Migranti, le Acli: «Invochiamo la pace anche per il Mediterraneo»
Nel 2024 già 215 i morti. Gli ultimi 60 pochi giorni fa. «A poco più di un anno dalla strage di Cutro, nulla è cambiato». La richiesta di «percorsi sicuri e legali»
A pochi giorni dall’ultimo naufragio, mercoledì 13 marzo, nel Mediterraneo, le Acli ricordano i «numeri della vergogna»: sono già 215 i migranti morti nel MareNostrum nel 2024, il doppio rispetto ai decessi registrati nello stesso periodo del 2023, annus horribilis per i naufragi. «Un vero bollettino di guerra – lo definiscono -, destinato a incrementare i suoi numeri nel silenzio delle istituzioni nazionali e dell’intera Comunità europea. La retorica non serve. La strumentalizzazione politica ancora meno. Sono morti, e non hanno colpe. Ma non è una notizia inaspettata, meno ancora sorprendente».
Al di là di «reazioni emotive a sprazzi», questi numeri, rimarcano dall’associazione, «non producono interventi e provvedimenti immediati ancorché necessari a salvare le vite di quanti fuggono da guerre, persecuzioni e violenze, nella speranza di poter trovare protezione e riparo». Come le 60 persone morte nel naufragio del 13 marzo, tra cui anche diverse donne e almeno un bambino. «A raccontarlo sono stati i naufraghi stremati dalle ustioni e dai morsi della fame e della sete – circa 25 uomini in condizioni di salute precarie – tratti in salvo dalla nave Ocean Viking della ong SoS Mediterranee – ricordano dalle Acli -. L’ennesimo viaggio della speranza con a bordo 12 minori, partito dalla Libia una settimana prima della sciagura, con destinazione Lampedusa».
Un naufragio che «fa male, ancora una strage che poteva essere evitata». Per questo, alla richiesta di “Cessate il fuoco” nei vari conflitti nel mondo, le Acli uniscono anche l’appello “Fermiamo le morti nel Mediterraneo”. «A poco più di un anno dalla strage di Cutro nulla è cambiato. Come Acli denunciammo allora che i provvedimenti assunti dal governo fossero anacronistici e persino ingiusti: un approccio irrazionale e securitario al fenomeno migratorio, che di fatto costringe tanti esseri umani in fuga da situazioni disperate a entrare dentro l’anonimato dell’irregolarità, senza alcuna prospettiva di integrazione e di riscatto. Continuiamo oggi a ribadire che l’immigrazione non è un’emergenza – proseguono -, è un fenomeno che va gestito regolarizzando i flussi di una migrazione quasi necessaria per l’Europa e l’Italia fra tutti; un Paese, il nostro, dove ormai non si fanno più figli e dove le pensioni sono sorrette anche dal lavoro dei migranti».
La richiesta dell’associazione, «per argine future possibili tragedie come questa», è quella di «attivare percorsi sicuri e legali; modi alternativi di arrivare, regolamentati, selezionati e gestiti in maniera controllata, con mezzi sicuri, in tempi normali e con costi umani ed economici accettabili e dignitosi anziché insostenibili, a cui unire politiche di integrazione sociale e culturale davvero praticate. Si faccia presto – è l’appello -, la posta in gioco non è solo la vita degli esseri umani che arrivano ma la de-umanizzazione di chi li vede arrivare, senza fare nulla per evitare tali tragedie».
15 marzo 2024