Giovani e salute mentale: i campanelli d’allarme e i consigli per i genitori

Le indicazioni dagli esperti del Bambino Gesù, alla vigilia della Giornata dell’infanzia e dell’adolescenza. «In 10 anni le consulenze neuropsichiatriche aumentate del 500%»

In Italia sono circa 2 milioni – 1 su 5 – gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni che soffrono di un problema di salute mentale diagnosticato. Un dato che cresce, allargando la prospettiva dello sguardo: in Europa si parla di più di 11 milioni, distribuiti in misura quasi uguale tra maschi (5,9 milioni) e femmine (5,3); nel mondo, 166 milioni, vale a dire 1 su 7. Di questi, 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni sono ragazze.

Depressione, ritiro sociale, rifiuto scolastico, autolesionismo, ansia, disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria. Un fenomeno che ha tanti volti e tante potenziali conseguenze negative. Basti pensare che il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti – circa 1 decesso su 6 -, dopo gli incidenti stradali. L’8% soffre di ansia. Uno su 4 è malato di depressione. Proprio per questo, alla vigilia della Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra domani, 20 novembre, gli esperti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù fanno il punto della situazione, indicando i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione e offrendo i consigli per creare un ambiente familiare che favorisca la salute mentale dei figli.

«Negli ultimi 10 anni le consulenze neuropsichiatriche presso il Pronto soccorso dell’Ospedale sono aumentate del 500%», riferisce Stefano Vicari responsabile della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù. Nel 2013 erano 237; nel 2023 1.415, con un picco di 1.824 nel 2021. Un balzo da 1 consulenza a ogni giorno e mezzo a circa 4 al giorno. Gli accessi per autolesionismo sono passati dai 25 del 2013 ai 607 del 2023. «Quelli psichiatrici sono i disturbi più frequenti in età evolutiva. Molto di più delle malattie infettive e dei tumori – spiega ancora Vicari -. Le malattie mentali rappresentano la terza causa di accesso al pronto soccorso del Bambino Gesù dopo la disidratazione e la febbre».

Per i medici del Bambino Gesù quello a cui occorre prestare particolare attenzione, in chiave preventiva, sono anzitutto i cambiamenti. Specie se repentini e prolungati nel tempo. «Quando un bambino o un adolescente inizia a presentare segni di malessere psicologico, questi si accompagnano a dei cambiamenti emotivi e comportamentali rispetto alle normali abitudini di vita», chiariscono dall’Ospedale. Possono riguardare il rendimento scolastico, la comparsa di difficoltà nel dormire la notte, il peggioramento delle abitudini alimentari (mangiare troppo, mangiare poco, mangiare male), l’abbandono di un’attività sportiva che si praticava con soddisfazione, il ritiro sociale, irritabilità e scontrosità accentuati o un’eccessiva anedonia, cioè la difficoltà a provare piacere per le cose che prima davano piacere. «Ovviamente tutti gli adolescenti di tanto in tanto presentano queste modalità di comportamento – chiarisce Vicari -. Ma quando questi atteggiamenti diventano quotidiani, rappresentano un cambiamento evidente rispetto al comportamento abitudinario e durano settimane o mesi, allora è bene chiedere aiuto».

Ma esistono anche dei campanelli di allarme di tipo fisico. A cominciare dall’autolesionismo, in grande crescita, soprattutto tra i giovani adolescenti (13-14 anni). Anche il repentino ed eccessivo aumento o perdita di peso può essere un segnale che nasconde un disturbo del comportamento alimentare. È quindi importante prestare attenzione al corpo dei propri figli, osservarli. «A volte i genitori per pudore o rispetto della privacy dei propri figli evitano di farlo – sono ancora le parole di Vicari -. I figli hanno bisogno di essere controllati. È il ruolo dei genitori. La relazione genitore-figlio non è una relazione tra amici, ma tra chi è adulto e chi no, tra chi deve educare e chi deve essere educato».

Il primo suggerimento allora è esserci. «È importante sia la qualità che la quantità del tempo passato coi propri figli. È importante trovare il tempo anche per stare in silenzio insieme a loro. Non è necessario dirgli costantemente cosa fare e non fare. L’esempio è molto più importante. È importante ascoltarli e vedere cosa fanno». E per farlo «è necessario trovare il tempo. È fondamentale garantire una presenza fisica accanto ai propri figli. Altrimenti la comunicazione rischia di diventare prevalentemente funzionale e direttiva: “Lavati, studia, metti in ordine, hai preparato la borsa?”. Il messaggio che deve passare ai figli è semplice: “Se hai bisogno, io sono qui”», afferma il neuropsichiatra.

Fondamentale anche, avvertono dal Bambino Gesù, mettere i più piccoli in condizione di costruire relazioni, anche dentro la famiglia. Uno studio che riguarda i minori che sono riusciti ad affrontare meglio il distanziamento sociale e le restrizioni durante il Covid 19 ha dimostrato l’importanza di vivere in una famiglia numerosa, in cui si parla e si gioca, di leggere e fare attività fisica. «Il benessere mentale si costruisce insieme al benessere fisico e cognitivo, coltivando cioè conoscenza e sapere, giocando – continua Vicari -. Il segreto è stare coi propri figli e divertirsi standoci. Non viverla come una condanna, come se stare con loro fosse tempo sottratto ai propri interessi».

L’esperto mette in guardia anche dalla tentazione di eliminare la noia dalla vita dei bambini e dei ragazzi. E spiega che non si tratta di un elemento negativo. Anzi, nella vita di tutti i giorni avere del tempo a disposizione per non fare nulla vuol dire favorire la creatività, la fantasia. Immaginare delle cose che nel tempo fittamente organizzato che i figli hanno si fa fatica a trovare. «La creatività nasce da questo, dall’avere un bastoncino in mano e immaginare che sia un’astronave per esplorare i pianeti». Fondamentale anche impedire l’accesso ai farmaci tenuti in casa, tenuto conto che l’ingestione incongrua di farmaci è il metodo più utilizzato dagli adolescenti con intenzioni suicidarie.

Da limitare pure l’accesso ai dispositivi elettronici (computer, smartphone, ecc.) e ai social. Le dipendenze infatti hanno un ruolo determinante sull’aumento delle patologie psichiatriche. Tutti i tipi di dipendenze, sia quelle da stupefacenti – «i bambini oggi iniziano ad usare i cannabinoidi già dalla scuola secondaria di primo grado» – sia quelle da gioco da azzardo – «circa 1 minore su 3 frequenta le sale scommesse ho gioca al gratta e vinci». E la dipendenza da dispositivi elettronici e da internet ha effetti negativi sul cervello, attivando le stesse aree che si attivano con una dipendenza da sostanze chimiche. «I bambini – riflette Vicari – hanno ormai un accesso, spesso senza controllo, a uno strumento fantastico, quello dello smartphone, ma che nasconde grandi insidie. Oggi i minori accedono a molte informazioni, di ogni tipo, tramite internet. A cui di fatto viene delegata, anche inconsapevolmente, una parte della funzione educante che dovrebbe invece essere dei genitori e della scuola».

L’indicazione per i genitori è anzitutto quella di chiedere aiuto, davanti ai campanelli d’allarme che potrebbero indicare la presenza di un problema neuropsichiatrico. «La cosa importante da sottolineare è che se ne esce – conclude Vicari -. Per questo invitiamo i genitori a prestare attenzione ai segnali rivelatori. Ancora oggi esiste un grande stigma, culturale e sociale, a parlare apertamente di disturbi psichiatrici. È invece importante parlarne e chiedere aiuto perché rivolgendosi a chi se ne occupa si può guarire».

19 novembre 2024