Maggio 2003, i 50 anni di episcopato di Cunial

«Carità ed Eucarestia, ecco la mia vita». Negli anni ’30 le Messe nella stalla tra la gente dell’Agro Romano

Compirà 98 anni a novembre e ieri ha celebrato 50 anni di Episcopato con una solenne Messa presieduta a San Giovanni della Pigna. è l’Arcivescovo Ettore Cunial, che per l’occasione ha ricevuto messaggi di auguri anche da parte del Santo Padre e del Cardinale Vicario, il quale lo ha ricordato per il servizio reso alla Diocesi di Roma nei suoi cinquant’anni di ministero episcopale di cui, come si legge, «i primi anni a servizio diretto della Diocesi in qualità di Vicegerente per la periferia dell’Urbe.

Nel 1930, anno seguente la sua consacrazione sacerdotale nella Diocesi di Treviso, il Vescovo Longhin lo mandò subito nella Capitale, nella zona dell’Agro Romano. «Ricordo la povertà delle persone che vivevano in quella zona – racconta Monsignor Cunial –. Celebravamo la Messa in una stalla e la gente aveva bisogno di tutto». L’esperienza è rimasta indelebile nella memoria dell’Arcivescovo, che si sofferma con nostalgia sui tre anni passati lì. Anche se le difficoltà sono state tante – ricorda con commozione –, quando ho lasciato quella comunità avevo le lacrime agli occhi e anche 3.000 lire di debito con l’oste che mi dava da mangiare. Naturalmente, dopo il mio trasferimento, gli ho restituito il dovuto».

Ansioso di raccontare gli anni che lo videro parroco di Santa Lucia alla Circonvallazione Clodia, Monsignor Cunial fa solo un rapido accenno ai quattro anni passati al Seminario Minore, del quale, dice, «ho seguito tutti i lavori di costruzione non tralasciando mai i problemi sociali che attanagliavano il quartiere».

A dispetto dell’età, l’Arcivescovo dimostra un forte temperamento e una memoria che lui stesso definisce “feroce”, come risulta dai tanti ricordi che affiorano nel racconto dei 17 anni a Santa Lucia. «Mi mandò lì l’allora Cardinale Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani, un esempio per me e per tutti quelli che lo hanno conosciuto».

Quando arrivò, la chiesa parrocchiale era stata appena eretta e la sua comunità, dislocata su un territorio piuttosto vasto, contava più di 20.000 abitanti. Con i parrocchiani si instaurò subito un forte “feeling” nelle tante iniziative organizzate. «Fondammo subito quattro diverse organizzazioni di carità che si occupavano di tutte le esigenze delle famiglie povere. Promuovemmo poi le cosiddette “comunità di palazzo”: ogni mese mi incontravo con gruppi di famiglie di uno stesso palazzo. Queste riunioni erano l’occasione per fare catechesi e per pregare con i parrocchiani. Al termine di goni incontro proponevo un “impegno di carità condominiale” per il mese, alla fine del quale celebravo una Messa con tutti i condomini, in una sala del palazzo».

Durante il suo ministero a Santa Lucia Monsignor Cunial è stato anche responsabile nazionale e internazionale degli Scout. «Papa Paolo VI – ricorda – mi chiese di esercitare questo servizio che per 15 anni mi ha portato in giro per il mondo e mi ha permesso di conoscere capi-scout eccezionali, veri esempi di carità cristiana».

Ma nel cuore dell’Arcivescovo – che alla carità riserva un posto speciale anche grazie al suo incarico di assistente ecclesiastico del Circolo San Pietro – c’è soprattutto la sua attenzione all’Eucarestia, alla celebrazione, come elemento di primo piano del suo ministero sacerdotale. Ne è prova il fatto che tuttora il novantottenne Arcivescovo, ogni domenica alle 17, celebra la Messa nella chiesa di San Francesco alle Stimmate a Largo Argentina. «Nonostante le mie quattro malattie mortali, il Signore ha voluto che vivessi per celebrare. I sacerdoti – sottolinea Monsignor Cunial – devono essere sempre consapevoli di questo: nella celebrazione si fa catechesi perché il mistero di Gesù, rivelandosi, dà alle persone la gioia di un credo consapevole». (di Claudio Tanturri)

18 maggio 2003