«L’abitudine di tornare» in teatro di Carmen Consoli
Tappa a Roma, il 20 gennaio all’Auditorium della Conciliazione, per la “cantantessa” catanese, con un nuovo album e tante storie da raccontare
Tappa a Roma, il 20 gennaio all’Auditorium della Conciliazione, per la “cantantessa” catanese, con un nuovo album e tante storie da raccontare
La vedremo impegnata tra cambi di scena, natura e racconti, in un viaggio suggestivo e inedito per lei, la “cantantessa” come è stata soprannominata 20 anni fa, all’inizio della sua carriera. Intanto, “Confusa e felice” (brano del 1997, da annoverare nella storia del Festival di Sanremo nella deludente categoria che elimina i successi discografici e fa vincere quelli che non vendono) è un binomio entrato nel linguaggio popolare e Carmen Consoli, dopo un periodo di assenza dalle scene musicali, da un anno a questa parte è tornata in classifica e in tour.
A Roma salirà sul palco dell’Auditorium della Conciliazione il prossimo 20 gennaio e colmerà la scena con la sua innata, calda ma asciutta presenza e con la sua musica, non molto diversa dagli esordi, ma sicuramente più consapevole, per riproporre vecchi successi e brani dell’ultimo album “L’abitudine di tornare”, pubblicato nel gennaio dello scorso anno.
Ascoltando quest’ultimo lavoro, tra rock e ballate, con un pizzico di elettronica, ci rendiamo conto di quanto le sue storie e i siparietti raccontati nelle sue canzoni siano mancati. Tornata dopo 5 anni in grande spolvero, quindi, grazie al suo essersi calata nella normalità di una vita fatta di poppate al figlio oggi duenne e di file al supermercato, di incontri per le strade di Catania, di dolori – come quello per la perdita del padre e di gioie quotidiane.
“L’abitudine di tornare”, come si intitola – e come racconta, parlando di un tradimento – la canzone che apre l’album, non è esattamente una buona cosa, ma ci cala in un’atmosfera molto reale. Poi ci sono sprazzi autobiografici, sempre filtrati ad arte, in “Ottobre” e “Sintonia imperfetta” dove Carmen canta «L’amore ai tempi dei miei nonni era sognante»; e temi forti, come l’attualità di “Eco di sirene”, o “Esercito silente”, un affresco di una Palermo dove si vive nell’omertà («Chissà se il buon Dio perdonerà il silenzio»), la disoccupazione e il dramma di una famiglia costretta a vivere in macchina in “E forse un giorno” («Mio marito non lavora da un po’ e insieme al sorriso ha detto addio a salute e dignità»), gli sbarchi e la relativa «furia mediatica» di “La notte più lunga”, la violenza contro le donne ne “La signora del quinto piano”, brano ironico ma decisamente amaro, scelto dal Telefono Rosa per una campagna di sensibilizzazione.
Tutti brani che, nella dimensione teatrale saranno ancor più intensi. Con la voce e la chitarra di Carmen – e probabilmente anche il basso, che ha imparato a suonare ultimamente -, sul palco ci saranno amici e musicisti storici come Massimo Roccaforte alla chitarra, Roberto Procaccini – affermatissimo tastierista (e produttore) della scena romana, Fiamma Cardani alla batteria e Luciana Luccini al basso – che l’hanno già accompagnata nei due tour de “L’abitudine di tornare”, e anche Adriano Murania – eccellente polistrumentista e primo violino del Teatro Bellini di Catania, Valentina Ferraiuolo – tamburellista del progetto le Malmaritate, prodotto dalla Narciso, e Claudia Della Gatta – violoncellista avvezza alle incursioni teatrali. Il disegno e la scena sono di Paolo Fossataro.
Dall’uscita dell’album, le nuove canzoni hanno già girato la penisola, ma nella versione teatrale, l’atmosfera sarà più intima, benché l’organico si sia arricchito di strumenti e le platee siano sempre piene di fans, conquistati con pochi, ma intensi album. Anche la scenografia, tra vita familiare e fantastica rispecchierà la voglia di raccontare in toni intimi. Ci saranno pedane concave come libri su cui gli strumenti acustici suonano come sospesi nell’aria; specchi che riflettono la platea inglobandola nella scena; tantissime piante, tracce di una natura che irrompe nella quotidianità.
15 gennaio 2016