Un’altra “Roma” in Africa

Il viaggio in Malawi, dal 27 aprile al 2 maggio, di 100 studenti romani per l’inaugurazione di due scuole di Ilaria Sarra

«Educa un bambino e costruisci un paese». Questo proverbio africano può dare il senso del viaggio che gli studenti romani affronteranno, dal 27 aprile al 2 maggio, in Africa. 100 ragazzi partiranno, accompagnati dal sindaco Veltroni, per inaugurare due scuole: a Lilongwe in Malawi e a Matola. Grazie al progetto “Roma-Africa” sono state già costruite, nel 2005 a Maputo in Mozambico e nel 2006 a Kigali in Rwanda, due scuole per i bambini e i ragazzi africani. Quest’anno i 60.000 euro raccolti dagli studenti di 21 licei della capitale sono serviti per l’edificazione di una sede scolastica alla periferia di Lilongwe; l’edificio di Matola, invece, è stato costruito grazie ai fondi raccolti dai cittadini aderenti al coordinamento ”Ostia per l’Africa”
La prima scuola si chiamerà “Roma” come le altre due già esistenti in Mozambico e Rwanda, e avrà una targa in memoria di Angelo Frammartino, il volontario di Monterotondo ucciso la scorsa estate a Gerusalemme. Potrà ospitare 800 bambini e sarà gestita dai padri Comboniani.

Presentando in Campidoglio il viaggio, insieme al delegato del sindaco per la Cooperazione Giobbe Covatta e all’assessore comunale alla Scuola Maria Coscia, Veltroni ha ricordato che «in Malawi su 11 milioni di abitanti, un milione sono bambini orfani per l’Aids. Il Malawi e’ al 151/esimo posto su 162 nella classifica Onu sull’indice di sviluppo umano. L’Italia e’ al ventesimo. I ragazzi vedranno cosi’ come si vive 131 scalini sotto e potranno decidere, come hanno fatto altri studenti che hanno partecipato nei nostri viaggi in Mozambico e Rwanda, di continuare ad impegnarsi in progetti di volontariato sul campo».
«Il Progetto Roma Africa – ha dichiarato l’Assessore Coscia – ha raggiunto negli anni una grande rilevanza sia educativa che di concreta solidarietà. Con Roma-Africa vogliamo incentivare un’innovativa pratica didattica: utilizzare l’esperienza diretta dei giovani per realizzare un’efficace educazione alla pace, alla solidarietà e alla convivenza».

Ad accompagnare i giovani ci sarà anche lo scalabriniano padre Gaetano Saracino, già presente nelle due esperienze passate. Padre Saracino è entusiasta di questa nuova iniziativa che «coinvolge totalmente la vita dei ragazzi» e ci tiene a ricordare che «fin quando non cambiamo noi stessi, il mondo non può cambiare». «Molti giovani che sono partiti negli anni scorsi – ha detto il religioso – sono stati profondamente toccati da ciò che hanno vissuto tanto da attivare progetti di cooperazione internazionale». Uno di questi è l’Associazione “Kanimambo”costituita da studenti delle scuole superiori e giovani universitari che si propongono di informare e sensibilizzare sui temi dell’educazione allo sviluppo e dell’intercultura.

Il programma dei 5 giorni è molto intenso. Oltre l’inaugurazione delle due scuole, i ragazzi visiteranno alcune missioni e villaggi dislocati nei dintorni della capitale del Malawi. «È importante – prosegue padre Gaetano – che i ragazzi facciano esperienza della vita povera ma dignitosa degli abitanti di questa nazione». «Per questo visiteranno anche l’ospedale di Sant’Egidio a Blantyre e a Balaka un centro medico per l’Aids». Giornate faticose ma sicuramente utili a questi giovani, per far aprire loro gli occhi su realtà diverse dalle nostre, dove c’è bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti. E per dimostrare questo padre Saracino sottolinea come una coppia di anziani doni, ormai da qualche anno, la tredicesima della pensione a “Ostia per l’Africa”, ma non solo, i due coniugi partiranno, venerdì, con la delegazione di studenti.

«Ogni volta che andiamo a trovare queste popolazioni più bisognose, pensiamo di portare noi qualcosa a loro – conclude padre Saracino – ma la realtà è che quando torniamo, ci rendiamo conto di aver ricevuto molto più di quanto abbiamo dato». E anche quest’anno la speranza è che le coscienze e le anime di questi giovani vengano toccate da ciò che vedranno e vivranno. Per non essere solo spettatori passivi, ma diventare testimoni di carità.

26 aprile 2007

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