Dal Sinodo la “Lettera al popolo di Dio”

Il testo approvato e diffuso mentre si avviano a conclusione i lavori della prima sessione dell’assemblea. «La Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti, a cominciare dai più poveri»

Mentre si avviano verso la conclusione i lavori della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi – aspettando, l’anno prossimo, la sessione conclusiva -, è stata approvata e diffusa ieri, 25 ottobre, la “Lettera al popolo di Dio”. Un testo indirizzato a tutta la Chiesa, che è anzitutto occasione per «rendere grazie a Dio per la bella e ricca esperienza che abbiamo appena vissuto. Siamo stati sostenuti dalle vostre preghiere, portando con noi le vostre aspettative, le vostre domande e anche le vostre paure», si legge, prima di dare spazio al racconto di quella che «per molti versi, è stata un’esperienza senza precedenti». Anche perché «la nostra assemblea si è svolta nel contesto di un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori e hanno dato ai nostri lavori una peculiare gravità, tanto più che alcuni di noi venivano da paesi dove la guerra infuria. Abbiamo pregato per le vittime della violenza omicida – scrivono i membri dell’Assemblea -, senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato sulle strade pericolose della migrazione. Abbiamo assicurato la nostra solidarietà e il nostro impegno a fianco delle donne e degli uomini che in ogni luogo del mondo si adoperano come artigiani di giustizia e di pace. Su invito del Santo Padre, abbiamo dato uno spazio importante al silenzio, per favorire tra noi l’ascolto rispettoso e il desiderio di comunione nello Spirito».

Guardando al lavoro svolto, e ai «mesi che ci separano dalla seconda sessione, nell’ottobre 2024», si ribadisce che «le sfide sono molteplici e le domande numerose». Proprio per questo, «la relazione di sintesi della prima sessione chiarirà i punti di accordo raggiunti, evidenzierà le questioni aperte e indicherà come proseguire il lavoro». Il punto fermo è la consapevolezza che «per progredire nel suo discernimento, la Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti, a cominciare dai più poveri”. Ciò richiede da parte sua un cammino di conversione, che è anche cammino di lode. Si tratta di ascoltare coloro che non hanno diritto di parola nella società o che si sentono esclusi, anche dalla Chiesa – prosegue la lettera -. Ascoltare le persone vittime del razzismo in tutte le sue forme, in particolare, in alcune regioni, dei popoli indigeni le cui culture sono state schernite. Soprattutto, la Chiesa del nostro tempo ha il dovere di ascoltare, in spirito di conversione, coloro che sono stati vittime di abusi commessi da membri del corpo ecclesiale, e di impegnarsi concretamente e strutturalmente affinché ciò non accada più», stigmatizzano i membri dell’Assemblea sinodale.

Ancora, «la Chiesa ha anche bisogno di ascoltare i laici, donne e uomini, tutti chiamati alla santità in virtù della loro vocazione battesimale». Di ascoltare i catechisti, i bambini, i giovani, gli anziani. Poi le famiglie, e le voci «di coloro che desiderano essere coinvolti in ministeri laicali o in organismi partecipativi di discernimento e di decisione». Ha «particolarmente bisogno» di «raccogliere ancora di più le parole e l’esperienza dei ministri ordinati. Deve anche lasciarsi interpellare dalla voce profetica della vita consacrata, sentinella vigile delle chiamate dello Spirito. E deve anche essere attenta a coloro che non condividono la sua fede ma cercano la verità, e nei quali è presente e attivo lo Spirito, Lui che dà “a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale” (Gaudium et spes 22)».

Nella lettera si citano quindi le parole di Papa Francesco per sottolineare che «il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Di qui l’esortazione a «non avere paura di rispondere a questa chiamata. La Vergine Maria, prima nel cammino, ci accompagna nel nostro pellegrinaggio. Nelle gioie e nei dolori Ella ci mostra suo Figlio e ci invita alla fiducia. È Lui, Gesù, la nostra unica speranza!».

26 ottobre 2023