Gerusalemme, «Chiesa del calvario e della risurrezione»

Presentato a Palazzo Giustiniani il libro del patriarca dei latini Fouad Twal, che ha esortato la comunità internazionale a mettere nell’elenco delle priorità la pace in Medio Oriente: «Là sono le vostra radici, là è la vostra Chiesa»

«Occorre mettere la pace in Medio Oriente tra le priorità della comunità internazionale». È l’esortazione che arriva dal patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, autore del libro intervista “Gerusalemme capitale dell’umanità” curato da Nicola Scopelliti (ed. La Scuola), presentato ieri, martedì 14 ottobre, a Palazzo Giustiniani, in un incontro moderato dal vaticanista Rai Fabio Zavattaro. Ad aprire i lavori, il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha individuato alcune parole chiave: «Cultura, tolleranza, apertura, dialogo». Solo «riconoscendo la diversità e la ricchezza delle culture si può costruire un futuro affrancato dalla violenza», ha affermato, soprattutto in un momento in cui, di fronte al fenomeno migratori, l’Europa è preoccupata di «conservare la prioria identità». In questo ambito, ha osservato, «la millenaria esperienza dei cristiani in Terra santa ci può aiutare. Troppe volte – ha fatto notare il presidente del Senato – ci concentriamo su questioni di corto respiro perdendo la prospettiva necessaria per rendere veramente vitale l’azione della politica».

Una missione, quella del patriarcato di Gerusalemme, che, secondo lo storico Andrea Riccardi, si gioca tutta tra «dialogo e pace». In questa direzione, ha rilevato, è necessaria una «revisione dei manuali scolastici nei quali oggi si insegna il disprezzo dell’altro» e così le nuove generazioni «crescono senza conoscersi e senza stimarsi, ignorandosi». Poi, riferendosi al patriarca, ha osservato: «Essere cristiani e arabi vuol dire essere confluenza di due mondi. Questo senso della cultura in Medio Oriente va capito, questa scelta nasce dalla realtà che cresce su questo terreno: alla fine ci si salva solo dialogando con le diversità». Il Medio Oriente, ha proseguito Riccardi, «è sempre stato un mosaico, espressione di pluralismo e libertà, e la storia del patriarcato latino è la storia di una Chiesa locale ma al tempo stesso aperta all’universale». Espressione di «una civiltà del vivere insieme, che quando viene scossa da processi di omogeneizzazione fondamentalista, lì comincia la crisi».

Di questa “crisi” ha parlato il patriarca di Gerusalemme dei latini. «Chi può ricostruire un bambino di sei anni che ha già visto tre guerre? – si è chiesto -. Chi può curare le ferite di bambini che hanno assistito alla morte dei genitori?». Quindi ha invocato il ruolo della comunità internazionale. «Finora – ha osservato – i cristiani sono sempre stati messi al bando: non abbiamo mai sentito che la comunità internazionale si sia posta il problema di come i cristiani vengono uccisi». Prevalgono le ragioni dell’interesse e «noi aspettiamo una risposta che non arriva». Parlando di Gerusalemme, poi, il patriarca ne ha evidenziato la «dimensione mondiale», come quella di «una madre che accoglie tutti. Gerusalemme – ha osservato – ha un grande mistero segreto: unisce tutti i credenti e al tempo stesso li divide. Guardandola, alcune volte siamo chiamati ad accettare di non capire questo mistero che va al di là della nostra intelligenza».

Per questa terra «che non ha mai conosciuto la pace», alla quale Papa Francesco ha deciso di dedicare il concistoro in programma per il 20 ottobre, monsignor Twal ha espresso l’auspicio che «la civiltà occidentale prenda consapevolezza della situazione che stiamo vivendo. Tutti sono responsabili, ciascuno deve mettere la sua piccola pietra per costruire la casa della pace. Sulle orme di Gesù che ha vissuto, aspettato, pregato, pianto su Gerusalemme, noi viviamo, preghiamo, piangiamo e aspettiamo una risposta che non arriva». Gerusalemme, ha concluso, è «Chiesa del calvario e della risurrezione. Nessuno può tornare da questa città senza esserne arricchito: là sono le vostre radici, là è la vostra chiesa».

Quando Dio creò il mondo, ha concluso l’arcivescovo Bruno Forte, che firma l’introduzione al volume, «di dieci misure di bellezza, saggezza, dolore, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo. Questo è il grande mistero di Gerusalemme, ombelico del mondo e luogo dove si può sopravvivere soltanto amando».

15 ottobre 2014