“Vendetta” di Celentano, serve più responsabilità

Il comizio dell’artista, pagato dagli utenti Rai, nella prima serata del Festival di Sanremo. Il triste epilogo di una vicenda che però non dovrebbe finire qui di Angelo Zema

La nota del Sir: parole insensate e impensate

La “vendetta” di Celentano si è consumata. Con un’audience di tutto riguardo. Accanto alle critiche a preti e frati, che «non parlano mai del Paradiso», e a considerazioni di stampo politico, il “diktat” a chiudere Avvenire e Famiglia Cristiana, rei di aver criticato la scelta di devolvere in beneficenza il suo super-compenso per la partecipazione al Festival di Sanremo.

Davvero un peccato, per un artista che ha scritto delle canzoni celebri e che dovrebbe coltivare con maggiore saggezza il suo ruolo di cantante che lo ha reso famoso nel mondo. Davvero un peccato per la Rai che, lo scriveva già Elisa Manna nei giorni scorsi sulla nostra testata, ha smesso già da tempo di essere un credibile servizio pubblico.

Il triste epilogo di una vicenda che però non dovrebbe finire qui. A prescindere dalle tante domande che ci si potrebbe porre sull’ormai deformato spettacolo di Sanremo rispetto alla sua natura di Festival della canzone, ci si dovrebbe chiedere se sia giusto sparare a zero di fronte a una telecamera, davanti a milioni di persone, contro giornali, preti, frati, politici, eccetera eccetera. E far sparare a zero.

Non è satira, ma un comizio. Pagato dagli utenti Rai. In un momento in cui dall’alto, dal governo, arriva l’invito a scelte responsabili nel campo economico e finanziario, la parola “responsabilità” dovrebbe tornare ad avere un senso autentico anche nella comunicazione.

15 febbraio 2012

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