De Donatis: «Superare le paure per andare incontro all’amicizia con Gesù»
Alla vigilia delle ordinazioni sacerdotali, la veglia di preghiera per le vocazioni presieduta dal vicario. Don Fabio Rosini: «Tutti chiamati a essere corpo di Cristo»
Avere il coraggio di lasciare tutto «subito» per mettersi alla sequela di Gesù. Il coraggio di «andare e vedere» e di sperimentare la sua vera amicizia. È l’invito rivolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis ai tanti giovani che venerdì sera, 10 maggio, hanno gremito la basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della veglia di preghiera per le vocazioni alla quale hanno partecipato i seminaristi ordinati ieri sacerdoti da Papa Francesco e quelli che sabato 18 maggio saranno ordinati diaconi. Hanno incontrato il Signore in modo diverso, ma tutti hanno avuto il coraggio di dire “sì” alla sua chiamata.
L’incontro si è svolto alla vigilia della 56° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni celebrata nella IV domenica di Pasqua, detta “del buon pastore”, incentrata sul tema “Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio”. Ma cosa è la vocazione? È riservata a pochi “eletti”? La risposta è arrivata da don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma, che ha spiegato che riguarda tutti. «L’unica vocazione che abbiamo – ha affermato – è l’amore. Anzi, meglio: l’unica è la Chiesa cioè essere una cosa sola, siamo chiamati a essere Corpo di Cristo. Tutti dobbiamo trovare il nostro posto e se non viviamo in quello che Dio ha pensato per noi stiamo sprecando la nostra vita».
La diocesi si è riunita in preghiera anche per i tanti giovani che sono alla ricerca della volontà di Dio nella propria vita, ha aggiunto il cardinale vicario, il quale ha rimarcato che conversione significa «uscire da sé stessi per volgersi al Signore e ricevere uno sguardo diverso sulla realtà». Il porporato si è soffermato sulla risposta, che deve giungere immediata quando Gesù passa nella vita di ognuno «mentre ci si dedica al proprio abituale e insignificante lavoro di sempre». Come fecero i primi discepoli che lasciarono tutto e «subito» seguirono Cristo. È quindi necessario compiere la scelta coraggiosa di rompere gli schemi e superare le paure per andare incontro all’amicizia con Gesù: un sentimento che ha «la stabilità della roccia, si fonda su un amore senza riserve capace di andare al di là dei fallimenti. Un’amicizia che ci cerca anche quando ci allontaniamo e che apre la vita all’amore autentico».
Il più alto esempio di coraggio è quello di Maria, che ha pronunciato il sì «di chi vuole coinvolgersi, di chi vuole scommettere tutto con la sola garanzia di essere portatrice di una promessa. Donna forte, si è messa in gioco totalmente, il desiderio di servire è stato più forte dei dubbi e delle difficoltà». Un “sì” che hanno pronunciato, tra gli altri, Michele Reschini, 28 anni, della Fraternità sacerdotale fondata da don Giacomo Martinelli, moderatore generale dei Figli della Croce; Giancarlo Maria Honorati, 39 anni del seminario Redemptoris Mater; Diego Del Fa, 26 anni, del Pontificio Seminario Romano Maggiore. I primi due sono stati ordinati sacerdoti ieri mentre Del Fa sarà ordinato diacono sabato prossimo, durante la Messa che il cardinale vicario presiederà alle 17.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Durante la veglia, animata dal Coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina, Michele, la cui famiglia entrò a far parte della comunità “La Casa di Maria”, ha raccontato di aver avvertito «forte la chiamata» durante un viaggio a Loreto mentre ascoltava il Vangelo di Giovanni sul comandamento nuovo dato da Gesù ai discepoli. «Quell’amatevi gli uni gli altri mi ha scosso e inchiodato», ha detto. Giancarlo invece ha raccontato di aver vissuto momenti di profonda crisi a causa di gravi lutti che lo hanno colpito da giovane. «Non trovavo risposte sulla morte e sono sprofondato in un baratro». Iniziò con poco entusiasmo a frequentare un gruppo di preghiera e la sua vita è cambiata. «Ho sentito forte il desiderio di annunciare la Parola di Dio». La scoperta di un tumore gli ha fatto scoprire la presenza del Signore nella sua vita. «Dovevo studiare in un seminario Redemptoris Mater in Australia – ha ricordato -. Dalle rituali visite mediche effettuate prima della partenza è emerso che avevo un tumore maligno alla tiroide con numerose metastasi. Lì ho capito che tutto quello che era accaduto era stato voluto dal Signore per salvarmi e mi sono sentito in una pace soprannaturale». Diego Del Fa, 26 anni, è cresciuto nella parrocchia di Santa Galla alla Garbatella. Ha deciso di diventare sacerdote per «annunciare il vero volto di Dio, quello del perdono e della misericordia. Annunciare il Cristo che ha dato la sua vita sulla Croce per tutti noi».
13 maggio 2019