Whitney Houston, il mito che prova a rinascere

La diva americana, che ha venduto oltre 140 milioni di dischi, si esibirà a Roma il 4 maggio al Palalottomatica. O almeno, dovrebbe di Concita De Simone

La vita privata di un personaggio pubblico, non è mai tale. Figuriamoci quella di una diva che ha venduto oltre 140 milioni di dischi in 25 anni di carriera, acclamata dai fans di tutto il mondo, con un palmares di 411 premi. Così, parlando di Whitney Houston, in occasione della data roma del suo “Nothing but Love World Tour”, che segue l’altro appuntamento italiano di Milano, martedì 4 maggio al Palalottomatica, non si può non tener conto della sua storia personale, che, anche recentemente, si è intrecciata con la cronaca.

Sull’onda del suo apprezzato ultimo album “I Look To You”, rimasto in testa alle classifiche di vari Paesi, Whitney Houston ha voluto cimentarsi in tour europeo, il primo dopo 11 anni. Ma ha dovuto subito posticipare alcune date dopo essere finita in ospedale vicino Parigi per un’infezione respiratoria. Lì la cantante statunitense avrebbe dovuto esibirsi l’8 e 9 aprile scorsi, invece, su consiglio dei medici dell’American Hospital di Neuilly, è stato rinviato al primo maggio anche il concerto in programma a Glasgow l’11 aprile.

In Asia e in Australia la Houston aveva ricevuto critiche e diversi fischi per le sue performance. Dicasi altrettanto per l’esibizione a Londra, definita, dai quotidiani locali «orribile». Pare infatti, che la cantante abbia avuto notevoli difficoltà a raggiungere le note alte e alla fine sia stata costretta a tagliare buona parte di una delle sue hit, “The Greatest Love of All”, come pure “I Will Always Love You”, il suo più grande successo, brano portante del film da lei stessa interpretato “Bodyguard”, del 1992, che, con oltre 42 milioni di copie, è ancora la colonna sonora più venduta della storia.

La voce, dunque, non è più quella di una volta. Quel timbro unico tra r&b e soul con acuti da soprano, non c’è più. Vuoi anche perché ormai la Houston ha 46 anni, ma vuoi, soprattutto, perché anni di alcool, droga e di rapporti malsani con il marito Bobby Brown, da cui sta divorziando, hanno influenzato le sue condizioni psicofisiche, fino ad appannarne il mito. Eppure i fans, forse nostalgici, prenotano i biglietti per i suoi concerti, e le radio hanno suonato i singoli del suo album dove sì, la voce non è quella che ricordavamo, ma, nell’insieme, resta un’artista inimitabile.

Dopo gli ultimi 7 anni di silenzio discografico e dopo aver conosciuto anche il declino delle vendite di “Just Whitney”, quando il suo mentore di vecchia data Clive Davis, attualmente direttore creativo della Sony Music Entertainment Worldwide, le chiese di incidere il nuovo lavoro, la Houston non pensava di voler ritornare sulle scene. «Quando Clive mi chiamò e disse ‘Sei pronta?’, io risposi: ‘Pronta per cosa?’ – ricorda l’artista -. Non ero particolarmente contenta della strada che aveva preso l’industria discografica o della musica che sentivo. Quello che vedevo nei video della maggior parte delle artiste donne era, come dire, proprio l’opposto di quello che facevo io. Ero cresciuta in questo ambiente, mi ero formata con i canti gospel, e non avevo intenzione di cambiare quello che la gente amava di me».

Per fortuna, però, Davis non si arrese e il risultato è “I Look to You”, disco che fa incontrare la Houston con alcuni dei più straordinari scrittori e produttori di musica pop e R&B (tra cui R. Kelly, David Foster, Akon, Stargate, Alicia Keys e Swizz Beatz) per una serie di canzoni che rivelano tutta la sua caratteristica potenza vocale e la sua passione. Grande successo radiofonico anche in Italia è stato “Million Dollar Bill”, brano dance con un arrangiamento che richiama gli anni Settanta, con il basso in primo piano. «Ho lavorato a quel brano con Alicia Keys – spiega – ed è stata forse la cosa più divertente, ma sentivo anche che stavo lavorando con qualcuno che mi comprendeva, che riusciva ad avere un buon rapporto con me, da cantante a cantante. Allora capii che era in atto una riconciliazione, che questo era l’album che volevo, e che stava per essere completato dopo due anni e mezzo di preparazione».

Di “I Look to You”, brano che dà il titolo all’album, la Houston racconta: «Sentii il brano, e apprezzai il fatto che fosse così breve e dolce. Poi andai a Chicago, e Robert Kelly mi disse che doveva scrivere un’ulteriore strofa e un passaggio di collegamento! Così si fermò con me in studio e compose la seconda parte senza pensarci troppo. Chiuse gli occhi, e in pratica ci appoggiammo l’uno all’altra. Mentre lui cantava io pregavo, e le parole semplicemente vennero fuori».

E, in effetti, il testo sembra proprio una richiesta di aiuto: “Dopo aver dato tutta me stessa/ mi sono persa senza una ragione”, canta la Houston in questa canzone-preghiera. “Dopo tutto quello che ho passato/ A chi mi posso rivolgere su questa terra/ Mi rivolgo a te/ Mi rivolgo a te”. E ancora: “Ho bisogno di te per liberarmi/ Portami lontano dalla battaglia/ Ho bisogno di te/ Risplendi su di me”.

Mentre scriviamo non ci sono ancora smentite della sua esibizione a Roma, che sarà aperta dalla giovane Karima, apprezzata tra le nuove proposte dell’ultimo Festival di Sanremo. Pertanto ci auguriamo che, qui come altrove, siano ancora in tanti ad assistere alla rinascita del mito di Whitney Houston.

30 aprile 2010

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