Le disuguaglianze, un circolo vizioso

Nelle economie avanzate il reddito dell’1% più ricco della popolazione cresce tre volte più veloce rispetto a quello del resto della popolazione. Il dato dell’Italia

Uno dei motivi dell’insostenibilità dei sistemi economici attuali è l’aumento delle disuguaglianze a livello globale e all’interno dei Paesi. Branco Milanovic, grande studioso di questi temi, sostiene che la globalizzazione abbia fatto aumentare le disuguaglianze nei Paesi più ricchi, facendo concentrare le ricchezze nelle mani di pochi. Nelle economie avanzate (dati Fondo monetario internazionale) il reddito dell’1% più ricco della popolazione cresce tre volte più veloce rispetto a quello del resto della popolazione. Nel 2017 lo stipendio medio di un amministratore delegato di una grande azienda multinazionale inglese era 145 volte più alto del salario medio nazionale.

Muhammad Yunus, inventore del microcredito moderno, così si esprime nel suo ultimo libro: «La parola disuguaglianza è inadeguata a descrivere questa situazione, insostenibile e inaccettabile. Se voleste descrivere la differenza tra formiche ed elefanti, certamente non usereste il termine disuguaglianza!». Le crescenti e insostenibili disuguaglianze sono anche le cause delle rivolte di questi giorni in Ecuador e in Cile. Soprattutto il Cile sta diventando il Paese simbolo di un liberismo incontrollato, che ha portato all’inesistenza di garanzie sociali e a un aumento vertiginoso delle disuguaglianze. Angus Deaton, premio Nobel per l’economia, si interroga sulle cause e sulle conseguenze della disuguaglianza e si chiede: è proprio vero che il mondo migliora se pochi guadagnano un sacco di soldi e tutti gli altri ne guadagnano pochi o nulla, anche se non stanno peggio economicamente rispetto al passato? «Quando si arriva al punto in cui una sola persona possiede una parte enorme della ricchezza di un Paese, che cosa può impedire a quella persona di imporre la propria volontà a tutta la nazione? Implicitamente o esplicitamente i suoi desideri diventano legge», scrive Yunus.

Il progresso economico porta con sé disuguaglianza. E questa non porta a maggior benessere, nella maggior parte dei casi. Perché innesca un circolo vizioso che mina le pari opportunità. Negli Stati Uniti, dove la disuguaglianza è abbastanza alta, nel 50% dei casi il reddito dei figli è determinato da quello dei genitori ed è fortemente e positivamente correlato ad esso. Questo significa che non ci sono pari opportunità per tutti, e chi parte svantaggiato vede aumentare il proprio svantaggio nel corso del tempo. Anche in Italia i dati mostrano lo stesso trend: la metà più povera della popolazione vede costantemente diminuire la propria ricchezza, mentre il 10% più ricco continua ad aumentare le sue quote e oggi possiede più della metà della ricchezza nazionale. Il tema non è facile da affrontare, diversi studiosi avanzano proposte che per essere applicate richiederebbero una grande cooperazione internazionale: dalla tassazione progressiva dei capitali a misure di reddito minimo da garantire, all’armonizzazione fiscale tra Paesi. È importante, però, che aumenti la consapevolezza sull’urgenza di agire. (da Roma Sette del 27 ottobre 2019)

11 novembre 2019