Giornata della Terra, Francesco a sorpresa a Villa Borghese

Il pontefice è arrivato poco dopo le 16, insieme a monsignor Fisichella: «Trasformate il deserto in foresta contro il dio denaro»

Il pontefice è arrivato poco dopo le 16 accompagnato da monsignor Fisichella: «Trasformate il deserto in foresta contro il dio denaro» 

«Trasformate il deserto in foresta», questa l’esortazione di Papa Francesco, giunto a sorpresa domenica 24 dopo le 16 al “Villaggio per la Terra”, la manifestazione organizzata al Galoppatoio di Villa Borghese da Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari di Roma dal 22 al 25 aprile. Cogliendo tutti di sorpresa, il Papa ha portato gioia e scompiglio chiedendo dal palco «l’amicizia sociale».

Prima di parlare, ha ascoltato
le associazioni che hanno partecipato alle attività del Villaggio, dalla squadra di calcio di profughi dell’associazione Liberi Nantes, a due giovani Gen dei Focolari, alla testimonianza di SlotMob, il movimento contro il gioco d’azzardo. Accanto al Papa, sul palco, gli organizzatori: Antonia Testa dei Focolari di Roma, Pieluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia. Il Papa, accompagnato dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, e dal sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Becciu, ha ringraziato i presenti e ha parlato a braccio: «Sentendovi parlare mi sono venute due immagini, il deserto e la foresta – ha continuato -. Voi tutti trasformate il deserto in foresta, intervenite dove non c’è speranza». La foresta, ha spiegato, è disordinata «ma lì c’è vita, nel deserto c’è morte. Tanti deserti nelle città, tanti deserti nelle vite».

Per il Papa «manca l’amicizia
sociale» e per raggiungerla non bisogna temere il conflitto. «Chi non rischia, non si avvicina alla realtà. Certo, farlo è sempre un rischio, ma anche un’opportunità». Il Papa ha dato un compito speciale a tutti: «Guardate le facce delle persone quando vanno per strada. Ognuno sta chiuso in se stesso, manca il sorriso, manca tenerezza, amicizia sociale. E dove manca, c’è l’odio, la guerra. Stiamo vivendo una Terza Guerra Mondiale a pezzi – ha ripetuto Papa Francesco riprendendo una delle sue più famose dichiarazioni -. Guardate la carta geografica e vedrete questo. L’amicizia sociale si deve fare con il perdono. Tante volte si fa con la vicinanza. Bisogna avvicinarsi».

L’amicizia sociale si fa nella gratuità: «Gratuità – ha detto il Papa – è una parola chiave per fare sì che questo deserto divenga foresta». Ha spiegato: «In questo mondo dove sembra che se non paghi non puoi vivere, la persona, creata da Dio per essere il centro di tutto, adesso è stata cacciata via. Al suo posto abbiamo il “dio denaro”. I pochi che possono avvicinarsi ad adorare questo dio si avvicinano, quelli che non possono finiscono nella fame e nelle malattie, nello sfruttamento. Gratuità è la parola chiave, che fa che io dia la mia vita così com’è». Il Papa ha concluso invitando a costruire sempre: «E come si fa questo? Semplicemente nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa in comune, tutti siamo umani», le differenze religiose non contano: «Rispettarsi, rispettarsi! – ha esclamato – E così vedremo questo miracolo: il miracolo di un deserto che diventa foresta».

È anche una questione di “speranza”, come ha precisato, prima dell’intervento del Papa, don Maurizio Patriciello, parroco in prima linea nella cosiddetta Terra dei Fuochi. «Se perdiamo la speranza è finita, invece no. La speranza si chiama nostro signore Gesù Cristo, il mio sacerdozio, la mia carità, la gente che vuole lottare». Il sacerdote ha ricordato il disastro ambientale in Campania e la figura di don Peppino Diana, esortando a non lasciarsi ingannare da chi ha portato a tutto questo: «Non credete all’intervista del figlio di Riina da Bruno Vespa, queste persone non amano nessuno, neanche i loro figli».

Il pentito Carmine Schiavone prima di morire, confida il sacerdote, gli ha riferito: «Sono stati loro a corteggiare noi»; “loro”, ha spiegato Patriciello, sono gli industriali disonesti: «più camorristi dei camorristi». Il futuro però può cambiare, la legge sui reati ambientali è un segno che questo è possibile: «è realtà anche per quel poco di contributo che abbiamo potuto dare».

26 aprile 2016