Francesco: in Siria «possibile catastrofe umanitaria»
L’appello al termine dell’Angelus del 2 settembre: «Avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati». Iacomini (Unicef): «I bambini pagheranno il prezzo più alto»
«Spirano ancora venti di guerra». Al termine dell’Angelus di ieri, 2 settembre, Francesco ha ricordato le «notizie inquietanti» che arrivano dall’«amata Siria» sui rischi di «una possibile catastrofe umanitaria nella provincia di Idlib». Quindi ha rivolto il suo «accorato appello» alla «comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto umanitario internazionale e per salvaguardare le vite dei civili».
Un appello, quello del pontefice, condiviso anche da Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che mette l’accento sulla condizione dei più piccoli. «I bambini di Idlib, in Siria, stanno per pagare un prezzo troppo alto in quella che sarà l’imminente offensiva delle forze governative contro i ribelli. Abbiate pietà – l’esortazione -. In quella zona vivono oltre un milione di bambini innocenti, figli di una guerra che non hanno voluto, di scelte di cui non possono né devono essere responsabili. È estremamente importante che prevalga il buon senso, sono estremamente vulnerabili. Alcuni di loro – ricorda Iacomini – sono stati sfollati cinque, sei, sette volte e molti avevano già vissuto massicci attacchi militari in luoghi come Aleppo, Homs e la Ghouta orientale».
Anche secondo il portavoce di Unicef Italia, «si profila un vero incubo umanitario, come lo hanno definito i nostri operatori in Siria, perché non vi è alcun territorio adeguato nelle vicinanze dove le persone potranno essere evacuate». Quindi, ribadisce, «i bambini devono essere protetti». Nella provincia di Idlib vivono 3 milioni di persone; «un terzo sono bimbi innocenti. Proprio in queste ore – conclude Iacomini – si stima che oltre 800mila persone potrebbero fuggire nei prossimi giorni da quella zona. Sarà uno dei più grandi esodi della guerra siriana con conseguenze davvero atroci per i civili. Non si può anche questa volta restare a guardare».
3 settembre 2018