Maradiaga: «La rivoluzione di Francesco? Si chiama Vangelo»

Il cardinale honduregno, protagonista di un incontro a San Tommaso Moro, racconta la sua amicizia con il Papa: «Lui cerca il dialogo con tutti»

Il cardinale honduregno, protagonista di un incontro a San Tommaso Moro, racconta la sua amicizia con il Papa: «Lui cerca il dialogo con tutti» 

Dalla scelta di abitare a Santa Marta alle ragioni che hanno ispirato importanti riforme delle istituzioni vaticane. Da uno dei più stretti collaboratori del Papa, il ritratto di un volto inedito di Jorge Mario Bergoglio dipinto su una tela fatta di telefonate e incontri personali. L’autore è Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del C9, il Consiglio dei cardinali che collabora col Papa nella riforma della curia romana.

Il cardinale honduregno, venerdì 10 febbraio, ha visitato la parrocchia di San Tommaso Moro e ha incontrato i gruppi che operano in quella realtà, dai più giovani agli universitari, da chi frequenta la scuola di formazione politica agli adulti. A lui il compito di rispondere a una domanda su tutte: “La Chiesa al tempo di Papa Francesco: Riforma o rivoluzione?” «Il titolo di quest’incontro può sembrare provocatorio ma noi lo sentiamo molto forte: siamo investiti da questo magistero che ci ha portato a cambiare mentalità – ha spiegato il parroco, monsignor Andrea Celli -, sentiamo che c’è un’ecclesiologia di maggior comunione, una forza evangelizzatrice che ha cardine in due parole: apertura e coraggio. Tutto questo è riforma, rivoluzione o qualcos’altro?».

Per rispondere, Maradiaga richiama un’intervista rilasciata dal Papa al quotidiano spagnolo El Pais. E afferma che «la rivoluzione di Francesco è quella propria del Vangelo che viene a cambiare noi, i nostri cuori, la nostra mentalità per altri orizzonti, per altre mete». Bergoglio e Maradiaga sono legati da un’antica amicizia nata nell’ambito del Consiglio episcopale latinoamericano e rinnovata dai numerosi incontri degli ultimi anni. Il primo dopo l’elezione di Bergoglio risale al 17 marzo 2013.

«Mi ha invitato a pranzo, nel piccolo refettorio di Casa Santa Marta. Voleva parlarmi dell’appartamento del Palazzo apostolico. Mi ha detto: “Senti, sono andato lì sopra, è come un imbuto, la gente entra col contagocce. Io non posso vivere lì, ho bisogno della gente. Allora ho deciso di abitare qui a Santa Marta. Che ne pensi?”. Ho risposto che mi sembrava una cosa interessante. Lui è un pastore che è cresciuto in mezzo alla gioventù e in mezzo alla gente. A Santa Marta ha una grandissima libertà. Pensate alle Messe, ogni giorno riceve tra le 80 e le 100 persone».

La rivoluzione, secondo Maradiaga, è cominciata con la scelta del nome Francesco: «Disse che si voleva chiamare così perché voleva una chiesa povera e per i poveri. Lui è un testimone della povertà». Poi, i suoi gesti: «Non sono artificiali, sgorgano dal cuore di un pastore con l’odore delle pecore». E, a seguire, la riforma della costituzione Pastor Bonus, che determinava l’organizzazione della curia fino al 2013, con l’aiuto di un Consiglio di cardinali: «Aveva già in mente chi scegliere. Si parlava dell’esigenza di quest’organo nelle riunioni preconclave, perché il Papa a volte non era ben informato».

Finora sono state 18 le riforme compiute. «Uno dei criteri è quello di una curia più agile, riducendo il numero dei dicasteri». Ma la riforma più difficile, racconta Maradiaga, è stata quella dell’economia. «Fu subito chiaro che era necessaria una Segreteria per l’economia. Si è fatta e poi si è riformato lo Ior, dove non tutto era buono. Adesso l’economia del Vaticano segue tutte le norme dell’Unione europea, anche la trasparenza e la vigilanza». Altra riforma, quella della comunicazione: «C’erano 7 isole ognuna per conto proprio. La Radio Vaticana aveva 364 impiegati e un deficit di 26 milioni all’anno. Dall’anno prossimo il bilancio non sarà più in perdita».

Alcune posizioni di Francesco
gli hanno creato ostilità all’interno e all’esterno della curia: «Il Papa ci insegna a vivere anche la contraddizione in pace. Lui cerca il dialogo con tutti», ha detto Maradiaga raccontando di un incontro tra Francesco e il cardinale Burke, uno dei quattro firmatari dei dubia. Un retroscena anche sulla Laudato si’: «Alla redazione dell’enciclica hanno contribuito circa 200 scienziati. Ma è stata combattuta prima di nascere. I grandi imprenditori del petrolio sostenevano che sarebbe stata la morte della loro industria. E non è vero. Per screditarla un candidato alla presidenza di un Paese molto grande disse che il Papa era ignorante sul clima. Anche qui c’è stata una rivoluzione».

13 febbraio 2017