Diritti, Amnesty: altro che ripresa nel post pandemia, va peggio
Rapporto 2021-2022 sulla situazione nel mondo: un anno nero dal Myanmar all’Etiopia. Il presidente Russo: «Esplicito disprezzo da parte dei leader mondiali». Tra slogan vuoti e false promesse
Il 2021 avrebbe dovuto essere l’anno della ripresa, dopo mesi di pandemia di Covid-19 e sospensioni, e invece è segnato da un generale peggioramento dei diritti fondamentali. È quanto emerge dal Rapporto 2021-2022 di Amnesty International su “La situazione dei diritti umani nel mondo”, pubblicato da Infinito edizioni. Un lavoro di 570 pagine che mette in evidenza che nel post pandemia non solo i governi hanno disatteso la promessa di «ricostruire meglio e affrontare le diseguaglianze», ma hanno anche acuito il restringimento ai diritti a partire dalle nuove norme introdotte per ridurre la libertà di stampa e manifestazione pacifica adottate da 67 Stati su 154 esaminati. Inoltre Amnesty riporta che almeno 84 Stati – ossia il 54% – imprigionano difensori dei diritti umani mentre 48 Stati praticano i respingimenti attraverso i confini o i rimpatri illegali di migranti e rifugiati. Ben 85 Stati – il 55% del totale – ha fatto un uso eccessivo e non necessario della forza durante le manifestazioni.
Nel corso della presentazione dello studio a Roma, il presidente di Amnesty Italia Emanuele Russo ha posto l’accento sul divario nell’accesso ai vaccini anti-Covid, che segna un record in negativo in Africa dove ha riguardato «solo l’8%. Ecco perché quest’anno il Rapporto annuale viene lanciato a livello globale a Johannesburg, in Sudafrica. L’Africa è la prova evidente di quanto tutti i proclami fatti affinché il mondo si unisse per uscire dalla pandemia siano stati vuoti». Una disparità di cui sono responsabili «i governi, pronti a proteggere gli interessi nazionali, che permettono la corsa ai profitti dei colossi farmaceutici». Dal report si apprende che Pfizer, BioNTech e Moderna hanno stimato profitti per 54 miliardi di dollari mentre fornivano meno del 2% della loro produzione agli Stati a basso reddito. Sempre puntando ai profitti, Russo ha sostenuto che hanno favorito il «proliferare delle fake news sui vaccini» anche i giganti dei social network come «Facebook, TitTok o Twitter». Questo sistema, che non mette il diritto alla salute al centro, per il direttore di Amnesty Italia rivela «un esplicito disprezzo da parte dei leader mondiali verso i diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale». Un processo, ha chiarito Russo, «che già avevamo denunciato a partire dal 2019, ma che la pandemia ha accentuato: l’occasione di garantire l’accesso ai servizi sanitari per tutte le popolazioni a livello globale è stata volutamente persa».
Russo torna anche sulla risposta ai flussi migratori: «L’accoglienza rapida e lodevole di tre milioni di ucraini, in linea con la leggi internazionali, dimostra che quando vogliono, i governi sono in grado di creare protezione per chi fugge da guerre. Dimostra anche che negli ultimi 20 anni è stato deliberatamente imposto un blocco all’accoglienza per milioni di profughi», creando «categorie di persone di serie A e B». La società civile, ha concluso, «deve opporsi a questo».
Il 2021: anno nero per i diritti dal Myanmar all’Etiopia. Il colpo di Stato dei militari in Myanmar, il ritorno dei talebani in Afghanistan, la guerra civile nel nord dell’Etiopia e la repressione delle proteste in Bielorussia. Questi alcuni dei peggiori eventi che hanno segnato il 2021 e i primi tre mesi del 2022, stando al portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, che ha presentato a Roma il rapporto annuale dell’organizzazione. «In Myanmar almeno 1.700 manifestanti contrari alla giunta dei militari sono stati uccisi, e a questo si aggiungono le condanne alla leader Aung San Suu Kyi e la persecuzione sistematica della società civile», ha sottolineato Noury. In Afghanistan, ha continuato, «i talebani hanno replicato l’agenda retrograda e misogina del 1996, e per tante donne “si è spenta la luce”». Sempre in Asia, «la Cina preoccupa per le persecuzioni e il sistema di internamenti di massa della minoranza musulmana nello Xinjiang» mentre la nuova legge sulla sicurezza ha determinato a Hong Kong «il deserto per i diritti, con arresti e tante organizzazioni costrette a chiudere tra cui anche la nostra».
Nel nord dell’Etiopia «ritroviamo l’orribile arma dello stupro di gruppo da parte dei tigrini sulla minoranza etnica degli amhara», che come ha evidenziato Noury, «è legata al carattere fortemente interetnico di questo conflitto». In America Latina creano allarme i 252 difensori dei diritti assassinati. «Tra queste uccisioni – ha riferito Noury – 128 si sono avute in Colombia, mentre il Messico si conferma il luogo peggiore per donne e giornalisti: i femminicidi confermati sono un migliaio mentre sono 17 i giornalisti uccisi tra il 2021 e i primi 3 mesi del 2022». Anche molte persone transgender sono state uccise per la propria identità: «375 persone nel mondo, di cui 136 nelle Americhe e 125 solo in Brasile». Infine a Cuba «c’è stata una repressione che non si vedeva da decenni, con circa 700 arresti legati alle proteste di luglio».
Passando in rassegna l’Europa, Noury cita i nove anni di carcere scattati per l’oppositore russo Aleksey Navalny e poi le tante di persone torturate e arrestate in Bielorussia per aver manifestato contro la rielezione del presidente Aleksander Lukashenko. «Ma non ci si è limitati a questo – ha avvertito il portavoce -. Va aggiunto che il governo ha compiuto atti da vera e propria “impresa criminale”: il dirottamento aereo di un volo Rynair per arrestare un giornalista, il tentato sequestro di un’atleta alle Olimpiadi di Tokyo e, non ultimo, il traffico di esseri umani. Mi riferisco alle migliaia di persone che Minsk ha incoraggiato con l’inganno a venire da Iraq, Siria o Afghanistan, attirandole con la promessa di poter entrare facilmente in Europa, e poi spinte al confine con la Polonia, determinando un “ping pong” di respingimenti senza possibilità di richiedere asilo che rappresenta una macchia grave per l’Ue».
Infine, il Medio Oriente e il Nord Africa: «Israele ha continuato a violare i diritti dei palestinesi con gli insediamenti illegali nei Territori occupati e le violenze», fatti che Amnesty «ha documentato nel recente report sui crimini di apartheid compiuti da Israele». In Iran «proseguono le persecuzioni di persone con doppio passaporto». Bene il rilascio di due prigionieri irano-britannici ma «resta a rischio di venire giustiziato da un momento all’altro il medico irano-svedese Ahmadreza Djalali, di cui l’Italia dovrebbe occuparsi dal momento che questo scienziato ha lavorato all’università di Padova». C’è poi l’Arabia Saudita dei record per persone giustiziate: «108 – è il calcolo elaborato da Amnesty – solo in questi primi tre mesi».
29 marzo 2022