L’impegno delle associazioni “Per una Repubblica libera dalla guerra”

Ac, Acli, Focolari, Apg23 e Pax Christi propongono un incontro dedicato a scelte concrete di pace, «ancora più significativo alla luce degli scenari di guerra di questi giorni», e tornano a chiedere l'adesione dell'Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari

«Quali sono oggi gli ostacoli che nella nostra società impediscono la presa di consapevolezza della reale minaccia dell’apocalisse nucleare denunciata da Papa Francesco? Quali percorsi e azioni credibili possiamo condividere per poter incidere sulle scelte strategiche di contrasto alla guerra da parte del nostro Paese?». Per rispondere a queste domande, Azione cattolica, Acli, Movimento dei Focolari, Comunità Papa Giovanni XXIII e Pax Christi promuovono un incontro, sabato 26 febbraio alle 10, sul tema “Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari”. Un’occasione di riflessione e di dialogo aperto, approfondimento teologico e discernimento voluta dai promotori dell’Appello a favore dell’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari.

«Ci ritroveremo per riflettere sulle radici della pace alla luce della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, e per rinnovare l’impegno per scelte concrete di pace. Ci troveremo alla Domus Mariae, in va Aurelia 481, dalle 10 alle 13, per confrontarci assieme alle oltre 40 associazioni cattoliche che la scorsa primavera hanno firmato il documento in cui si chiede al governo italiano di aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari», scrivono in una nota congiunta il presidente nazionale di Ac Giuseppe Notarstefano, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, i responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia Cristiana Formosa e Gabriele Bardo e il vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi.

Un appuntamento, quello di sabato, che si collega idealmente con lo «storico evento» che in contemporanea vedrà riuniti a Firenze vescovi e sindaci del Mediterraneo nel segno della profezia di pace di Giorgio La Pira, evidenziano i promotori, che invitava «a trasformare le armi distruttive in strumenti edificatori di pace e di civiltà» e ad «abbattere i muri per costruire ponti». Sia l’incontro di Roma che l’appuntamento di Firenze, si legge ancora nella nota, «assumono ancora più significato alla luce di quanto stiamo vivendo in questi giorni con angoscianti scenari di guerra che minacciano il cuore dell’Europa. Tale situazione interpella fortemente la coscienza di ognuno nell’essere autentico costruttore e artigiano di pace». Il riferimento naturalmente è alla crisi in corso tra Ucraina e Russia, sulla quale da un lato sono al lavoro in queste ore le diplomazie di tutto il mondo, nel tentativo di comporre le divisioni, mentre dall’altro, contemporaneamente, si muovono uomini e mezzi militari, italiani compresi, e anche l’Onu denuncia: «Il rischio di un grande conflitto è reale». Nuovi scenari di guerra infatti potrebbero non riguardare solo Mosca e Kiev. Proprio per questo, evidenziano i promotori dell’iniziativa, «sono i popoli d’Europa a essere chiamati in causa per far sentire la loro voce contro la guerra, dopo che per due volte, nel corso del XX secolo, il nostro continente è stato origine di un conflitto devastante che si è poi propagato a tutto il mondo».

L’incontro alla Domus Mariae – che sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube dell’Azione cattolica italiana – si aprirà con il saluto iniziale del presidente di Ac Notarstefano. A seguire, gli interventi del vescovo Ricchiuti, di Maria Bianco, del Coordinamento delle teologhe italiane, e di Maurizio Simoncelli dell’Archivio Disarmo di Roma. Spazio quindi agli interventi di diversi responsabili di associazioni e realtà del mondo cattolico italiano, per rinnovare il proprio impegno per dire “no” alla guerra e alle bombe nucleari. Al termine dell’incontro sarà rilanciato l’invito al governo e al parlamento italiano ad affrontare la questione dell’adesione al Trattato di proibizione delle armi nucleari – che rende illegali, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari -, come richiesto dalla società civile con la campagna “Italia ripensaci”. L’Italia infatti, in contrasto con il dettato costituzionale secondo cui il Paese «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (articolo 11), non ha firmato il Trattato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, nel 2017, né lo ha successivamente ratificato. Il risultato, ricordano dall’Azione cattolica, è che «ancora oggi in Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti una quarantina di ordigni nucleari (B61) e che nella base di Ghedi sono state ampliate le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12). Lavori che hanno fatto seguito alla decisione del nostro Paese di impegnarsi ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi alla loro operatività».

Le voci delle associazioni si alzeranno dunque per ribadire che la guerra, sempre e comunque un fratricidio, «un oltraggio a Dio e all’uomo», è un’opzione che va tolta dalle agende della politica per fare spazio alla diplomazia e al confronto.

23 febbraio 2022