Il dono di Shevchuk al Papa: il frammento di una mina russa

La scheggia dall’ordigno che ha distrutto la facciata della chiesa greco-cattolica di Irpin: «Segno di distruzione e morte che ogni giorno porta la guerra». La vicinanza di Francesco

Nella giornata di ieri, 7 novembre, l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk – per la prima volta fuori dai confini dell’Ucraina dall’invasione della Russia che ha dato inizio alla guerra, il 24 febbraio scorso – ha incontrato in Vaticano Papa Francesco, nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico. E al pontefice ha portato in dono il frammento della mina russa che ha distrutto la facciata della chiesa greco-cattolica ucraina nella città di Irpin, vicino a Kiev, nel mese di marzo. A renderlo noto è il Segretariato romano dell’arcivescovo maggiore di Kiev subito dopo l’udienza. «È un dono molto simbolico – precisano in una nota -, non solo perché Irpin è una delle prime “città martiri” colpite dall’aggressione russa all’Ucraina, ma anche perché simili pezzi di mina si estraggono dai corpi di militari, civili e bambini ucraini, segno visibile della distruzione e della morte che ogni giorno porta la guerra».

Il pontefice, da parte sua, ha rinnovato la sua vicinanza al «martoriato popolo ucraino», assicurando che «sta al fianco del popolo ucraino in preghiera e azione», si legge ancora nella nota. Francesco ha anche incoraggiato l’arcivescovo maggiore e i suoi pastori a un «servizio evangelico di prossimità al popolo sofferente, oppresso dalla paura e dalla violenza bellica» e ha ribadito «l’impegno della Santa Sede per la fine dell’aggressione e l’arrivo di una giusta pace. L’impegno della Santa Sede, ha detto il Papa, è anche quello di promuovere la solidarietà per il popolo ucraino, oltre a dare sostegno negli sforzi di pace».

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, rilevano dal Segretariato romano, ha voluto portare davanti al pontefice «il grido del popolo ucraino. La guerra in Ucraina – ha affermato – è una guerra coloniale e le proposte di pace che vengono dalla Russia sono proposte di pacificazione coloniale. Queste proposte implicano la negazione dell’esistenza del popolo ucraino, della sua storia, cultura e anche la Chiesa. È la negazione dello stesso diritto all’esistenza dello Stato ucraino – ha aggiunto -, riconosciuto dalla comunità internazionale con la sua sovranità e integrità territoriale. Su queste premesse, le proposte della Russia mancano di un soggetto di dialogo».

Ancora, Shevchuk ha presentato al Papa il lavoro fatto dalla Chiesa per sostenere il popolo in condizioni di guerra e ha raccontato quello che ha visto visitando le comunità in Ucraina centrale, orientale e meridionale, i territori più colpiti dalla guerra. «Ho raccontato del servizio dei nostri vescovi, sacerdoti, monaci e monache nei territori attualmente occupati – ha riferito -. Ho sottolineato che tutti i nostri pastori sono rimasti accanto al popolo sofferente. Ho spiegato che ogni nostra cattedrale, chiesa e monastero sono diventati centri di rifugio, accoglienza e servizio umanitario». Quindi ha illustrato a Francesco anche il piano pastorale della Chiesa greco-cattolica ucraina per il 2023, al centro del quale ci sono «il servizio ai più deboli, l’accoglienza e accompagnamento degli sfollati, la cura delle ferite causate dalla guerra». Da ultimo, ha «ringraziato il Papa per tutto ciò che è stato fatto per fermare la guerra e mediare la pace, liberare gli ostaggi e prigionieri, organizzare la solidarietà universale della Chiesa cattolica a favore del popolo ucraino sofferente».

8 novembre 2022