L’addio del “popolo della strada” a don Di Liegro

Ottobre 1997, i funerali del direttore della Caritas diocesana con Ruini a San Giovanni in Laterano

Ad aspettarlo c’erano soprattutto loro, i poveri. E all’arrivo della salma di Monsignor Di Liegro, mercoledì mattina per le esequie solenni, la Basilica di S. Giovanni era già stracolma di persone. C’erano i suoi familiari (il fratello 73enne e le due sorelle, con la nipote Gina), gli amici, i collaboratori, coloro che lo avevano conosciuto, quelli che ne avevano solo sentito parlare, e poi volontari, operatori delle strutture Caritas, semplici cittadini. Oltre 5.000 persone. Ma c’erano soprattutto loro, i “senza diritti”, quelli a cui don Luigi aveva dedicato tutta la vita, a cui aveva restituito dignità e speranza.

Dopo i canti gospel di Harold Bradley, amico dello scomparso, ha preso la parola per primo don Elvio Damoli, direttore della Caritas italiana. «Don Luigi è stato un uomo scomodo. Quando bisognava alzare la voce contro le omissioni sociali – lo faceva con energia. Senza guardare in faccia nessuno». è seguito il ringraziamento di Claudio Cecchini, vicedirettore della Caritas, a Monsignor Di Liegro, di cui ha ricordato «la generosità nell’impegno e lo zelo apostolico».

La celebrazione eucaristica, seguita con partecipazione interiore dai fedeli, è stata presieduta dal Cardinale Ruini, con cui hanno concelebrato il Cardinale Canestri, una ventina tra Arcivescovi e Vescovi e circa 200 sacerdoti. Molte le autorità presenti. Le intenzioni della preghiera dei fedeli sono state lette dai volontari e dagli utenti delle strutture Caritas, tra cui un ospite della casa di Villa Glori. La nipote Gina, con cui don Luigi viveva, ha letto commossa un passo del libro della Sapienza.

«Don Luigi – ha detto il Cardinale Ruini – è stato e ha voluto rimanere, sempre, un uomo povero, un prete povero, perché ha voluto essere, con genuina coerenza, con i poveri e anzitutto con Cristo povero. Questa scelta affondava le radici nell’infanzia – ha proseguito – dove egli aveva conosciuto e cominciato a comprendere la povertà. La scelta si è approfondita ed ha assunto maggiore spessore attraverso l’esperienza di lavoro in miniera con i nostri emigrati in Francia ed in Belgio».

«A don Luigi si deve molto – ha sottolineato il Cardinale Vicario – non solo nell’ideazione e realizzazione del Convegno del 1974 sulle attese di carità e giustizia nella Diocesi, ma in tutta la progettazione ed organizzazione di quel nuovo impianto del Vicariato e dell’articolazione territoriale della Diocesi che ha avuto un ruolo fondamentale nel dare alla Chiesa di Roma una più chiara consapevolezza ed una più concreta fisionomia diocesana. E di questi sviluppi pastorali don Luigi ha voluto essere non solo architetto, ma concreto operaio, condividendo per quanto gli era possibile il servizio dei parroci di Roma».

Alla guida della Caritas, Monsignor Di Liegro aveva realizzato centri d’ascolto, mense, dormitori, poliambulatori, case per gli ammalati di Aids, la fondazione anti-usura ed altre iniziative al servizio degli immigrati e di tutti i poveri di Roma. Tra le tante corone di fiori, quella dei detenuti di Rebibbia. Un modo di partecipare anche per coloro che erano lontani dalla basilica, ma vicini al dolore di tutta la comunità ecclesiale.

«Don Luigi – ha concluso il Cardinale Vicario – è stato l’anima della Caritas di Roma e l’animatore di una grande e multiforme corrente di volontariato. Egli ha creduto che la fraternità e solidarietà possano e debbano mobilitare ogni coscienza ed ogni istituzione, e perciò ha cercato e promosso la più ampia collaborazione, nel servizio ai poveri, con gli organi civili, pubblici e privati. Don Luigi ha rappresentato, con singolare efficacia, il volto autentico della Chiesa di Cristo».

Dopo la benedizione della salma da parte del Cardinale Ruini, il feretro è stato condotto fuori dalla chiesa tra gli applausi scroscianti. Il corteo funebre si è poi diretto verso il Verano. Don Luigi riposerà nella tomba del clero romano. (di David Murgia)

19 ottobre 1997