Francesco ai Domenicani: «Guardatevi dalla cultura dell’effimero»

A San Giovanni in Laterano, il Papa ha celebrato la Messa di chiusura del Giubileo in occasione degli 800 anni dalla fondazione dei frati predicatori

A San Giovanni in Laterano, il Papa ha celebrato la Messa di chiusura del Giubileo in occasione degli 800 anni dalla fondazione dei frati predicatori 

Otto secoli di storia, di grandi santi, di impegno costante per diffondere la dottrina e combattere le eresie. Ottocento anni celebrati con un giubileo che provvidenzialmente è coinciso quasi interamente con l’Anno Santo della misericordia e che si è concluso sabato con la Messa presieduta da Papa Francesco nella basilica di San Giovanni in Laterano. I Domenicani si preparano così a vivere una nuova tappa della loro vita religiosa nel solco dell’insegnamento del fondatore, san Domenico di Guzman, ma con la necessaria attenzione al mondo moderno.

Il Santo Padre, nella sua omelia, ha ricordato che «la nostra vita si muove sempre» tra due scenari, quelli proposti dalle letture della Messa: «due scenari umani opposti: da una parte il “carnevale” della curiosità mondana, dall’altra la glorificazione del Padre mediante le opere buone». Situazioni che si ripetono in ogni epoca «come dimostrano le parole di san Paolo rivolte a Timoteo. E anche san Domenico coi suoi primi fratelli, ottocento anni or sono, si muoveva tra questi due scenari».

Se l’apostolo delle genti ammoniva il suo discepolo Timoteo sui pericoli di «nuovi maestri», «favole», dottrine diverse, «ideologie», in altre parole il «carnevale della curiosità mondana, della seduzione», oggi il rischio non è dissimile: «È interessante – ha fatto notare il Papa – vedere come già allora, due millenni fa, gli apostoli del Vangelo si trovassero di fronte a questo scenario, che ai nostri giorni si è molto sviluppato e globalizzato a causa della seduzione del relativismo soggettivista. La tendenza alla ricerca di novità propria dell’essere umano trova l’ambiente ideale nella società dell’apparire, nel consumo, in cui spesso si riciclano cose vecchie, ma l’importante è farle apparire come nuove, attraenti, accattivanti. Anche la verità è truccata. Ci muoviamo nella cosiddetta “società liquida”, senza punti fissi, scardinata, priva di riferimenti solidi e stabili; nella cultura dell’effimero, dell’usa-e-getta».

Il Papa ha indicato la via che contrasta «questo “carnevale” mondano», ovvero «rendere gloria al Padre». «E come avviene questo passaggio dalla superficialità pseudo-festosa alla glorificazione, che è vera festa? – si è chiesto il Pontefice -. Grazie alle opere buone di coloro che, diventando discepoli di Gesù, sono diventati “sale” e “luce”. In mezzo al “carnevale” di ieri e di oggi, questa è la risposta di Gesù e della Chiesa, questo è l’appoggio solido in mezzo all’ambiente liquido» di cui parlava il sociologo Zygmunt Bauman da poco scomparso.

Una testimonianza che nasce dall’esempio e che spinge tanti a chiedersi i motivi che portano una persona a compiere tali opere buone. Una scossa per questa «società liquida» a patto «che il sale non perda il sapore e la luce non si nasconda. Gesù lo dice molto chiaramente: se il sale perde il sapore non serve più a niente. Guai al sale che perde il sapore! Guai a una Chiesa che perde il sapore! Guai a un prete, a un consacrato, a una congregazione che perde il sapore». La Messa che ha concluso il giubileo dell’Ordine dei frati predicatori è stata celebrata alla fine di un congresso internazionale dei Domenicani, giunti a Roma da tutto il mondo.

 «L’incontro con Papa Francesco ha l’obiettivo di essere riconfermati nella missione dell’ordine» ha spiegato il maestro fra Bruno Cadorè. Un congresso che si è svolto non solo per celebrare una storia tanto ricca ma anche per proiettarsi alle sfide future, con l’obiettivo, ha detto il maestro generale di «diventare una famiglia della predicazione e dare il desiderio alla Chiesa di diventare questo tipo di famiglia».

23 gennaio 2017