Il Papa: «La parola del Dio della Pace sia il futuro del Medio Oriente e del mondo»

L’appello all’Angelus: «Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti. Si liberino gli ostaggi. Si soccorrano le popolazioni»

«Seguo con grandissima preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente, e auspico che il conflitto, già terribilmente sanguinoso e violento, non si estenda ancora di più». Al termine dell’Angelus di ieri, 4 agosto, il Papa ha dato voce, ancora una volta, alla sua partecipazione al dolore del mondo, rinnovando la preghiera «per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti». E ancora: «Esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele e Libano – ha detto -. Non dimentichiamo il Myanmar. Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti, si liberino gli ostaggi, si soccorrano le popolazioni con gli aiuti umanitari – il suo appello -. Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta. Basta, fratelli e sorelle! Basta! Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!».

Nelle parole di Francesco, «altrettanta preoccupazione esprimo per il Venezuela, che sta vivendo una situazione critica». Di qui il suo «accorato appello a tutte le parti a cercare la verità, a esercitare moderazione, a evitare ogni tipo di violenza, a comporre i contenziosi con il dialogo, ad avere a cuore il vero bene della popolazione e non interessi di parte. Affidiamo questo Paese all’intercessione di Nostra Signora di Coromoto, tanto amata e venerata dai venezuelani – ha esortato -, e alla preghiera del beato Josè Gregorio Hernandez, la cui figura tutti accomuna».

Il pontefice, ancora, ha espresso «vicinanza alle popolazioni indiane, in particolare del Kerala, duramente colpite da piogge torrenziali, che hanno provocato numerose frane, causando perdite in vite umane, numerosi sfollati e ingenti danni», invitando a unirsi alla sua «preghiera per coloro che hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastante calamità».

Ricordando, quindi, la memoria del santo Curato d’Ars, che si celebra proprio il 4 agosto, in occasione della quale in alcuni Paesi si celebra la “festa del parroco”,  ha espresso «vicinanza» e «gratitudine» a «tutti quei parroci che con zelo e generosità, talvolta fra tante sofferenze, si consumano per Dio e il popolo. Pensiamo ai nostri parroci: un bell’applauso ai nostri parroci!».

Poco prima, aveva ricordato la beatificazione, il 2 agosto, in Libano del patriarca Stefano Douayhy, «che guidò con saggezza la Chiesa maronita dal 1670 al 1704, in un’epoca difficile segnata anche da persecuzioni. Maestro di fede e pastore sollecito – lo ha definito -, fu testimone di speranza sempre accanto alla gente. Anche oggi il popolo libanese soffre tanto! In particolare, penso alle famiglie delle vittime dell’esplosione del Porto di Beirut – ha proseguito Bergoglio -. Auspico che si faccia presto giustizia e verità. Il nuovo beato sostenga la fede e la speranza della Chiesa in Libano, e interceda per questo amato Paese. Un applauso al nuovo beato!», l’esortazione a fedeli e pellegrini in piazza San Pietro.

5 agosto 2024