Contro tratta e violenza, «i cristiani non possono essere persone rassegnate»
Lo ha ribadito il vescovo Reina, presiedendo nella parrocchia di Santa Lucia la preghiera per le tre donne uccise il 17 novembre: Martha Lucia Castano Torres, Yang Yun Xia, Li Yang Rong. Il parroco don Zenobbi: «Tutto è stato riportato in Dio perché tutto possa vivere di nuovo»
Contro la tratta e lo sfruttamento sessuale, contro la rassegnazione, l’indifferenza, contro ogni tipo di violenza e “Per non dimenticare” ieri sera, 28 novembre, nella parrocchia Santa Lucia è stata celebrata una Messa, seguita da una veglia di preghiera, per le tre donne uccise il 17 novembre in due appartamenti in via Augusto Riboty e in via Durazzo, a Prati. Martha Lucia Castano Torres, 65 anni, originaria della Colombia, Yang Yun Xia, 45 anni, e Li Yang Rong, 55enne, entrambe di nazionalità cinese, erano «tre figlie di Dio ed è giusto pregare per la loro anima e per aprire gli occhi sulla povertà morale che attraversa i nostri territori», ha detto il vescovo ausiliare del settore Ovest Baldo Reina che ha presieduto i due momenti di preghiera ai quali hanno partecipato i sacerdoti della XXXII prefettura e quelli che assistono la comunità cinese a Roma. I cristiani, che sono «abitati dalla speranza», hanno «il dovere di alzare la voce – ha proseguito il presule -. Non possono essere persone rassegnate difronte alle povertà morali, alle ingiustizie, alle discriminazioni e anche se umanamente non possono fare nulla, cristianamente hanno il dovere di pregare». Reina ha sottolineato che nei giorni scorsi, parlando degli omicidi, le tre vittime sono state sempre indicate come tre prostitute. «Avevano dei nomi – ha detto -. Siamo tutti bravi a mettere etichette ma la nostra identità vale molto più di qualsiasi peccato. Dio ama tutti i peccatori».
La celebrazione eucaristica e la veglia sono state organizzate anche con l’intento di «rompere un muro di indifferenza» perché sempre più spesso, ha aggiunto il vescovo, «le cose si sanno ma si finge di non conoscerle. L’idea che si possa sfruttare il corpo di una donna e che addirittura la si possa uccidere deve destare la nostra più grande indignazione». Nel corso della serata il presule non ha ricordato solo le donne assassinate ma ha chiesto di pregare anche «per la conversione dei peccatori che sfruttano il corpo delle donne, che abusano di loro accecati dalla violenza e dal desiderio di guadagno e che a volte, come capitato giovedì 17 novembre, uccidono».
Nella veglia, curata dalla Rete antitratta dell’Usmi di Roma, sono stati letti brevi profili biografici delle tre donne, due delle quali mamme costrette a lasciare i figli nei Paesi di origine. Per ognuna è stata accesa e portata all’altare una candela e in loro perenne memoria è stata donata alla parrocchia una rosa d’oro posta ai piedi della statua di Santa Lucia. Una celebrazione durante la quale «tutto è stato riportato in Dio perché tutto possa vivere di nuovo – ha aggiunto il parroco don Alessandro Zenobbi -. Noi possiamo uccidere i corpi, la dignità delle persone, possono uccidere l’indifferenza e l’egoismo ma, come diceva Papa Benedetto, non possiamo uccidere i nomi e la dignità quando questi riposano in Dio». Questo massacro «ha messo in luce che la situazione è difficile anche a Prati», ha detto suor Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana e coordinatrice della Rete antitratta dell’Usmi diocesana. Quello della tratta è un fenomeno che con la pandemia ha cambiato volto perché «dalle strade si è spostato negli appartamenti – ha spiegato la religiosa -. Ora è più nascosto e per noi è più difficile avvicinare le ragazze e avviare un dialogo con loro». Con la guerra in Ucraina poi la tratta «si è intensificata», ha spiegato la religiosa Rosa. Dai racconti delle consorelle che operano al confine è infatti emerso che mentre in Italia e in Europa «ci si organizzava per accogliere i profughi, alle frontiere con la Polonia fin da subito sono arrivati gli sfruttatori per la tratta».
29 novembre 2022