Equipe pastorali, ripartire dai bisogni di famiglie, giovani, malati e poveri
È l’ascolto la dimensione consegnata dal vicegerente Palmieri ai delegati riuniti a San Giovanni per l’apertura dell’anno pastorale. L’indicazione: recuperare «il “tu per tu”» che fa da sfondo alla “rivoluzione della tenerezza”
Nel cammino diocesano incentrato sull’incontro, un «ruolo fondamentale» lo rivestono le equipe pastorali, chiamate a coinvolgere le comunità parrocchiali – specie gli operatori e i catechisti – a vivere l’ascolto contemplativo. Per condividere il lavoro portato avanti nei diversi quartieri e fornire indicazioni operative, a partire dal 10 ottobre «il secondo sabato del mese ci sarà un incontro online per i sacerdoti e le équipe». Lo ha annunciato il vicegerente Gianpiero Palmieri, rivolgendosi agli operatori delegati dalle parrocchie che sabato mattina, 26 settembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano, hanno partecipato all’incontro per l’inizio dell’anno pastorale. Prendendo la parola al termine della relazione del cardinale vicario Angelo De Donatis, il prelato ha rimarcato che le norme igienico sanitarie varate per evitare il contagio non permetteranno lo svolgersi di «incontri di gruppo ma non priveranno di quel “tu per tu”» che fa da sfondo alla “rivoluzione della tenerezza” citata nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco.
Fornendo alcune indicazioni operative per il nuovo anno pastorale, il vicegerente ha indicato i cinque passaggi che scandiscono il lavoro delle equipe, in parte avviato lo scorso anno. Innanzitutto, sarà necessario riunire tutti gli operatori pastorali che porteranno avanti l’ascolto. «Non solo i membri dell’equipe – ha specificato Palmieri – ma tutti coloro che saranno coinvolti nell’ascolto delle famiglie, dei giovani, dei poveri e degli ammalati». Quindi si procederà con la programmazione delle proposte operative per proseguire, dopo una mappatura del quartiere, con gli incontri “vis a vis”. Tra qualche mese, poi, sarà importante «ritrovarsi, raccontare storie, riflettere in maniera contemplativa su cosa ci sta dicendo lo Spirito Santo e su come ci chiede di evangelizzare nei prossimi anni». I bisogni delle famiglie, dei giovani, degli ammalati e dei poveri diverranno infine «preghiere da condividere la domenica a Messa», ha concluso il vescovo.
Per ogni ambito di intervento si sono susseguiti i suggerimenti di don Dario Criscuoli, don Alfredo Tedesco e don Benoni Ambarus, rispettivamente direttori della pastorale familiare, di quella giovanile e della Caritas di Roma. Per Criscuoli è auspicabile che gli operatori parrocchiali, compatibilmente con le difficoltà legate alla pandemia, «inizino a percorrere le vie dei propri quartieri» e, seguendo per esempio la modalità delle benedizioni delle famiglie, tentino di allacciare rapporti, provino a relazionarsi, ad ascoltare e intercettare le esigenze. «Bisogna ripartire dalle famiglie così come sono – ha concluso -, con i loro errori, le loro scelte, i fallimenti e indirizzarle verso la realizzazione del bene che possono compiere».
Per dare risposte al “grido” dei giovani, per don Tedesco è bene, innanzitutto, che i ragazzi delle parrocchie «facciano parte delle equipe pastorali». Il sacerdote ha poi proposto di «coinvolgere gli educatori, i maestri dello sport e gli insegnanti», approfittando anche del «provvidenziale» protocollo d’intesa tra Vicariato, Comune di Roma, Regione Lazio e Ufficio scolastico regionale che vede una trentina di parrocchie ospitare alcune classi scolastiche. Tra i suggerimenti anche quello di avviare un «ascolto diretto nei luoghi della movida».
Don Benoni ha lanciato l’idea di una «mappatura relazionale». Dal punto di vista operativo, si tratta di «incontrare le associazioni, le organizzazioni, le realtà, che si prendono cura dei poveri e dei malati». Per gestire le richieste di aiuto e le modalità di accesso al Fondo Gesù Divino Lavoratore, il direttore della Caritas diocesana ha annunciato che sono stati istituiti i Punti Territoriali di ascolto, che, «in stretto collegamento con i centri di ascolto parrocchiali, prendono in carico le persone che richiedono assistenza». Da questi presidi, per don Benoni, deve partire «uno stile diverso di vivere la carità», che non deve limitarsi all’aiuto momentaneo, quale per esempio la consegna del pacco alimentare, ma deve «aiutare le persone ad accedere ai propri diritti».
28 settembre 2020