La “teologia di Caravaggio” al centro del libro di Terence Ward
Il volume presentato nella Chiesa degli artisti da Liliana Cavani e dal rettore don Insero. Passato e presente si intrecciano nella Napoli di 400 anni fa
Il volume presentato nella Chiesa degli artisti dalla regista Liliana Cavani e dal rettore don Walter Insero. Passato e presente si intrecciano nella Napoli di 400 anni fa
La storia vera di un guardiano, l’autobiografia di uno scrittore e la storia romanzata di un pittore per ricreare «la teologia di Caravaggio»: così la regista Liliana Cavani ha definito “Le sette opere di misericordia”, il quadro di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, da cui è tratto “Il guardiano della misericordia” scritto da Terence Ward, edito dalla Libreria Editrice Fiorentina. Il libro è stato presentato ieri, 11 ottobre, presso la basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli artisti. A fare gli onori di casa, don Walter Insero, rettore della basilica che affaccia su piazza del Popolo.
Il libro avrebbe potuto non esserci, allo scrittore infatti era stato rubato il computer durante la stesura ma «dopo un periodo di lutto mi sono rimesso a scrivere – ha raccontato -. Per ironia del destino, è uscito proprio durante l’Anno Santo della Misericordia». La storia, ha anticipato il rettore, conduce al Pio Monte della Misericordia, dove è attualmente custodita l’opera. Passato e presente si intrecciano nella Napoli di quattrocento anni fa, quando Caravaggio dipingeva; il trait d’union: il custode del quadro, Angelo Esposito. «È il suo lavoro – anticipa Insero – ma lui si innamora di quest’opera». Un quadro complesso, ha spiegato la regista Cavani: «È più che bello, è coinvolgente, non si può non immergersi in questo vortice di figure che attrae».
Terence Ward è un esperto di Medio Oriente ma ha voluto mettersi alla prova con la storia dell’arte. L’idea, ha raccontato, è venuta proprio dall’incontro casuale con l’opera e con Esposito una volta che lui e sua moglie, Idanna Pucci, si trovavano a girovagare per Napoli: «Alcune storie ti vengono incontro per destino, bisogna essere pronti a lasciarsi trasportare» ha aggiunto, raccontando di come il quadro avesse rapito lui ma prima il suo guardiano, fondamentale per dare il via alla narrazione, che, ha continuato l’autore, prende molto spunto anche dalla storia personale di Angelo.
Il guardiano diventa così esso stesso simbolo della misericordia, come i protagonisti del quadro: «Istituendo l’ottava opera di misericordia, la cura del creato – ha detto Ward -, Papa Francesco ha istituito un’opera di misericordia moderna che ci spinge alla solidarietà intergenerazionale: custodire per le generazioni future, come fa il custode Angelo». Non solo simbolo, ma, secondo Cavani, sacerdote di questo concetto religioso: «Fondamentale l’incontro con il custode, guardiano della misericordia, con cui si crea un’intesa fortissima, che diventa tramite verso il significato del quadro».
12 ottobre 2016