“Il racconto dei racconti”, scelta insolita di Garrone
Sul grande schermo le fiabe di Basile, in un film che rovescia il rapporto tra reale e invenzione e scava nell’immaginario popolare, restando neutro
Sul grande schermo le fiabe di Basile, in un film che rovescia il rapporto tra reale e invenzione e scava nell’immaginario popolare restando sostanzialmente neutro
Il Festival di Cannes 2015, che si è aperto il 13 maggio, rappresenta un’edizione speciale per il cinema italiano: nella sezione principale, il concorso per la Palma d’oro, ci sono tre film che rappresentano una sorta di sintesi della capacità di muoversi lungo sentieri diversi, in parallelo con il rinnovamento dell’immagine indotto dalle nuove tecnologie. Del primo, “Mia madre” di Nanni Moretti, abbiamo già parlato; ci sono poi “Youth-la giovinezza” di Paolo Sorrentino, e “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone, appena uscito nelle sale. Vedremo quello di Sorrentino, ma è facile prevedere che questo di Garrone possa essere etichettato come il più curioso e imprevedibile.
“Il racconto dei racconti” è un film in costume, ispirato a “Lo Cunto de li Cunti”, una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile (Napoli, 1575-1632) pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636. Da questa raccolta sono state scelte tre fiabe che hanno come protagoniste tre donne, colte in tre fasi della vita. Ne La regina la sovrana di Selvascura vuole a tutti i costi avere un figlio. Ci riuscirà grazie a qualche curiosa stregoneria. Ne La pulce il Re di Altomonte vuole impedire alla figlia di trovare il marito preferito, crede di esserci riuscito ma un orco rovina il suo piano legato alla pelle di una pulce gigante. Ne Le due vecchie il Re di Roccaforte conquista il cuore di quella che lui crede una bella fanciulla, la sorella vuole imitarla e accetta di cambiare pelle. Bisogna aggiungere che, nella storia della letteratura, da questa raccolta hanno preso origine, per unanime consenso, fiabe famosissime come Cenerentola, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata nel bosco. Insomma, le basi del racconto fantastico.
«Nelle fiabe di Basile – dice Garrone – ho ritrovato quella commistione tra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica». Nella nostra letteratura, e più di recente, nel nostro cinema, il fantasy non ha mai avuto grande fortuna. Anzi si fatica a trovare qualche esempio opportuno. Ne consegue che questa di Garrone si propone come una scelta insolita e azzardata, una scommessa nella quale il regista rovescia il rapporto tra reale e invenzione, mette in primo piano l’invenzione e lavora sulla metafora per toccare un maggiore coinvolgimento. Calando le storie in scenari paesaggistici di sogno e incorniciandoli in contesti pittorici di forte fascino, il film scava nell’immaginario popolare ma non raggiunge afflato onirico né dipinge scenari poetici. Anzi resta sostanzialmente freddo, neutro, lontano da una modernità solo ipotizzata. Ma forse questa indifferenza era proprio il risultato che l’autore voleva ottenere.
19 maggio 2015