De Donatis a San Giuseppe dei Falegnami: «Camminare all’altezza del sogno di Dio»
La chiesa ufficialmente riaperta ai fedeli, dopo il crollo del tetto nell’agosto 2018. Don Dario Criscuoli (Pastorale familiare) il nuovo rettore
«Che grande gioia poter celebrare la solennità di san Giuseppe proprio nella chiesa a lui dedicata». C’è emozione nelle parole del cardinale vicario Angelo De Donatis che questa mattina, 19 marzo, memoria liturgica del padre putativo di Gesù, ha presieduto l’Eucaristia nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, interessata nel primo pomeriggio del 30 agosto 2018 dal crollo del tetto che travolse lo splendido cassettonato in legno dorato con i quadri scultorei della Natività e dei santi Pietro e Paolo. Il porporato ha atteso la festività anche per annunciare la nomina di don Dario Criscuoli, direttore del Centro diocesano per la pastorale familiare, a nuovo rettore della chiesa costruita tra la fine del 1500 e la metà del 1600 alle pendici del Campidoglio, al Clivio Argentario, sull’area archeologica che comprende anche il Carcere Mamertino dove, secondo la tradizione, furono imprigionati San Pietro e San Paolo.
La liturgia per la festa patronale della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, trasmessa in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma, ha assunto maggior rilievo vista la concomitanza con l’anno speciale dedicato allo Sposo della Vergine Maria indetto da Papa Francesco con la lettera apostolica “Patris corde”. A Bergoglio la preghiera e gli auguri del cardinale vicario, il quale ha ricordato che otto anni fa, il 19 marzo 2013, sul sagrato della basilica di San Pietro si svolse la celebrazione d’inaugurazione del ministero petrino di Francesco.
I lavori nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, già San Giuseppe a Campo Vaccino, sono stati portati a termine con «sveltezza», ha detto il vicario ricordando «l’avventura» dei restauri resi possibili grazie alle numerose donazioni e «alla fatica di tanti che si sono adoperati e che hanno offerto la propria disponibilità e le proprie competenze». Tutti elementi che hanno permesso che si «realizzasse il sogno di riaprire la bellissima chiesa». Nelle prossime settimane proseguiranno i lavori di rifinitura ma con la Messa odierna l’aula liturgica, pur nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19, viene ufficialmente riaperta ai fedeli.
Nell’omelia De Donatis ha ricordato che i Vangeli non riportano alcuna parola dello Sposo di Maria, si soffermano sulle sue azioni e i suoi sogni i quali «sono veri e si realizzano quando si passa da un sogno individuale a un sogno condiviso». Ed è esattamente quello che è accaduto a San Giuseppe dei Falegnami, che non sarebbe potuta tornare al suo antico splendore per volontà di una sola persona. «Il sogno è diventato realtà grazie al servizio di tante persone», ha affermato il cardinale, spiegando che anche per realizzare un sogno è necessario mettere da parte l’egocentrismo. «Occorre diventare capaci di camminare all’altezza del sogno di Dio e non dei nostri piccoli sogni – le parole del porporato nell’omelia -. Dio nella sua fantasia sconfinata è capace di innumerevoli sogni, ognuno differente dall’altro. A noi è chiesto di non farci troppe domande, di non entrare in complicati confronti oppure in considerazioni generiche astratte. Ci è chiesto al contrario di essere disponibili ad accogliere il sogno che Dio ha meditato per ciascuno di noi, di accoglierlo con umiltà, con disponibilità ma anche con atteggiamento di vera conversione, perché ciò che Dio ci chiede sempre è di morire ai nostri sogni per accogliere i suoi». È innegabile che questo comporti «grande fatica» ma è necessario perché solo affidandosi con fede a Dio «tutto viene portato a compimento secondo i piani di Dio».
Ricordando il «silenzio» che ha caratterizzato tutta la vita del santo nato dalla stirpe di Davide, il cardinale ha ricordato che nei Vangeli, «quando si concludono i racconti dell’infanzia di Gesù, Giuseppe scomparirà di scena senza che si dica più nulla di lui. Scompare silenziosamente come silenziosa è stata tutta la sua vita», caratterizzata dall’ascolto e dall’obbedienza al Signore. L’auspicio del cardinale è quello che ogni fedele impari a riconoscere i progetti di Dio e «ad obbedire con amore perché se l’obbedienza non è fatta con amore non serve a nulla».
Tra i concelebranti anche monsignor Dario Gervasi, delegato per la Pastorale familiare del Vicariato di Roma, la cui presenza è stata l’occasione per ricordare che oggi, 19 marzo, inizia anche l’anno “Famiglia Amoris Laetitia”, a cinque anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica.
19 marzo 2021