Cinema e Montalbano: così si racconta Francesco Bruni

Romano ma cresciuto a Livorno, il suo titolo più recente è “Cosa sarà”, rimasto solo un giorno in sala a causa del Covid. «Una grande frustrazione»

Nato a Roma nel 1961 ma cresciuto a Livorno, città di origine della madre, Francesco Bruni può essere considerato oggi tra i nomi di punta della generazione di mezzo del cinema italiano. Sceneggiatore con Paolo Virzì, con il quale collabora per quasi tutti i film del regista toscano, esordio dietro la macchina da presa nel 2011 con Scialla! (Stai sereno). Seguono Noi 4 (2014) e Tutto quello che vuoi (2017). Il suo titolo più recente è Cosa sarà (2020). Lo abbiamo sentito a proposito di questo film e, più in generale, della situazione del cinema italiano in un momento così difficile.

Il 24 ottobre 2020 Cosa sarà ha chiuso il programma della Festa di Roma, è uscito in sala il giorno dopo ma vi è rimasto un giorno solo causa Covid-19. Quali sentimenti hai provato di fronte a questa interruzione forzata?
Un sentimento di grande frustrazione. Il film doveva uscire in origine il 19 marzo 2020 e lì ha trovato la prima ondata del Covid, ha cambiato il titolo che era all’inizio Andrà tutto bene; siamo così arrivati alla Festa di Roma che ci ha dato questa opportunità ma ci ha costretto ad uscire prima della nuova chiusura delle sale. Spero di poter dare al film una seconda occasione, perché anche questo, come gli altri, si giova molto della visione collettiva, suscita umorismo e commozione.

Cosa sarà ha al centro un uomo al quale viene diagnosticata una mielodisplasia, un tumore del sangue. Cinema e malattia, dunque, tema difficile da affrontare.
Un tema ostico svolto grazie ad un produttore amico come Carlo Degli Esposti, che mi ha garantito sulla realizzazione. Importante poi l’ingresso di Kim Rossi Stuart, attore su cui si può costruire un cast e una distribuzione. Nello scrivere il copione, mi sono allontanato da me stesso, ho voluto creare delle difficoltà maggiori al protagonista, sia in ambito familiare sia nei rapporti con il padre, e nella scoperta di una sorella segreta.

Nei film girati finora qual è la chiave prevalente di lettura?
Il tratto comune dei miei film è quello di partire da una esperienza personale e poi guardarla da lontano. I personaggi possono vivere nello stesso ambito e nella stessa generazione. E poi c’è il tema del rapporto genitori/figli e nonni/nipoti. Generazioni appunto che devono entrare in contatto, superando difficoltà di comunicazione tipiche di questi anni.

Dal 1998 sei in tv come coautore di tutti gli episodi de Il commissario Montalbano, dai racconti di Andrea Camilleri. Il successo di queste fiction come ti ha suggerito di muoverti rispetto ai testi originari?
Innanzitutto rispetto e ammirazione perché i romanzi di Camilleri sono già molto sceneggiati, perfino nei dialoghi. Il problema è semmai quello di isolare la spina dorsale del racconto, ossia le indagini, purtroppo sacrificando momenti letterariamente preziosi, divagazioni, pensieri e altro. La differenza tra piccolo e grande schermo è che a casa il pubblico ha un’attenzione diversa, bisogna tenere un passo più lento, cercare di non spiazzare troppo lo spettatore perché è possibile che si distragga, abbia qualcosa da fare. Cosa che non accade in sala.

Anche in Cosa sarà c’è un attore protagonista (Kim Rossi Stuart) e intorno a lui una serie di ottimi coprotagonisti. Come ti muovi nella scelta degli attori? Ci puoi anticipare a cosa stai lavorando?
Ho sempre cercato di privilegiare l’aderenza ai personaggi, anche sacrificando qualcosa dal punto di vista commerciale, in questo caso sono stato fortunato: un nome importante mi ha garantito l’attenzione necessaria. Mi sembra però che il nostro cinema non valorizzi abbastanza il parco attori, non peschi abbastanza dal teatro, non vedo sufficiente coraggio, spesso si confezionano i film sugli attori e non viceversa. Si parte dal cast e poi si scrive la storia, questo per me è sbagliato. Tra i progetti futuri c’è quello di una serie che sto scrivendo e dovrei anche dirigere ma non posso dire di più.

23 marzo 2021