“Ho amici in paradiso”, il film che racconta il “Don Guanella”

Opera prima del regista Fabrizio Maria Cortese, prodotto dalla Golden Hour Films con Rai Cinema, è uno spaccato della vita del Centro di riabilitazione

Opera prima del regista Fabrizio Maria Cortese, prodotto dalla Golden Hour Films con Rai Cinema, è uno spaccato della vita del Centro di riabilitazione Don Guanella

Felice Castriota è un commercialista salentino legato alla malavita, che denuncia il nome di un boss. A spingerlo non è certo il coraggio, ma solo la prospettiva di un facile guadagno. Pensa che dodici mesi di affidamento in prova al servizio sociale presso il don Guanella di Roma passeranno in fretta, e potrà ritornare alla vita che ha sempre fatto: soldi, belle donne, divertimento. Quando arriva nella struttura romana, tende a rifiutare la realtà con cui si trova a fare i conti, disgustato dalle persone con disabilità.

Ma poi pian piano ne viene conquistato, inizia a farsi benvolere, si appassiona alla loro condizione tanto da dare il via loro un progetto teatrale. E saranno proprio i suoi nuovi amici disabili ad aiutarlo, alla fine, a uscire fuori da una situazione di difficoltà. Questa è, in sintesi, la trama di “Ho amici in Paradiso”, opera prima del regista Fabrizio Maria Cortese, prodotto dalla Golden Hour Films con Rai Cinema, in associazione con l’Opera don Guanella e Desi, in collaborazione con Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana e la Fondazione ente dello spettacolo. Uscito nelle sale il 2 febbraio, il film era stato presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “Alice nella città”.

Accanto ad attori affermati
come Fabrizio Ferracane, Valentina Cervi, Antonio Catania, Enzo Salvi, nella commedia recitano alcuni disabili realmente ospiti del Centro don Guanella di Roma, all’interno del quale è girato gran parte del film. Che è nato proprio da un’idea dei guanelliani, come racconta il direttore del Centro di riabilitazione don Pino Venerito: «Nel 2014 eravamo alla ricerca di qualcosa che potesse sottolineare in modo significativo il primo centenario della morte del nostro padre fondatore, san Luigi Guanella, che avremmo celebrato l’anno successivo, il 24 ottobre 2015. Non volevamo fare un film sulla vita sua, anche se si presta molto bene ad essere sceneggiata. Né volevamo fare un documentario sulle nostre attività. Volevamo semplicemente cogliere l’occasione per far rivivere don Guanella oggi e mostrarlo “vivo”. Ecco l’idea di presentare uno spaccato della vita del nostro Centro di riabilitazione: la sua mission e la sua spiritualità. Parlando con il regista ci siamo trovati d’accordo sul fatto di pensare a qualcosa che potesse raggiungere il grande pubblico, di uscire dai nostri ambienti “religiosi”. Abbiamo individuato insieme la strada della commedia: far riflettere la gente divertendola».

In sala, infatti, si ride ma si riflette e ci si commuove, anche. «Mi sembra che il film – sottolinea ancora don Pino –, mentre cattura il cuore per la trama del racconto, nello stesso tempo da occasione di scoprire la bellezza del nostro modo “tipico” di stare insieme ai ragazzi disabili: accoglienza, benevolenza, interessamento, sollecitudine, cura, pazienza, gioco di squadra. Certo non esaurisce tutta la ricchezza del nostro modo tipico di fare attività di riabilitazione, ma le linee essenziali ci sono. Vi è anche la ricchezza del valore del volontariato. Abbiamo trattato con garbo alcuni temi scottanti, come quello della morte. Sono contento. Certo si poteva fare di meglio, ma come ci ha insegnato a dire san Luigi Guanella, l’ottimo è nemico del bene».

2 febbraio 2017