Campidoglio, a tenere le meditazioni per gli esercizi spirituali del Papa e della Curia Romana: oggi l’inizio ad Ariccia.

13 marzo 2014

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