Il “grazie” di Roma ad Antonello Venditti

Assegnata al cantautore romano la Lupa capitolina. Il sindaco Gualtieri: «Una voce della città». L’artista: «Roma è casa mia, la amo in tutte le sue forme»

Mattinata di orgoglio romano quella di oggi, 13 novembre, in Campidoglio, con protagonista Antonello Venditti, che riceve, finalmente, la Lupa Capitolina. Ad accoglierlo in Aula Giulio Cesare, consiglieri schierati e vigili impettiti insieme a una classe del liceo Giulio Cesare, il “suo”, evocato in tante canzoni. A sorpresa per il sindaco Gualtieri anche i suoi ex compagni di classe del Visconti, a conferma del valore transgenerazionale del protagonista di oggi.

Con 47 album pubblicati in oltre 50 anni di carriera, Venditti merita questo riconoscimento – già conferito, tra i cantanti, a Claudio Baglioni e Vasco Rossi -, soprattutto per aver incarnato lo spirito di Roma nelle sue canzoni e per il suo modo viscerale di cantarle. «Una voce della città», lo ha definito il primo cittadino. E nell’anno che celebra i 40 anni dell’album “Cuore”, che contiene l’indimenticabile “Notte prima degli esami”, tramandata di generazione in generazione, Venditti conferma tutto il suo amore per Roma: «Sono onorato, emozionato. Io mi emoziono con poco, ma questo non è poco per me, è tantissimo. Roma è casa mia, la amo in tutte le sue forme. Ho questa vocazione che mi fa amare la città con tutti i suoi difetti, siamo arrivati anche ad amare le buche di Roma, ci facciamo crescere i fiori».

Ad ogni modo, ha continuato l’artista, «parlano per me le mie canzoni e ce n’è una in particolare che ho scelto oggi, che riguarda i rapporti dei romani con gli altri. Non è Sora Rosa o Campo de’  fiori, Grazie Roma, Roma Roma e chi più ne ha più ne metta, ma una canzone nata quasi come un inno a questa città, fatta per quelli che amano Roma ma non sono romani, perché è semplice amare o odiare una città quando è la propria. Noi, infatti, non sopportiamo le critiche altrui. Nessuno può parlare male di Roma, se semo romani potemo parlà – ha chiosato in romanesco -! Ma questa è una città amatissima da tutto il mondo, per questo dobbiamo rispettarla di più, in questo modo rafforzeremo anche il nostro amore. Insomma, vogliamo fare Roma “great again” – ha detto con una battuta richiamando i grandi sogni americani -. Per questo ho scelto Ho fatto un sogno come canzone di questo incontro (anno di pubblicazione 1997, ndr), che mette insieme me, Morricone, che ha composto la musica, il Maestro Serio, che l’ha orchestrata, e il sindaco Rutelli, primo cittadino in quegli anni. All’epoca come oggi, rappresenta il sogno che anche un non romano può avere di questa città. E noi accogliamo tutti quelli che rispettano Roma».

Poi un’altra sorpresa per il sindaco quando Venditti gli regala il suo iconico cappello bianco: «Il cappello è il simbolo della mia vita, dove lo appoggio è casa mia, lo consegno al sindaco come segno d’amore per tutti voi». A margine dell’incontro, poi, il colloquio con i giornalisti, ai quali ha confidato: «Adesso sono anche più disponibile ai premi. Il mio premio sono le canzoni. Però è bello ogni tanto uscire di casa, anche se qui torno a casa». Scontata una battuta calcistica sulla sua squadra del cuore: «Tutti i momentacci hanno poi dei momenti migliori. Ho fatto un sogno vale anche per un allenatore che non è di Roma ma ama la Roma».

Riguardo al tema della città, il cantautore ha rimarcato che «l’importante è fare qualcosa per Roma, ognuno nel suo piccolo. Io faccio le canzoni, ma anche un avvocato o un artigiano possono fare qualcosa per Roma, l’importante è essere onesti e fare qualcosa per la società». Interpellato, quindi, sulla nuova scena romana di cantautori, ha dichiarato che, da parte sua, «non c’è un testamento, esistono tante realtà che messe insieme fanno Roma. Io mi sento un po’ come quello che può metterle insieme tutte». Da ultimo, un auspicio: «Oggi la musica arriva a chi la paga. Io vorrei essere ricordato per la proposta di legge che ho fatto affinché la musica entri nella nostra Costituzione, come lo sport, come tutte le arti, il cinema, il teatro. Quando la musica avrà la sua dignità le cose cambieranno, la musica non può avere padroni».

13 novembre 2024