Cara Castelnuovo, parlamentare blocca un pullman con i migranti
Rossella Muroni (LeU) ha costretto il pullman a rientrare nella struttura, tra gli applausi. «Voglio sapere se sono state prese in considerazione le loro esigenze: qui ci sono bambini e vittime di tratta»
«Voglio sapere dove vanno queste persone, chi sono, se sono state prese in considerazione le loro esigenze: qui ci sono bambini e vittime di tratta». Con queste parole Rossella Muroni, parlamentare di LeU, ha bloccato un pullman con migranti a bordo, davanti al Cara di Castelnuovo di Porto. Il pullman è rientrato nella struttura, tra gli applausi dei presenti. Oggi, 23 gennaio, è il secondo giorno di trasferimenti dal centro, che entro la settimana dovrebbe essere svuotato. Davanti alla struttura c’è un sit-in dei lavoratori e degli abitanti di Castelnuovo di Porto.
Cittadinanzattiva: «Un capolavoro di disumanità». Intanto Cittadinanzattiva, con una nota, afferma che «con lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto si inaugura nel peggiore dei modi il decreto “sicurezza e immigrazione”, convertito in legge poco più di un mese fa, colpendo un’esperienza di accoglienza che funzionava e che si chiude con l’intervento dell’esercito». La coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva Laura Liberto commenta: «Oggi il nostro sostegno va al sindaco e ai cittadini di Castelnuovo di Porto, che da ieri si sono mobilitati e resi disponibili a ospitare alcune delle persone lasciate per strada, che sono la voce delle nostre comunità accoglienti e dimostrano come sia possibile rispondere attivando nuova solidarietà. Da un giorno all’altro, senza il minimo preavviso, si avvia lo sgombero di una struttura che ospita oltre 500 persone, in parte prelevate e “deportate” in altre regioni verso ignota destinazione, altri semplicemente lasciati per strada perché, pur essendo titolari di protezione, per effetto di quel decreto hanno perso il diritto all’accoglienza. In un colpo solo – prosegue Liberto – si separano famiglie, si interrompono i percorsi scolastici dei bambini, quelli lavorativi intrapresi dagli adulti, si demolisce il lavoro di assistenza e tutela promosso da operatori e volontari per le donne e gli uomini vittime di violenze ospitati nella struttura».
Insomma, per la coordinatrice di Cittadinanzattiva, «con l’obiettivo di chiudere il centro entro fine mese, si smantellano processi e progetti di integrazione prodotti negli anni sul territorio, con la partecipazione della comunità locale, si apre una crisi occupazionale che riguarderà 120 lavoratori impegnati nel centro e le loro famiglie, si disperde un patrimonio di competenze maturate nel tempo sul terreno dell’accoglienza. A chi giova tutto ciò?», si domanda Liberto. «Non certo ai migranti che da un giorno all’altro si vedono sradicati da quel contesto e deportati altrove, non ai titolari di protezione umanitaria che vengono messi in strada, non agli operatori che perdono il lavoro e alle loro famiglie, né ai cittadini di Castelnuovo nel cui territorio si interrompono i processi di inclusione e si riversano per strada persone rimaste prive di alloggio. Un capolavoro insensato di disumanità – conclude – che non è utile a nessuno, tranne a chi sta speculando sulla pelle delle persone per fini politici».
23 gennaio 2019