Il Codice Rosa nei Pronto soccorso della Capitale

In arrivo un percorso dedicato, che si affiancherà ai colori del triage, per tutte le donne vittime di violenza. Per un supporto sanitario e non solo

In arrivo un percorso dedicato, che si affiancherà ai colori tradizionali del triage, per tutte le donne vittime di violenza. Per un supporto sanitario ma anche psicologico

Nei Pronto Soccorso della Capitale arriva il rosa. L’assemblea capitolina infatti ha approvato all’unanimita la mozione che chiede di estendere a tutte le strutture sanitarie della città un codice di accoglienza per le donne vittime di violenza: il Codice Rosa, appunto. Per queste donne Roma Capitale e Regione Lazio sono impegnate a definire un percorso dedicato e protetto, che garantisca un immediato supporto sanitario e psicologico.

Spesso, ha dichiarato la presidente dell’assemblea capitolina Valeria Baglio, per le vittime è difficile denunciare e chiedere aiuto. «Siamo convinte che questo percorso “protetto” offra maggiori tutele e un sostegno fondamentale a tutte le donne, italiane e straniere, che possono sentirsi così meno sole nel momento delicatissimo in cui bisogna affrontare il dramma della violenza». A Roma, le hanno fatto eco Alessandra Cattoi e Francesca Danese, titolori rispettivamente dell’assessorato capitolino alle Pari opportunità e alle Politiche sociali e salute, «nessuna donna deve sentirsi più sola e, attraverso differenti percorsi di tutela, deve essere facilitata ad accedere a servizi di assistenza sanitaria, sostegno psicologico e protezione».

Il progetto del Codice rosa è nato a Grosseto, dall’esperienza di Vittoria Doretti, medico rianimatore della Asl 9 di Grosseto, che oggi ne è a capo. Dalla sua intuizione di creare, per le donne che arrivavano all’ospedale ferite, magari accompagnate da mariti violenti, è nata l’idea di istituire, nel 2010, una task force di medici, magistrati, infermieri, psicologi, assistenti sociali e forze dell’ordine. Oggi questo modello è stato declinato adattandosi alla realtà di tutte le regioni italiane, ognuna delle quali ha adottato una legge in proposito. Il Lazio lo ha fatto nel 2014. Ora dall’assemblea capitolina è arrivato lo stimolo a creare le condizioni per la concreta applicazione.

28 aprile 2015