Giornata del malato, le priorità: ascolto e vicinanza
L'11 febbraio la XXIX edizione. Il vescovo Paolo Ricciardi: i cappellani nei reparti Covid, ponte tra le famiglie e i pazienti. La celebrazione diocesana rimandata al 22 maggio
È un percorso di vicinanza, per guardare alla persona e non alla malattia, quello che l’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria propone in questo mese di febbraio, in occasione della celebrazione della XXIX Giornata mondiale del malato, che ricorre l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes. A un anno dall’irruzione del Covid, «continuiamo a navigare a vista nella vicinanza ai malati negli ospedali – spiega il vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la Pastorale sanitaria – ma rispetto alla prima ondata della scorsa primavera, quando le incognite sul virus erano tante e ancor più le difficoltà di accesso ai reparti, dalla scorsa estate i cappellani ospedalieri possono finalmente accedere anche nei reparti Covid, continuando a farsi ponte e strumento tra e per le famiglie e i pazienti».
Il presule riferisce come «gli stessi cappellani – almeno 15 – hanno sperimentato in prima persona il contagio da coronavirus e due sono stati ricoverati per più di due settimane, toccando con mano e ancora più da vicino questa situazione di sofferenza e di difficoltà». Ricciardi osserva poi quanto in questo ultimo anno «il ruolo dei sacerdoti e dei religiosi negli ospedali è stato quello di dare sostegno e supporto anche ai medici e agli operatori sanitari che, gravati da stress e fatica, li hanno riconosciuti come una presenza significativa», a dire come «in situazioni di crisi e di difficoltà si cerca non tanto una risposta né una soluzione quanto ascolto autentico».
In questa direzione, anche alla luce delle parole del Papa, che nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del malato auspica «una speciale attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono, sia nei luoghi deputati alla cura sia in seno alle famiglie e alle comunità», vanno le iniziative pensate dall’Ufficio diocesano per questo tempo dedicato. «In linea con le indicazioni del piano pastorale della nostra diocesi – spiega Ricciardi -, la proposta è quella di vivere l’ascolto e la prossimità al malato nella relazione a tu per tu, a livello parrocchiale». In particolare, «non potendo, a motivo delle restrizioni per l’emergenza sanitaria, radunarci insieme, la celebrazione della Giornata diocesana del malato, che negli anni scorsi prevedeva una Messa al Santuario del Divino Amore la domenica più vicina all’11 febbraio, la rimandiamo al 22 maggio, sperando che ci siano le condizioni per poterla vivere insieme – dice il vescovo -. Proponiamo invece alle singole comunità parrocchiali una celebrazione eucaristica la sera di giovedì 11, con delle intenzioni di preghiera specifiche per i malati della parrocchia».
Ancora, l’invito ai sacerdoti e ai ministri straordinari della Comunione di «visitare i malati il giorno seguente, portando loro, quale segno di vicinanza, l’immagine mariana che l’Ufficio ha realizzato appositamente» mentre per domenica, 14 febbraio verrà suggerito «uno schema di intenzioni di preghiera per i malati». Nella stessa giornata, la celebrazione della Messa nel Santuario nuovo di Castel di Leva «solo per i volontari della pastorale sanitaria, che in questo tempo di pandemia – dice Ricciardi – non hanno più potuto prestare servizio negli ospedali, riversandosi nelle attività parrocchiali e approfittando di questo tempo per la formazione personale. A loro vogliamo dire il nostro grazie, creando un momento di condivisione nella preghiera».
Agli stessi volontari ospedalieri, ma anche a medici, infermieri e a tutti coloro che «si fanno carico dei malati, stabilendo una relazione di fiducia» – sono le parole del presule -, è rivolto il percorso di formazione curato dall’Ufficio diocesano. Denominato “Un di più di vicinanza”, partirà il prossimo 24 febbraio, interessando il tempo di Quaresima. «Per 5 mercoledì – illustra Ricciardi – ci faremo guidare nella riflessione da coloro che vivono in prima persona la malattia», nel tentativo di rispondere alla sollecitazione del Papa, che nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato sottolinea come «la malattia ha il volto di ogni malato e malata». Interverranno quindi un oncologo, che da medico si è riscoperto paziente, un sacerdote affetto da una malattia fin dall’infanzia, una persona interessata dai disturbi dell’alimentazione, un’altra colpita da una patologia rara e infine una coppia di genitori che hanno accompagnato il loro figlio nella malattia e fino alla morte.
9 febbraio 2021