I vescovi italiani: «Non possiamo rassegnarci al silenzio»
Da Assisi arriva la dichiarazione per la pace dei presuli riuniti in Assemblea generale straordinaria. «Esprimiamo preoccupazione per l’escalation di violenza e odio di questi giorni, che sta assumendo proporzioni sempre più tragiche». Il collegamento con Pizzaballa
«Come vescovi, riuniti in Assemblea generale ad Assisi, esprimiamo la nostra preoccupazione per l’escalation di violenza e odio di questi giorni, che sta assumendo proporzioni sempre più tragiche». Inizia con queste parole la dichiarazione per la pace approvata questa mattina, 15 novembre, al termine della sessione mattutina dell’assemblea Cei. «Sentiamo impellente il compito di denunciare le logiche della contrapposizione e dell’individualismo – si legge nel testo – e di favorire la collaborazione e la riconciliazione. Sogniamo un mondo che sia davvero casa di tutti, dove il riconoscimento della dignità umana cammini di pari passo con il dovere di amare gli altri come fratelli e sorelle».
I presuli guardano «con particolare dolore» alla situazione in Medio Oriente. «Rinnoviamo l’appello al “cessate-il-fuoco” – scrivono -, facendo nostre le parole di Papa Francesco: “Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta! A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini”». Il riferimento è all’intervento di Bergoglio al termine dell’Angelus di domenica scorsa, 12 novembre.
Non solo. «Insieme al Medio Oriente, il nostro pensiero va anche all’Ucraina, al Sud Sudan e ai tanti altri luoghi segnati da conflitti spesso dimenticati – proseguono i presuli -. Non possiamo rassegnarci al silenzio: sentiamo forte l’imperativo a comunicare il Vangelo dell’unità e della riconciliazione in un mondo sprofondato nelle tenebre ma desideroso di luce». La conclusione del documento, quindi, si fa preghiera: «Da Assisi, la Città della Pace, con l’intercessione di dan Francesco, eleviamo la preghiera a Cristo nostra pace, che ha la forza per abbattere il muro di inimicizia. Egli sostenga l’impegno di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nella consapevolezza che la costruzione della pace è responsabilità di tutti».
I vescovi lo affermano con forza: «Non vogliamo che la cultura dell’odio e del pregiudizio continui a seminare divisione, distruzione e morte. Questa è una sfida da affrontare insieme, non più procrastinabile. Nel cantiere della pace c’è posto per tutti: “C’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia” (Fratelli tutti, 225)».
Della «drammatica situazione attuale» nella Striscia di Gaza ha parlato questa mattina, in un collegamento riservato con i vescovi riuniti ad Assisi, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini. «Sono 1.400 le vittime israeliane dell’attacco del 7 ottobre – ha riferito -; oltre 11mila i morti accertati a Gaza, gran parte civili, di cui almeno 4mila minori. Gli sfollati in Israele sono circa 100mila, mentre a Gaza almeno un milione». Un intervento di circa 20 minuti, quello del patriarca, che ha raccontato anche la realtà dei cristiani presenti a Gaza – dove «le infrastrutture sono completamente distrutte» -: sono «meno di un migliaio, accolti in un centro ortodosso e in una parrocchia cattolica nella zona settentrionale, sotto bombardamenti continui e al centro delle operazioni militari. Diamo inoltre alloggio – ha aggiunto – a circa 3mila musulmani, ospitati nei locali di una scuola». Ma la preoccupazione è grande, ha continuato, «anche per i cristiani che si trovano a Betlemme e nelle zone limitrofe e per quelli sparsi in Cisgiordania».
Ringraziando la Chiesa in Italia per la vicinanza concreta e spirituale, Pizzaballa ha espresso l’auspicio che si arrivi presto a una soluzione che garantisca pace e sicurezza per tutti. «Preghiamo – ha concluso – per tutte le vittime innocenti. La sofferenza degli innocenti davanti a Dio ha un valore prezioso e redentivo, perché si unisce alla sofferenza redentrice di Cristo. Che la loro sofferenza avvicini sempre di più la pace e non contribuisca a generare altro odio!».
15 novembre 2023
Assisi, 15 novembre 2023