De Donatis: «Solo l’amore di Dio vince ogni forma di morte»

Nella Messa in suffragio dei sacerdoti di Roma defunti durante l’anno, ricordati 16 cardinali, 2vescovi, 49 presbiteri e 3 diaconi. «Le anime dei vivi e dei defunti si salvano ogniqualvolta c’è qualcuno che ha il coraggio di invocare la compassione di Dio sul mondo»

Pregare Dio per i vivi e per i morti è l’ultima delle sette opere di misericordia spirituale, quasi a voler rimarcare che la preghiera di intercessione è «il culmine, l’espressione più autentica e trasparente di un cuore misericordioso. Pregare per i vivi e per i morti è un atto di speranza contro ogni forma di disperazione perché significa abbracciare ognuno con la preghiera ed estendere la misericordia anche al di là della morte, vincendo la paura della solitudine, affermando che solo l’amore di Dio, il suo perdono, la sua misericordia, possono vincere ogni forma di morte». Sull’importanza della preghiera, capace di tessere relazioni profonde tra ogni uomo, si è soffermato il cardinale vicario Angelo De Donatis che venerdì sera, 19 novembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano ha celebrato la Messa per i sacerdoti della diocesi di Roma defunti durante l’anno. Durante la liturgia sono stati ricordati i nomi di 16 cardinali, 2vescovi, 49 presbiteri e 3 diaconi.

Dostoevskij nel suo celebre romanzo “I fratelli Karamazov” parla della preghiera di intercessione attraverso i colloqui tra lo starec Zosima e il giovane Alëša. Rifacendosi a questo libro, il cardinale ha rimarcato che «la solidarietà che scaturisce dalla preghiera rende responsabili gli uni della salvezza dell’altro». Le anime dei vivi e dei defunti si salvano ogniqualvolta «c’è qualcuno che ha il coraggio di invocare la compassione di Dio sul mondo». È quindi importante recuperare «questa dimensione della preghiera che porta a vivere un rapporto filiale».

Riallacciandosi poi al brano del Vangelo di Luca in cui Gesù manifesta la sua «totale disapprovazione» verso coloro che avevano trasformato il tempio in un mercato, il porporato ha spiegato come il rapporto di amore reciproco con il Signore può essere messo a rischio da un’apparente religiosità. «I luoghi che sono deputati alla preghiera – le parole del cardinale vicario – possono diventare un luogo di rapina e di possesso ogni volta che ci si mette in relazione con Dio più per il desiderio di essere approvati e riconosciuti che per la disponibilità a essere trasformati dalla fiamma della sua parola di verità. Si perde la grazia ricevuta nel battesimo quando, anziché restare nei termini di una relazione gratuita, come è la preghiera, cominciamo a fondare il rapporto con il Padre sull’esteriorità di gesti, di pratiche da compiere».

22 novembre 2021