Consiglio Ue: passi indietro sui diritti delle minoranze indeboliscono la democrazia

Il rapporto del Comitato consultivo della Convenzione quadro. «Il discorso xenofobo populista limita lo spazio di partecipazione alla vita pubblica»

Pubblicato ieri, 26 novembre, il rapporto biennale 2018-2020 del Comitato consultivo della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa, che fa il punto della situazione nei Paesi Ue. «Il discorso xenofobo populista in nome della “maggioranza” – si legge nel testo – cerca di limitare ancora di più lo spazio di partecipazione alla vita culturale, economica e pubblica di chi appartiene a minoranze nazionali». Un discorso intollerante o addirittura di odio «dissuade» queste persone dal cercare un ruolo attivo e dal partecipare alla vita pubblica. In particolare, nell’analisi offerta dal Comitato consultivo, «i rappresentanti politici sia dell’estrema destra sia dei partiti politici tradizionali spesso non condannano o partecipano attivamente alle dichiarazioni intolleranti o addirittura al discorso dell’odio contro le minoranze nazionali».

Il problema evidenziato nel rapporto è che «quando si creano divisioni tra diversi gruppi etnici, culturali, linguistici o religiosi, la democrazia si indebolisce». Esistono però anche dei passi avanti sui diritti delle minoranze, come il fatto che in molti Stati ora vigono «leggi e strutture formali per la partecipazione dei rappresentanti delle minoranze agli affari pubblici», sebbene esistano «barriere per il pieno esercizio di questo diritto»: dalle soglie che impediscono l’accesso ai parlamenti alla poca considerazione dei risultati di processi consultivi, fino a «povertà, analfabetismo o bassi livelli di istruzione, mancanza di documenti di identificazione, esclusione sociale e segregazione territoriale», che sono gli ostacoli maggiori.

27 novembre 2020