Viaggio nella storia del grande gioiello architettonico
Di matrice bizantina, quella dedicata a San Paolo è la basilica papale più grande di Roma dopo quella di San Pietro in Vaticano di Mar. Fin.
Gioiello architettonico di matrice bizantina, quella dedicata a San Paolo è la basilica papale più grande di Roma. Dopo San Pietro in Vaticano, s’intende. Le sue misure sono imponenti: lunga quasi 133 metri, larga 65 e alta 30, la struttura comprende 5 navate e ben 80 colonne monolitiche in granito. Tutt’altro che ordinari risultano essere pure gli abbellimenti di volta in volta realizzati per volere dei diversi Pontefici. Quasi sempre in occasione degli Anni giubilari o santi.
Si devono a Leone il Grande, ad esempio, i mosaici che ricoprono l’Arco di Trionfo e la famosa serie di ritratti papali. Fu Simmaco a realizzare gli habitacula per i pellegrini più poveri, mentre a Gregorio VII si deve il portale d’ingresso. E se sotto Innocenzo III fu eretto il ciborio di Arnolfo di Cambio, Benedetto XIII nel 1725 affidò la costruzione di un nuovo portico ad Antonio Canevari, il quale – demolito l’antico vestibolo – fece aggiungere la cappella del Santo Sacramento per inserirvi il Crocifisso «miracoloso» in legno policromo di Tino di Camaino, recante ancora le tracce dell’incendio che nel luglio del 1823 distrusse la basilica. Un rogo devastante che risparmiò ben poco: il capolavoro arnolfiano, innanzitutto, e qualche mosaico. Lo scenario apparve subito desolante nella sua gravità: in assenza di sufficienti risorse economiche con le quali affrontare gli ingenti costi di rifacimento, nel 1825 Leone XII dovette appellarsi ai fedeli con l’enciclica Ad plurimas easque gravissimas. Un vero e proprio grido di dolore al quale prestarono orecchio anche i non cattolici: lo Zar donò ad esempio verdi blocchi di malachite e il re Fouad I d’Egitto colonne e finestre di finissimo alabastro. Si apriva in questo modo il più grande cantiere della Chiesa di Roma del XIX secolo e la basilica poté spalancare nuovamente i battenti nel dicembre del 1854, proprio nei giorni in cui Pio IX proclamava il dogma dell’Immacolata Concezione e la città ospitava vescovi, cardinali e pellegrini venuti per l’occasione da ogni angolo della terra.
Costruita subito dopo l’emanazione dell’editto con cui Costantino sanciva la libertà di culto, con la prima chiesetta l’Imperatore concesse ai pellegrini la possibilità di commemorare la figura di Paolo che a Roma, dove aveva trovato sepoltura, radunava sin dal I secolo migliaia di fedeli in preghiera presso il luogo del suo martirio. Da allora molte cose sono cambiate, a partire dall’orientamento stesso della basilica che ha sostituito la piccola struttura iniziale. Non più orientato ad est, sulla via Ostiense, l’edificio oggi si estende ad occidente, dove lo spazio è maggiore. Ciò che non è cambiato nel tempo è invece la devozione all’Apostolo delle Genti. E il ritrovamento della tomba, durante gli scavi del 2002, dirada ogni dubbio sul passaggio ultimo di Saulo di Tarso a Roma. San Paolo fuori le mura – nel cui complesso rientra l’antica Abbazia benedettina – è proprio il luogo in cui riposa colui che è assurto a simbolo dell’unità dei cristiani. Sulla lastra di pietra è inciso: «Paulo Apostolo Mart.».
21 aprile 2008