A Santa Maria del Rosario, dove «arriva il dolore profondo dell’uomo»

Nella comunità 7 consacrate, dai 36 agli 88 anni, tutte italiane tranne una. La benedizione del cingolo di san Domenico per le donne che non riescono ad avere figli

«Quando siamo tristi, soli, amareggiati lo spirito si accasc­ia e il corpo diventa fragile. E allora si va dallo psicologo ma può fare ben poco se dietro non c’è la preghiera e la vita cristiana». A parlare sono le​ monache di Santa Maria del Rosario, riunite tutte insieme, per raccontare la loro vocazione e la loro esperienza. Era il 14 agosto 1931 quando si trasferirono dal ​ monastero dei San­ti Domenico e Sisto, sul colle Quirinale, all’ex parrocchia della Madonna del Ro­sario, a Monte Mario. Le origini del monastero risalgono ai tempi della predicazione di san Domenico. Fu lui stesso a fondarlo, il 28 febbraio 1221. «Siamo nati per la gioia, Dio ci vuole felici. Le soluzioni al dolore dell’uomo ci sono ma si trovano se ci lasciamo guidare dal discernimento e abbandoniamo le logiche umane. Attenzione alla volontà perversa: spesso quello che desideriamo è ciò che ci conduce verso il male. Per questo serve la preghiera che ci fa comprendere la volontà di Dio ed evita il nostro male», dicono le monache. Parole che sono sempre più controcorrente rispetto «a una logica del calcolo: io faccio questo e tu mi dai quello. Dobbiamo imitare l’amore di Dio: dare gratuitamente senza chiedere nulla in cambio». ​

Chi bussa alla vostra porta? «Il monastero è un luogo che aiuta l’apertura del cuore: apparentemente chiuso, spalanca orizzonti interiori e molte persone ritrovano loro stesse e, quindi, la gioia. Qui arriva il dolore profondo dell’uomo, cerchiamo di sanare le ferite del cuore». Qualche esempio? «Arrivano molte coppie. Ricordo una donna ossessionata dalla gelosia verso suo marito. Viveva di fantasie istigate anche dalle amiche. L’aiuto spirituale e la preghiera l’hanno portata a superare le sue paure e a vedere la realtà: non c’era alcun motivo di essere gelosa. Ricordiamo anche un’altra ragazza disperata – prosegue il racconto delle monache -:​ l’abbiamo portata da Gesù, le abbiamo regalato un bambino Gesù e le abbiamo detto di custodirlo e ha​ ritrovato la gioia. Così una coppia che non riusciva ad avere figli. Quando hanno trovato la pace grazie alla preghiera, i bambini sono arrivati. Hanno tre figli».

La madre superiora, suor Maria Angelica, spiega che c’è una tradizione per cui in convento si benedice il cingolo di san Domenico per le donne che hanno difficoltà ad avere figli. «Se ci affidiamo a Dio tutto è possibile. Ma non dobbiamo mai fermarci . Ogni giorno è un costante lavoro su noi stessi. Siamo pieni di imperfezioni ma se ci affidiamo a Dio possiamo superare i tanti limiti umani, avere più misericordia verso gli altri e costruire relazioni migliori». Invece spesso vince l’indifferenza. «Viviamo come se Dio non ci fosse e lo si cerca dove non c’è: questa è la strada dell’infelicità», dice ancora la superiora, che spiega: «I ragazzi cercano l’amore mondano, ses­suale, il vizio, ​ la ricchezza e il piacere fine a se stesso. Ma questo è un inganno. L’amore di Dio è fecondo, portatore di gioia, guarisce la tristezza, che è un male oscuro che uccide l’anima e la volontà».

Per la comunità quello attuale è un tempo dove tutto è ribaltato. «Il vizio è virtù e la virtù è vizio. Il parametro è apparire, essere visibili, far sì che si parli di noi. I buoni e i belli sono quelli che si mostrano mentre sono considerate tristi le persone che non si sballano. Questa fame spasmodica di ogni tipo di “fama” mostra quanto l’uomo sia affamato di amore. Manca in famiglia, in strada, nel lavoro. Invece Dio ci ama uno a uno e questa verità dà un senso nuovo alla vita di ognuno».​ Nel rumore interiore è difficile cogliere la voce di Dio: «Lui chiama oggi come ieri ma è più difficile sentire la sua voce perché parla nel silenzio e nel​ raccoglimento e la nostra società è malata di superficialità e dispersione», osserva la comunità formata da sette monache con un’età compresa tra gli 88 e i 36 anni. Sono tutte italiane, tranne una slovacca. E commentando ​ la loro scelta di vita ci dicono: «Noi siamo state scelte da Gesù. Per questo abbiamo rinunciato al matrimonio perché si può vivere senza sesso ma non senza amore».

30 gennaio 2020