I catechisti, «principali evangelizzatori di Roma»

Presieduta dal cardinale De Donatis l’assemblea diocesana dei catechisti, nella basilica di San Giovanni. Tre le parole-guida offerte come riferimento: collaborazione, conformazione e corresponsabilità

Collaborazione, conformazione e corresponsabilità. Queste le tre parole-guida che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha offerto come riferimento, commentandole alla luce della Parola, agli oltre 220 catechisti che sabato mattina, 14 maggio, si sono ritrovati nella basilica di San Giovanni in Laterano per l’assemblea diocesana loro dedicata. Un appuntamento promosso e curato dall’Ufficio catechistico del Vicariato, sul tema “Collaboratori in Cristo Gesù”.

«Collaborare, conformarsi ed essere corresponsabili – ha spiegato De Donatis – sono tre aspetti di quello stile sinodale auspicato da Papa Francesco, rispetto ai quali è importante cercare ancora il senso dell’esperienza cristiana» perché «se per altri sono tre possibilità, per noi cristiani sono delle necessità». Ancora, il porporato, che si è rivolto ai catechisti ricordando loro di essere «i principali evangelizzatori di Roma», ha ricordato che «noi siamo prima di tutto dei convocati perché siamo Chiesa, che etimologicamente richiama proprio una chiamata a riunirsi e a mettersi insieme». Infatti «di solito pensiamo alla vocazione come a qualcosa di individuale – sono ancora le parole di De Donatis – ma se guardiamo al Vangelo non c’è stato un solo momento in cui Gesù ha avuto solo un discepolo, non c’è mai stato uno che abbia potuto dire di essere il primo discepolo», dato che i Vangeli «parlano di una prima chiamata che Gesù fece a coppie di fratelli». Inoltre, «tutti gli atti fondamentali dei cristiani sono vissuti insieme: dall’ascolto della Parola alla preghiera», a ricordare come «il sì personale è indispensabile ma i carismi più straordinari se vissuti individualmente non sono fecondi». Da qui l’invito a essere «collaboratori in Cristo», laddove «la comunione non la costruiamo noi ma è Cristo che la fa perché è in Lui che siamo fratelli – ha detto il cardinale – e per questo dobbiamo primariamente occuparci della nostra testimonianza come comunità, che è la prima testimonianza», quella da cui «i bambini e i ragazzi sapranno riconoscere se siete veri discepoli del Signore». Infine l’invito di De Donatis a un’autentica collaborazione, perché, «parafrasando un proverbio africano che Papa Francesco usa spesso, ci vuole un’intera comunità per evangelizzare un uomo».

Sugli stessi tre elementi presi in esame dal cardinale vicario si è concentrata l’analisi di don Andrea Cavallini, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, che presentando i risultati di un questionario sottoposto a tutti i catechisti di Roma ha offerto anche degli spunti di riflessione e delle indicazioni di azione. Dal totale delle 277 risposte ricevute, provenienti da 126 parrocchie, si evince primariamente che «c’è collaborazione nei gruppi di catechisti ma è più rara quella trasversale, ossia tra livelli e settori differenti – ha riferito il sacerdote -; per questo c’è l’auspicio che sempre più si collabori tra gruppi impegnati nella preparazione a sacramenti diversi, perché è importante avere una visione globale della catechesi affinché ci sia coerenza nei cammini che vengono portati avanti». Ancora, «ci deve essere comunicazione tra i gruppi e in questo senso è molto utile e importante la figura del coordinatore – ha sottolineato Cavallini -, anche per mettere in dialogo il gruppo più storico e quasi “inattaccabile” di catechisti con quello dei più giovani e nuovi», perché «è importante che i bambini abbiano una testimonianza di comunione reale».

Rispetto alla dimensione della formazione, Cavallini ha notato come «solo 107 dei 277 catechisti riconoscono il proprio gruppo come luogo di formazione» mentre «gli altri hanno un percorso formativo individuale, legato ai propri gruppi di appartenenza» e questa è «una dialettica senza dubbio interessante ma serve anche una formazione specifica», ha aggiunto il sacerdote. Inoltre «ci sono parrocchie che offrono corsi di formazione specifici per catechisti con cadenza regolare» e «parrocchie che si sono organizzate a livello di prefettura per la formazione dei catechisti stessi», sono ancora le parole di Cavallini. Infine è stata presa in esame la dimensione della corresponsabilità, rispetto alla quale il direttore dell’Ufficio catechistico ha osservato come «il totale dei catechisti si sente pienamente responsabile ed è molto forte il senso di aiuto ai sacerdoti ma ben il 90% di loro non si sente invece co-responsabile degli altri catechisti», per questo Cavallini ha rimandato alle indicazioni del Direttorio per la catechesi del 2020, invitando «all’ascolto della propria realtà e al discernimento pastorale».

L’assemblea diocesana è stata anche l’occasione per offrire una testimonianza sul percorso di sperimentazione legato all’iniziazione cristiana che 12 parrocchie della diocesi stanno vivendo dallo scorso anno, avvicinando i bambini alla catechesi fin dal primo anno della scuola primaria, ponendo i sacramenti secondo l’ordine teologico e preparando quindi i bambini prima alla confermazione, poi alla prima comunione e infine alla riconciliazione. A portare la loro positiva testimonianza sono state Angela, catechista della parrocchia di Santa Maria del Carmelo, e Valeria, una mamma della comunità di San Bonaventura.

16 maggio 2022