De Donatis ai sacerdoti: nuovo stile per l’annuncio della fede
L’intervento del vicario all’incontro di apertura dell’anno pastorale con il clero nella basilica di San Giovani in Laterano. «Privilegiare il “tu per tu”»
Privilegiare il “tu per “tu” e l’«amore di amicizia» per un nuovo stile nell’annuncio della fede in questo tempo dominato ancora dalla paura per il coronavirus che allontana molte persone dalle parrocchie. È l’esortazione rivolta dal cardinale vicario Angelo De Donatis ai sacerdoti e ai diaconi nell’incontro di oggi, 28 settembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano, secondo momento di apertura del nuovo anno pastorale dopo quello di due giorni fa con gli operatori del laicato impegnati nelle comunità locali.
Respirare, uscire, incontrare, abbracciare sono «i quattro verbi» scelti per l’anno pastorale, ha detto De Donatis, e «descrivono la Chiesa il giorno di Pasqua. Respiriamo lo Spirito Santo che il Signore soffia su di noi; apriamo le porte del Cenacolo per uscire verso gli altri; incontriamo gli altri e portiamo loro l’abbraccio del Risorto». «Il mondo è cambiato tanto. Anche noi siamo cambiati – ha riflettuto il vicario del Papa ricordando i mesi trascorsi e il lockdown –. È stata una dura esperienza, ma che ci ha costretto a non dare più nulla per scontato. Si sente un desiderio forte, che viene dallo Spirito, di respirare, uscire, incontrarci e abbracciarci, ma il timore sembra bloccare e contraddire questa spinta. Sentiamo una certa delusione nel prendere atto che il timore trattiene molte persone lontano dalle parrocchie, dalla partecipazione alla liturgia. Eppure comprendiamo che non possiamo rinchiuderci, ma dobbiamo trovare modalità nuove di incontro, di dialogo con le persone». Prima fra tutte, quella di «privilegiare il “tu per tu”: se con questo metodo il numero delle persone si riduce, l’incontro però acquista un di più in qualità e profondità».
Nuovo stile per le relazioni, quindi, dettato appunto dall’«amore di amicizia», in cui, ha spiegato il porporato, «si riassumono i tre atteggiamenti indicati dal Papa a Firenze. Di questo amore parla san Paolo nell’inno alla carità che abbiamo ascoltato nella preghiera iniziale. È l’atteggiamento indispensabile per vivere la missione. Forse tanti nostri sforzi di annuncio del vangelo o di carità verso i poveri non hanno toccato il cuore di nessuno perché erano privi di amore di amicizia». «È quello stile che “fa tutt’uno” con i contenuti dell’annuncio della fede. Esso si esprime in tanti modi, quelli che san Paolo elenca nell’inno alla carità e che danno spessore ai tanti gesti di condivisione e di solidarietà che saremo chiamati a vivere in quest’anno così particolare, in cui le diverse onde d’urto raggiungeranno la nostra vita sociale: la difficoltà a far partire la scuola, la povertà crescente per la fine delle misure di sostegno al reddito, la disoccupazione, la pervasività dell’economia sommersa legata alla criminalità, la violenza sociale che si scatena tra i soggetti più sociali più deboli… Uno sforzo grande ci è richiesto (pensate a come dobbiamo far convergere risorse per alimentare il Fondo Gesù Divino Lavoratore), per una ripartenza che è un vero “parto” doloroso, eppure carico di nuovo, un Nuovo che viene da Dio e che ci chiede la disponibilità a convertirci e a cambiare».
Don Armando Matteo, docente di Teologia fondamentale all’Università Urbaniana, ha indicato delle piste di riflessione per i sacerdoti nell’attuale contesto sociale e culturale, profondamente modificato rispetto a quello dei decenni scorsi. La pandemia, ha osservato Matteo, ha poi fatto emergere delle criticità ma anche «due luci»: il grande bisogno di pregare da parte delle famiglie e la consapevolezza, nel grande sforzo di carità pastorale delle parrocchie anche molto creativo, che nel recente passato erano state lasciate sole. Da qui l’unica linea che va seguita: «Sostenere la soggettività familiare, orante, sociale, ecclesiale», e per questo «serve una nuova mentalità pastorale». Indicazioni operative sul lavoro dei prossimi mesi sono arrivate dal vicegerente della diocesi, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, nel solco di quelle già fornite sabato scorso agli operatori pastorali, soprattutto sul lavoro delle équipe pastorali.
28 settembre 2020