Il Papa premia Mattarella, «coerente maestro di responsabilità»
Conferito al capo dello Stato il Premio internazionale Paolo VI, attribuito dall’omonimo istituto. Francesco: «La politica è servizio. I giovani vedono in lei un maestro»
«Sono lieto di consegnare al presidente Sergio Mattarella il Premio internazionale Paolo VI, che gli è stato attribuito dall’omonimo Istituto». Questa mattina, 29 maggio, Papa Francesco ha conferito al capo dello Stato, nella Sala Clementina, il riconoscimento intitolata a Papa Montini: «Una bella occasione per celebrare il valore e la dignità del servizio, lo stile più alto del vivere, che pone gli altri prima delle proprie aspettative», ha commentato.
Nelle parole del pontefice, la gratitudine per il «prezioso lavoro» dell’Istituto Paolo VI di Brescia «per il prezioso lavoro che svolge nella cura della memoria di Papa Montini». Quindi, la riflessione su «come fare dell’agire politico una forma di carità e, d’altra parte, come vivere la carità, cioè l’amore nel senso più alto, all’interno delle dinamiche politiche». La risposta, per Bergoglio, sta «in una parola: servizio. San Paolo VI disse che quanti esercitano il potere pubblico devono considerarsi “come i servitori dei loro compatrioti, con il disinteresse e l’integrità che convengono alla loro alta funzione”. E sentenziò: “Il dovere del servizio è inerente all’autorità; e tanto maggiore è tale dovere quanto più alta è tale autorità”».
Francesco ha messo in guardia dalla tentazione di «servirsi dell’autorità anziché servire attraverso l’autorità», ammonendo: «Com’è facile salire sul piedistallo e com’è difficile calarsi nel servizio degli altri!». Quindi, l’omaggio a Mattarella: «Il popolo italiano non dimentica la sua rinuncia al meritato riposo fatta in nome del servizio richiestole dallo Stato». Volgendo lo sguardo agli ultimi giorni, il Papa ha ricordato l’intervento del capo dello Stato in occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, prendendo a prestito le parole dello scrittore: «Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio». Ma «il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità – ha chiosato il Papa -. Il servizio cammina a pari passo con la responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle. Quante volte, signor presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato!», il riconoscimento nei confronti di Mattarella.
Nell’analisi del pontefice, «è troppo facile scaricare sugli altri la responsabilità delle ingiustizie, se non si è convinti allo stesso tempo che ciascuno vi partecipa e che è necessaria innanzi tutto la conversione personale», ha detto citando una frase di Papa Montini. «Sono parole che mi sembrano molto attuali oggi – ha commentato -, quando viene quasi automatico colpevolizzare gli altri, mentre la passione per l’insieme si affievolisce e l’impegno comune rischia di eclissarsi davanti ai bisogni dell’individuo; dove, in un clima d’incertezza, la diffidenza si trasforma facilmente in indifferenza». Al contrario, ha aggiunto portando come esempio la testimonianza dei tanti cittadini dell’Emilia Romagna, «la responsabilità chiama ciascuno ad andare controcorrente rispetto al clima di disfattismo e lamentela, per sentire proprie le necessità altrui e riscoprire sé stessi come parti insostituibili dell’unico tessuto sociale e umano a cui tutti apparteniamo». A proposito di responsabilità, Francesco ha menzionato anche «quella componente essenziale del vivere comune che è l’impegno per la legalità», che «richiede lotta ed esempio, determinazione e memoria, memoria di quanti hanno sacrificato la vita per la giustizia; penso a suo fratello Piersanti, signor presidente, e alle vittime della strage mafiosa di Capaci, di cui pochi giorni fa si è commemorato il trentennale».
Di questa responsabilità, che è «l’opposto dell’egoismo collettivo», il presidente Mattarella è, per il Papa, «un coerente maestro». San Paolo VI, ha affermato, «sentì l’importanza della responsabilità di ciascuno per il mondo di tutti, per un mondo diventato globale. Lo fece parlando di pace – quanto è urgente oggi! -, lo fece esortando a lottare senza rassegnarsi di fronte agli squilibri delle ingiustizie planetarie, perché la questione sociale è questione morale e perché un’azione solidale dopo le guerre mondiali è veramente tale solo se è globale». Oltre cinquant’anni fa, «avvertì l’urgenza di fronteggiare le sfide climatiche, davanti alla minaccia di un ambiente che – scrisse – sarebbe diventato intollerabile all’uomo in conseguenza della distruttiva attività dell’uomo stesso che, spadroneggiando sul creato, si sarebbe trovato a non padroneggiarlo più. E precisò: “A queste nuove prospettive il cristiano deve dedicare la sua attenzione, per assumere, insieme con gli altri uomini, la responsabilità di un destino diventato ormai comune”».
Per San Paolo VI, «senso di responsabilità e spirito di servizio stavano alla base della costruzione della vita sociale. Egli – sono ancora le parole di Bergoglio – ci ha lasciato l’impegnativa eredità di edificare comunità solidali. Era il suo sogno, che si scontrò con vari incubi diventati realtà – penso alla terribile vicenda di Aldo Moro -; era il desiderio ardente che portava nel cuore e che espresse nei termini di “comunità di partecipazione e di vita”, animate dall’impegno a “prodigarsi per costruire solidarietà attive e vissute”». Per Francesco, «non sono utopie, ma profezie; profezie che esortano a vivere ideali alti. Perché di questo oggi hanno bisogno i giovani. E sono lieto, signor presidente, di farmi strumento di riconoscenza a nome di quanti, giovani e meno giovani, vedono in Lei un maestro, e soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità. Ne sarebbe lieto Papa Montini, del quale mi piace ripetere, infine, alcune parole tanto note quanto vere: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”».
29 maggio 2023