Il grazie della Chiesa di Roma a De Donatis

Al termine della Messa per le ordinazioni sacerdotali, la preghiera letta dal vicegerente Reina: «La presenza di don Angelo nella nostra diocesi è stata un raggio del tuo amore. Ti ringraziamo, Signore, per la sua mitezza, il suo sorriso, la sua accoglienza»

«Signore di misericordia e di pace, ti ringraziamo perché sei sempre presente in mezzo a noi, perché animi la chiesa, tuo corpo mistico, con il dono dello Spirito che tutto rinnova e vivifica. Ti ringraziamo per il dono dei nuovi presbiteri, appena consacrati e chiamati a portare nel mondo il tuo profumo e testimoniare a tutti il tuo amore. Ti ringraziamo per i pastori, che dentro una vita segnata da limiti e peccati, rendono presente il tuo prenderti cura di tutti, soprattutto dei più deboli».

Si è aperta con queste parole la preghiera che ieri sera, 20 aprile, al termine della Messa per le ordinazioni sacerdotali presieduta dal cardinale De Donatis nella basilica di San Pietro, il vicegerente Baldo Reina ha letto, a nome della Chiesa di Roma.  Preghiera di gratitudine, anzitutto, «perché sostieni il nostro cammino e lo fai con volti e nomi concreti». Come quelli di quanti «in quest’ultimo tratto di strada hanno servito questa diocesi: don Angelo, Padre Daniele e don Riccardo. Attraverso il Santo Padre li hai chiamati a servire altri filari della tua vigna».

In particolare però «questa sera vogliamo ringraziarti per don Angelo. La sua presenza nella nostra diocesi sin dai primi passi della vita sacerdotale è stato un raggio del tuo amore: come formatore in Seminario, a servizio di alcune comunità parrocchiali e nell’ultimo periodo come vescovo ausiliare e come vicario del Papa. Ti ringraziamo per la sua mitezza, il suo sorriso, la sua accoglienza nei confronti di tutti e, in particolare, dei sacerdoti», sono le parole risuonate nella basilica di San Pietro.

Guardando ai 7 anni del ministero di De Donatis come vicario del Papa per la diocesi di Roma, nella preghiera si riconosce il «disegno provvidente» del Padre, nel quale il cardinale «come figlio obbediente è stato al suo posto e ha fatto in modo che, in mezzo alle tante tempeste della storia, la porzione di Chiesa a lui affidata mantenesse dritta la rotta».

Di qui un “grazie” che «raccoglie il grazie di tante persone che lo hanno incontrato in questi anni e da lui sono rimasti edificati: famiglie, seminaristi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose; tanti volti e tante storie che hanno potuto sperimentare, grazie al suo umile servizio la tua bontà paterna». Ora, «insieme ai figli e alle figlie di questa Chiesa ti chiediamo di continuare ad assisterlo nel nuovo servizio che gli è stato affidato. A noi chiedi di fare tesoro ti quanto ci ha trasmesso in tanti anni di ministero sacerdotale; di raccogliere il suo insegnamento e di tradurlo per interpretare al meglio le tante sfide di questo tempo, ricordandoci che nulla è più dolce dell’amore!».

L’impegno espresso a nome della diocesi di Roma allora è quello di «servire e amare la tua chiesa come don Angelo ci ha sempre testimoniato. Assistici con la Tua sapienza, illuminaci con la Tua intelligenza, sostienici con la Tua forza – l’invocazione a Dio -. Fa che, mettendo da parte ogni umana resistenza, rinnoviamo la piena disponibilità a realizzare il Tuo Regno in questo frammento di storia che ci chiedi di abitare per essere pellegrini di speranza credenti e credibili».

Da ultimo, le parole rivolte a Maria: «La Vergine della Fiducia, tua e nostra Madre, ci prenda per mano; prenda per mano don Angelo e tutti i pastori. Ci regali Lei, la donna dell’ascolto e dell’obbedienza, la virtù del silenzio e dell’operosità umile anche quando si è sotto la Croce, perché rimanga sempre viva la luce della risurrezione».

21 aprile 2024