In piazza del Popolo arte e solidarietà “In the name of Africa”
Nell’ambito del mese missionario straordinario, il più grande evento di pixel art urbana per la prima volta a Roma. La preghiera col vescovo Palmieri
Diecimila piatti vuoti per accendere i riflettori sulle drammatiche condizioni di 820 milioni di persone nel mondo che soffrono a causa della malnutrizione. Nell’ambito delle iniziative organizzate per il mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco, sabato 12 ottobre piazza del Popolo ha ospitato “In the name of Africa”, il più grande evento di pixel art urbana sbarcato per la prima volta a Roma. Obiettivo: sostenere lo sviluppo agricolo delle comunità africane attraverso attività di formazione sul campo e migliorare il livello di sicurezza alimentare. Giunta all’ottava edizione, l’iniziativa è stata promossa da “Cefa. Il seme della solidarietà” e patrocinata da Vicariato di Roma, Roma Capitale e dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
«Una manifestazione ambiziosa quanto gli obiettivi che intende raggiungere – ha detto don Michele Caiafa addetto del Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese -. Stride il contrasto esistente tra la sazietà di molti popoli e la fame di altri. Come incita spesso Papa Francesco, dobbiamo combattere la cultura dello scarto e recuperare quella di essere cittadini del mondo». All’ora di pranzo con il vescovo Gianpiero Palmieri, incaricato del Centro missionario diocesano, la piazza ha osservato un minuto di silenzio per fare memoria delle vittime della fame. «Mentre molte persone sono ora sedute a tavola nelle proprie abitazioni o nei ristoranti, tante altre, anche a Roma, non hanno da mangiare e frequentano le mense per i poveri – ha affermato il presule -. Dobbiamo ricordarci di quanti nel mondo non hanno cibo». Chiedendo un applauso per tutti coloro che quotidianamente condividono il proprio pasto, ha quindi invitato a fare un giorno di digiuno e a devolvere quanto si sarebbe speso per il pranzo.
Gli organizzatori di “In the name of Africa”, iniziativa da quest’anno insignita della medaglia del presidente della Repubblica, hanno lavorato dalle 5 del mattino per sistemare i piatti in un’area di circa 5mila metri quadrati della piazza sottostante al Pincio. A partire da metà mattinata turisti, cittadini, volontari, scout muovendosi al via degli animatori e in perfetta sincronia hanno capovolto a uno a uno i piatti, svelando ogni volta tre immagini. La prima: il disegno dell’Africa, per indicare che solo parlando di questo continente si può concretamente fare qualcosa per le popolazioni svantaggiate. Poi i piatti scoperti hanno svelato l’immagine di un libro aperto con una spiga di grano, grafica ideata dal fumettista Francesco Tullio Altan, per rappresentare la cultura come antidoto alla povertà. Infine, nel cinquecentenario della morte di Leonardo Da Vinci, è stata “disegnata” con i piatti la sagoma dell’Uomo vitruviano, per mettere maggiormente in risalto come la formazione agricola e la conoscenza tecnica siano mezzi fondamentali per sconfiggere la fame. Il ricavato dell’iniziativa, infatti, servirà a sostenere le attività della scuola di agraria e veterinaria di Dabaga, nel distretto di Kilolo, in Tanzania. Da 35 anni qui opera fra Paolo Boldrini, dei francescani Minori rinnovati secondo il quale una scuola di formazione è necessaria «per fare un passo in avanti rispetto alla semplice agricoltura di sussistenza e può prevenire il disagio sociale». L’obiettivo è quello di formare 160 giovani africani e desiderio di fra Paolo è quello «di permettere loro in futuro di avviare delle imprese agricole nella loro terra».
Cefa è una onlus di Bologna che da oltre 45 anni lavora per contrastare la fame e la povertà in Africa e in America Latina e solo nel 2018 ha avviato 39 progetti in 10 Paesi a beneficio di 220mila persone. «La conoscenza è il motore per la crescita e lo sviluppo – ha affermato il direttore generale Paolo Chesani -. La formazione è uno strumento per migliorare le condizioni alimentari Ecco perché puntiamo molto sulla formazione sul campo dei giovani africani ai quali insegniamo, per esempio, il corretto uso di pesticidi e fertilizzanti». Per il vicesindaco Luca Bergamo è importante «fornire alle popolazioni gli strumenti adatti per aiutarle a diventare proprietarie della loro terra e a non dipendere dalle multinazionali». Sabrina Alfonsi, presidente del I municipio, ha rimarcato che «è giunto il momento di prendere sul serio chi dice con cattiveria “aiutiamoli a casa loro”. Aiutiamoli a non patire la fame ma ad avviare un’agricoltura sostenibile».
I partecipanti hanno poi posizionato nei piatti vuoti rimasti sul pavimento della piazza una copia del libro “Leonardo Da Vinci. The name of Africa” al quale era stato legato un palloncino rosso a forma di cuore. In piazza, tra i tanti partecipanti, anche una rappresentanza africana, che comprendeva anche l’ambasciatore della Repubblica dello Zambia Joseph Katema.
14 ottobre 2019