Ecuador: omicidi di minori aumentati del 640% in 4 anni
Unicef: «Cresce il reclutamento forzato da parte delle bande armate). Le proposte della Pontificia Università Cattolica per uscire dall’emergenza criminalità
«Allarmante». Dall’Unicef scelgono questo aggettivo per descrivere la situazione in Ecuador, dove negli ultimi 4 anni il tasso di omicidi di bambini e adolescenti è aumentato del 640%. Nel contesto dell’escalation di violenza che ha investito il Paese, l’Ufficio per America Latina e Caraibi del Fondo Inu – con sede a Panama – ha diffuso ieri, 15 gennaio, queste stime, citando i dati più recenti del ministero dell’Interno ecuadoriano, che indicano, nel 2023, «almeno 770 omicidi di bambini e adolescenti». Nel 2019 erano 104,
Tra le cause, l’aumento del reclutamento forzato di adolescenti da parte dei gruppi armati, denunciano dall’Unicef. «Negli ultimi mesi – spiegano -, le morti di bambini e adolescenti sono salite alle stelle a causa di un forte aumento della criminalità in diverse zone dell’Ecuador. Anche il reclutamento forzato di adolescenti da parte di gruppi armati sarebbe in aumento e le strutture sanitarie e le scuole sono sotto assedio – dichiara Garry Conille, direttore regionale Unicef per l’America Latina e i Caraibi -. L’interruzione su larga scala dei servizi di base nelle aree controllate dai gruppi armati non solo mette a rischio di reclutamento un numero maggiore di bambini, ma impedisce anche l’accesso alla salute, all’istruzione e alla protezione a centinaia di migliaia di altri».
Oltre ai bambini, è «allarmante» anche il numero crescente di personale medico, insegnanti e presidi di scuola minacciati, che hanno subito estorsioni e sono stati uccisi dai gruppi armati. Oltretutto, con l’aggravarsi della situazione della sicurezza, la chiusura temporanea delle scuole in tutto il Paese ha ulteriormente privato oltre 4,3 milioni di bambini di servizi per l’istruzione adeguati. Il Paese – è la denuncia che arriva anche dalla Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador (Puce) – «sta subendo una grave infiltrazione di strutture ed economie criminali a tutti i livelli del potere pubblico e privato».
In una nota firmata dal rettore Fernando Ponce León, l’ateneo condanna «senza mezzi termini» la violenza che le bande criminali hanno cercato di imporre ai cittadini, sostenendo al contempo le decisioni prese dal governo, «nel quadro dello stato di diritto», per ridurre la violenza e proteggere la popolazione. Nel contempo, il rettore ricorda anche che l’abbandono storico e sistematico da parte dello Stato delle province più colpite dalla violenza «è radicato in livelli endemici di corruzione e negligenza statale».
Per uscire dall’attuale situazione, dalla Puce indicano 5 punti concreti. Anzitutto, «è fondamentale rafforzare le istituzioni statali, insieme ai controlli legali e all’intelligence finanziaria e di altro tipo». La lotta alle strutture criminali, spiegano, «deve basarsi su indagini meticolose, processi giudiziari efficienti e una solida cooperazione interistituzionale nazionale e internazionale che rafforzi la sicurezza e lo Stato di diritto». Il secondo punto è la professionalizzazione delle forze dell’ordine, per garantire la difesa e la protezione di tutti i cittadini, secondo «gli standard dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale». Terzo: riprendere urgentemente il controllo delle carceri. Ciò implica una revisione completa del sistema carcerario, è spiegato nella nota del rettore Puce, «dall’arresto di un individuo al suo reinserimento nella società dopo aver scontato la pena, e non dovrebbe limitarsi al controllo del perimetro del carcere». Implica anche una politica «allineata agli standard internazionali sui diritti umani».
L’elenco dell’ateneo continua quindi con la lotta alla corruzione che investe i funzionari, «attori chiave nella risoluzione di questo conflitto». Infine, l’ultimo punto indicato riguarda la necessità di superare la disinformazione, che fa passare numerose fake news e, nel complesso, «una narrazione allarmistica e violenta».
16 gennaio 2024