“Candles for Peace”, Acs non spegne la luce sulla Siria
L’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che soffre nei giorni scorsi ha visto impegnati oltre 50mila bambini in sette città colpite dalla guerra: hanno dipinto disegni riguardanti la pace sui flambeaux delle loro candele
Numerosi ambasciatori presso la Santa Sede dei cinque continenti, compresa l’americana Callista Gingrich, hanno partecipato al lancio della campagna “Candles for peace” promossa dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre per la pace in Siria. All’incontro, nell’ambasciata polacca presso la Santa Sede, erano presenti anche il nunzio cardinale Zenari e il vescovo latino di Aleppo monsignor Denys Antoine Chahda. L’iniziativa era stata avviata ieri, 2 dicembre, da Papa Francesco che ha acceso la prima candela al termine dell’Angelus. A questo ha fatto riferimento, parlando con i giornalisti, il porporato: «Ho avuto modo di incontrare brevemente il Santo Padre a Santa Marta e l’ho ringraziato di cuore per questo bel gesto – ha detto Zenari – e per il messaggio che ha indirizzato al mondo intero. Purtroppo la guerra in Siria non è finita. La situazione è difficile da descrivere e una soluzione politica è “far away”, molto lontana. La speranza è in iniziative come questa. I bambini hanno pagato e continuano a pagare il prezzo più alto. È una strage degli innocenti ma simili azioni tengono accesa la fiamma della speranza, della riconciliazione, della pace e della libertà».
Nel suo intervento, il nunzio ha ricordato le sofferenze di tanti bambini, uccisi, mutilati, abusati, affamati. «È semplicemente inaccettabile che i bambini continuino a essere uccisi, la loro infanzia rubata, che sia negato il loro diritto basilare a giocare. Proviamo vergogna di fronte a Dio» ha aggiunto, chiedendosi, di fronte ai rappresentanti diplomatici di mezzo mondo, «dove e quando è iniziato questo tsunami di atrocità».
L’iniziativa di Acs nei giorni scorsi ha visto impegnati oltre 50mila bambini in sette città siriane colpite dalla guerra: Aleppo, Damasco, Homs, Marmarita, Hassaké, Tartus a Latakia. I piccoli hanno dipinto disegni riguardanti la pace sui flambeaux delle loro candele. Toccanti le testimonianze di monsignor Denys Antoine Chahda, arcivescovo siro-cattolico di Aleppo, suor Annie Demerjian, religiosa siriana dell’Ordine delle Sorelle di Gesù e Maria, suor Fida Chaya, religiosa siriana delle suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Monsignor Chahda ha espresso l’auspicio che «ogni nazione possa accendere le luci per la Siria perché il mondo possa vivere in pace. Chiediamo giustizia e pace e che possiate portare il nostro messaggio nei vostri paesi. Questa è una cerimonia simbolica per riaccendere la speranza» ha detto rivolto agli ambasciatori.
Nel corso di un collegamento via skype con alcuni bambini che hanno partecipato all’iniziativa, l’ambasciatore polacco Janusz Kotański ha auspicato che per l’imminente Natale il dono più grande per loro sia proprio la pace mentre Alfredo Mantovano, presidente di Acs-Italia ha affermato che occorre «svegliare i tanti addormentati che ci sono in Italia, in Europa e nel mondo occidentale. E cosa li può svegliare se non rompere l’oscurità con la luce, con un ponte di luce tra Roma e la Siria, segno della luce del Natale, sole che risorge non solo materialmente ma anche attraverso energie che dovrebbero essere rivolte a fratelli che soffrono con opere concrete». L’iniziativa cammina parallelamente a una campagna internazionale di raccolta fondi che Aiuto alla Chiesa che Soffre sosterrà attraverso le sue 23 sedi nazionali. Un piano di aiuti emergenziali, di ricostruzione e pastorali per un totale di 15 milioni di euro, in aggiunta agli oltre 29 milioni e 350mila euro donati da ACS dall’inizio del conflitto nel 2011.
3 dicembre 2018