Le unità di strada del Campidoglio contro la prostituzione minorile maschile
Al via il progetto, in sinergia con Intersos e Digivis, finanziato dall’Ue. Il sindaco Raggi: «Consentirà il recupero e il reinserimento di tanti “invisibili”»
Un’unità di strada interamente dedicata al contrasto alla prostituzione minorile maschile. È il progetto “Rest” che prende il via oggi, 30 novembre, nella Capitale, frutto della sinergia tra l’amministrazione capitolina e l’organizzazione umanitaria Intersoso e Digivis, certificato e finanziato dall’Unione europea per una cifra pari a 345mila euro nell’arco di 18 mesi, a partire dal 2 novembre 2020.
Quello della violenza sessuale di genere sui giovani uomini, spiegano dal Campidoglio, è un fenomeno «meno conosciuto e sottostimato. Spesso non viene neanche denunciato alle istituzioni responsabili del sistema di accoglienza e integrazione e le vittime non denunciano per paura dello stigma che ciò comporterebbe». A raccontarlo, bastano i numeri: dal 2014 più di 70mila minori stranieri non accompagnati sono arrivati in Italia via mare, 60mila dei quali sono divenuti maggiorenni. Secondo il ministero italiano del Lavoro e delle politiche sociali, a dicembre 2019 erano 5.383 i minori stranieri non accompagnati ospitati in strutture ricettive, per lo più maschi (94,8%), di 17 anni di età (61,5%). Quando diventano maggiorenni, la maggioranza dei minori stranieri non accompagnati perde il diritto all’accoglienza, divenendo così più esposta a esclusione sociale e rischio di sfruttamento lavorativo e sessuale. «Questi giovani uomini sfruttati – si legge nella nota diffusa da Roma Capitale – rappresentano un settore della popolazione migrante difficile da raggiungere per diverse ragioni: ambiente criminale che previene le loro denunce o la loro ricerca di aiuto, paura di potenziali vendette verso i familiari rimasti nel Paese di origine, la durata dei procedimenti burocratici e la mancanza di un supporto integrato appropriato».
Nelle parole del sindaco Virginia Raggi, la nuova iniziativa è «allo stesso tempo rivoluzionaria e fondamentale per una fascia di persone ai margini della società e dei servizi, che in molti casi rappresentano dei veri e propri invisibili. L’amministrazione – prosegue -, grazie a un lavoro di profonda sinergia con l’Unione europea e con Intersos, avvia un percorso che consentirà di recuperare e reinserire tantissimi minorenni, sottraendoli letteralmente alla strada, alla criminalità, allo sfruttamento. Determinante è la comunicazione con questi ragazzi, grazie al contatto diretto sulle strade della città ma anche tramite un’attività sui social che permetterà di interagire con loro in qualsiasi momento»
Fanno parte di questa prima unità mobile 2 operatori con competenze in mediazione culturale e linguistica, 1 “case manager”, un medico. Il programma di intervento prevede due uscite settimanali negli insediamenti informali individuati, secondo un calendario operativo prestabilito, che potrà subire modifiche in base alle necessità. Le attività comprenderanno anzitutto il monitoraggio dei principali punti di aggregazione su strada di minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni esposti a sfruttamento ma anche l’informativa sui diritti e i servizi disponibili sul territorio e un’informativa specializzata per persone sopravvissute a violenza sessuale. Da ultimo, è previsto anche il rinvio a Intersos e ai servizi sociosanitari sul territorio.
Dal Campidoglio rendono noto che il progetto utilizzerà il web ed i social per promuovere i servizi e i protocolli adottati. L’obiettivo: «Sostenere l’inclusione e offrire rifugio ai giovani migranti a rischio sfruttamento sessuale ma anche lavorativo o comunque a rischio di devianza». L’iniziativa, spiega la delegata del sindaco all’Inclusione Monica Rossi, consente di «conoscere in modo articolato un fenomeno sempre sottostimato» e di «intervenire in modo operativo per fronteggiarlo e contrastarlo». A essere innovativa, nell’analisi di Rossi, è la modalità. «La gran parte degli interventi – spiega infatti – si è sempre concentrata solo sui giovani, senza affrontare anche la catena dei servizi e degli attori dell’accoglienza in maniera standardizzata e integrata. In questo modo, ai progetti manca un approccio globale che tenga conto anche del contesto informale sociale e di quello del gruppo di pari. Noi invece – rileva – affrontiamo la questione con approccio scientifico, puntando su una vera e propria griglia di analisi e valutazione. Questo metodo costituirà il vero valore aggiunto».
Il progetto, sottolinea Cesare Fermi, direttore dell’Unità Migrazioni di Intersos, «nasce da dieci anni di esperienza al fianco dei minori soli e aggredisce uno degli ambiti di maggiore violenza ed esclusione che derivano dall’invisibilità». In questi 10 anni «abbiamo assistito oltre 6mila minori costretti a vivere in strada, con un impegno che inizia nel 2011 con il centro A28 dedicato all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in transito e prosegue oggi con Intersos 24, un centro polifunzionale dedicato all’accoglienza protetta, all’accesso alle cure mediche e all’inclusione sociale che abbiamo inaugurato nel 2017 a Torre Spaccata. Avere le istituzioni al nostro fianco su un tema così delicato – conclude – è per noi un valore aggiunto».
In concreto, “Rest” farà leva su canali social dedicati e multilingue in grado di raggiungere direttamente, tramite messaggi mirati, i giovani “sommersi” e isolati già presenti nel nostro Paese e quindi difficilmente raggiungibili con contatti diretti. La strategia di informazione e comunicazione però non sarà rivolta solo a loro ma anche ai ragazzi che si trovano ancora nei Paesi di origine, che hanno deciso di affrontare i pericolosi viaggi verso l’Europa e che sono del tutto inconsapevoli riguardo i rischi cui incorrono durante il loro percorso. Attraverso le strategie di comunicazione on line e social si punta a raggiungere, con messaggi informativi, almeno 1 milione di account di giovani minori o comunque giovani sino a 21 anni dei principali paesi di emigrazione verso l’Italia.
30 novembre 2020