Don Oreste Benzi, «mistico che abbracciava l’umanità sofferente»
A 10 anni dalla scomparsa del sacerdote emiliano, il ricordo di Giovanni Paolo Ramonda, suo successore alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII, che oggi accoglie 4.674 persone in 408 strutture
Una vita spesa per dare a tutti la possibilità di «fare un incontro simpatico con Cristo». Questo è stato don Oreste Benzi, il volto sempre illuminato da un sorriso affettuoso, la mano sempre protesa verso i più poveri della società. Il “prete con la tonaca lisa” è morto il 2 novembre 2007. Nel decennale, la Comunità Papa Giovanni XXIII, da lui fondata nel 1968 e presente oggi in Italia in 19 Regioni e in 40 Paesi nel mondo, ha organizzato diverse iniziative in tutta Italia. Questi 10 anni, rimarca però il responsabile generale dell’associazione Giovanni Paolo Ramonda, non sono trascorsi “senza” don Oreste Benzi ma “con” lui perché «è sempre vivo e presente come punto di riferimento».
Il lavoro iniziato dal sacerdote emiliano quasi 50 anni fa infatti è stato incessantemente portato avanti da 2.200 persone, per lo più laici, con la sua stessa passione, la stessa capacità di profezia e di sogno. Oggi in Italia 4.674 persone sono accolte in 408 strutture che offrono assistenza sociale e sociosanitaria, tra cui 252 case famiglia per bambini, disabili, persone sole e abbandonate, anziani e chiunque necessiti di accoglienza e sostegno quotidiano. Sono state tra l’altro inaugurate nuove Capanne di Betlemme – case di pronta accoglienza per i profughi – e avviate missioni in Thailandia, Cuba, Città del Messico e Capo Verde. Domani, 3 novembre, a Rimini sarà inaugurato un poliambulatorio dove medici e psicologi forniranno consulenze gratuite.
Ramonda è stato al fianco di don Oreste per tanti anni e tracciandone un ritratto la prima cosa che ricorda è la giornata trascorsa nel continuo dialogo con Dio. «Pregava sempre – racconta -: oltre alla celebrazione eucaristica, alla recita del rosario, diceva preghiere, anche semplici. Da questo traeva la forza per spendersi nelle periferie, nei bassifondi dove incontrava gli ultimi. Era un mistico che esprimeva questa relazione con Dio nel chinarsi e abbracciare l’umanità sofferente». Il responsabile della Comunità ricorda anche che quando don Benzi faceva visita nelle case famiglia: «Andava prima a cercare il bambino più sofferente, lo accarezzava e abbracciava e poi andava in cappellina a salutare Gesù».
Don Oreste lo si incontrava tra quelli che la società definisce gli scartati e in modo particolare negli ultimi anni era presente lungo le strade buie della prostituzione che considerava una forma di violenza sulle donne. È stato il primo a lottare contro questa piaga e durante la sua vita riuscì a liberare 6mila donne vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale. Alle donne che si prostituivano chiedeva “Do you love Jesus? Ami Gesù?”. A loro proponeva sempre la liberazione immediata e una nuova speranza. Ai suoi collaboratori ha lasciato un’eredità “pesante”, quella di un profeta della carità e della giustizia. «Lui diceva sempre “Metti la spalla sotto la croce dei poveri ma di’ a chi fabbrica la croce di smetterla” – prosegue Ramonda -. Auspicava una proposta politica per la difesa dei diritti umani, del diritto alla vita, alla famiglia, alla salute, del diritto di un carcerato di poter recuperare un posto nella società attraverso il lavoro».
Martedì 31 ottobre, durante il convegno “Una vita per amare” che si è svolto a Rimini, Ramonda ha chiesto «al prossimo governo di istituire un ministero che favorisca la cultura della pace promuovendone l’insegnamento nelle scuole perché i giovani vogliono la pace. È la stessa richiesta che fece don Benzi 15 anni fa. La riproponiamo noi oggi in linea con quanto Papa Francesco ha affermato recentemente ricordando il rischio di suicidio che l’umanità corre con il nucleare. Chiediamo inoltre che ci sia una riconversione degli armamenti garantendo un lavoro dignitoso, che vengano riconosciuti i corpi civili non violenti di pace e che venga esteso a tutti i giovani il servizio civile».
2 novembre 2017