Dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec) arriva una risposta a tre documenti pubblicati dalla Commissione a giugno in materia di difesa europea. La Cec chiede all’Ue di «non creare le possibilità per una militarizzazione del suo bilancio e delle sue strutture» ma, al contrario, di «rafforzare il suo ruolo come attore di pace e riconciliazione attraverso strumenti non militari». Nel documento diffuso ieri, martedì 11 luglio, si esprime quindi contrarietà alle proposte della Commissione e ai finanziamenti per un programma europeo di sviluppo industriale per la difesa, perché potrebbero «trasformare l’Ue in un’alleanza militare».

Questi incrementi di finanziamento militare, osservano i responsabili delle Chiese, «hanno effetti negativi sulla sicurezza, mentre livelli simili d’investimenti in altri settori contribuiscono ad aumentare la riconciliazione, la stabilità e la prosperità, che sono alla base della sicurezza». Di qui l’invito all’Ue a rafforzare, come progetto di pace, «il suo lavoro di prevenzione e risoluzione dei conflitti» perché essa stessa è «un esempio di ciò che può essere fatto attraverso mezzi non militari per costruire un’Europa pacifica, stabile e prospera». L’Ue dedichi quindi tutta la sua attenzione alla «disoccupazione giovanile, allo sviluppo economico regionale e alle questioni sociali, in particolare nell’Europa orientale e meridionale». La Cec invita le sue Chiese a «impegnarsi con i governi nazionali in una discussione critica sul loro ruolo nel futuro sviluppo delle politiche di difesa dell’Ue».

12 luglio 2017