Israele: «Il piano potrebbe non essere l’invasione di Gaza»

Continua il lancio di razzi dalla Striscia. Intanto l’esercito israeliano prepara le prossime tappe nella guerra contro Hamas. Il portavoce Hecht: «Tutti parlano dell’offensiva di terra. Potrebbe essere qualcosa di diverso». Massima allerta anche al confine nord

Non si ferma il lancio di razzi da Gaza verso Israele. Nelle ultime ore, informa il portavoce militare Daniel Hecht, sono stati presi di mira il centro del Paese e la cittadina costiera di Ashkelon, poco distante dalla Striscia. Da parte sua, Israele si prepara alle prossime tappe nella guerra contro Hamas, «ma non abbiamo detto quali piani saranno», sono ancora le parole di Hecht: «Tutti parlano dell’offensiva di terra. Potrebbe essere qualcosa di diverso».

Parallelamente, è in movimento anche la frontiera con il Libano, dove l’esercito israeliano ha reagito con l’artiglieria dopo i colpi leggeri sparati contro postazioni lungo la barriera di sicurezza tra i due Paesi. «Al nostro confine nord siamo in massima allerta», ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, dopo che nella notte è stata sventata una infiltrazione armata dal sud del Libano e prima dell’attacco odierno alla cittadina di Metulla, nell’alta Galilea. «Nella misura in cui gli Hezbollah compiranno un grave errore reagiremo con una potenza molto elevata – ha detto -. Lo Stato del Libano deve chiedersi se è disposto a mettere in pericolo il Paese per i terroristi dell’Isis a Gaza. Deve porsi questa domanda».

I bombardamenti israeliani sulla Striscia bloccano anche i convogli di aiuti umanitari fermi in Egitto, che si sono diretti oggi, 17 ottobre, verso il valico di Rafah. Centinaia i camion che si stanno dirigendo lungo la strada costiera, diretti alla frontiera con l’enclave palestinese. Anche un funzionario della Mezzaluna Rossa ha confermato che convogli umanitari si stavano radunando sul lato egiziano della città di confine: «Non ci è stato detto a che ora attraverseremo, ma ci è stato chiesto di dirigerci a Rafah. Si potrebbe dire che siamo vicini ad un accordo sull’ingresso degli aiuti e sull’uscita degli stranieri», ha detto.

Da Ginevra, Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, afferma intanto che l’ordine di evacuare il nord della Striscia dato da Israele nei giorni scorsi potrebbe configurarsi come un crimine internazionale: «Trasferimento forzato illegale di civili. Sembra – ha detto – che non vi sia stato alcun tentativo da parte di Israele di garantire un rifugio adeguato e condizioni soddisfacenti di igiene, salute, sicurezza e nutrizione agli 1,1 milioni di civili, cui è stato ordinato di trasferirsi». La preoccupazione è che «questo ordine, combinato con l’imposizione di un assedio completo su Gaza, non possa essere considerato un’evacuazione temporanea legittima ed equivarrebbe quindi a un trasferimento forzato di civili, in violazione del diritto internazionale», sottolinea la portavoce, chiedendo «indagini indipendenti e approfondite» sulle «spaventose notizie secondo cui civili che tentavano di trasferirsi nel Sud di Gaza sono stati colpiti e uccisi da armi esplosive», così come «tutte le accuse di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale».

La preoccupazione delle Nazioni Unite è anche per la disponibilità di generi alimentari nei negozi di Gaza, dove le riserve «sono di pochi giorni, forse quattro o cinque», ha avvertito la portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu Abeer Etefa, in videoconferenza dal Cairo durante un briefing per i media a Ginevra.

17 ottobre 2023