Se il governo italiano non interverrà per annullarlo, il prossimo 2 novembre scatterà la proroga automatica del Memorandum d’intesa siglato nel febbraio 2017 tra Italia e Libia. In assenza di modifiche, in base a quell’accordo l’Italia continuerà a sostenere la Guardia costiera libica e il suo intervento per fermare e riportare sulla terra ferma i migranti imbarcati che tentano di raggiungere le coste italiane, riconducendoli nei centri di detenzione libici. A ricordarlo sono le organizzazioni del Tavolo Asilo, che denunciano «l’orrore dei lager in cui vengono rinchiusi i migranti intercettati», ormai ampiamente documentato: «Torture, violenze, stupri e altre vessazioni finalizzate a calpestarne li diritti e la dignità di esseri umani». Tutto ciò, unito alla guerra alle ong che fanno salvataggi in mare, «ha comportato un aumento esponenziale di morti nel Mediterraneo centrale, che ormai è diventata la rotta più pericolosa per i migranti in fuga». Non solo: secondo le ong, la situazione del Paese, fortemente aggravatasi negli ultimi mesi con lo scoppio di una nuova guerra interna, rende impraticabile qualsiasi accordo con il governo di Tripoli.

«La situazione in Libia, ormai da anni, è di palese violazione dei diritti umani – dichiaraFilippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci nazionale -. La violenza è diffusa, il traffico di esseri umani è in mano alle milizie, le stesse persone a cui riconsegniamo i migranti con quelli che sono a tutti gli effetti respingimenti delegati. I migranti vengono poi rinchiusi nei lager dove sappiamo di abusi, stupri, morti. Tutto questo – prosegue – è ormai sotto gli occhi dell’opinione pubblica ma il governo italiano non sembra farsi problemi a foraggiare le milizie che commettono crimini contro umanità. Noi riteniamo, invece, che il Memorandum vada stralciato immediatamente: trattandosi di un semplice accordo l’Italia potrebbe farlo in qualsiasi momento, non capiamo perché sia ancora lì, forse per paura della destra xenofoba».

Domani, mercoledì 30 ottobre, alle 12, all’Hotel delle Nazioni a Roma, il Tavolo Asilo, che è formato dalle maggiori organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti, presenta in una conferenza stampa il testo della lettera aperta che invierà al governo italiano chiedendo di non rinnovare il Memorandum. «Noi pensiamo che i centri vadano chiusi, non c’è alternativa a questo – aggiunge Miraglia -. Sono gestiti dalla polizia dell’immigrazione di un governo parziale, in guerra civile. Sono luoghi totalmente al di fuori del diritto e  incontrollabili, come si può pensare ancora di investire in questi centri? Vanno solo svuotati. Dopodiché l’Italia e l’Europa dovrebbero porsi come obiettivo quello di favorire un processo di pace nel Paese, aiutando la società civile che non ha posto nel dibattito pubblico e nel processo politico interno alla Libia. Ma l’unico intento sembra quello di tutelare i nostri interessi». A dimostrarlo, Miraglia cita l’inchiesta sui trafficanti di esseri umani realizzata da Nello Scavo per Avvenire, che lo ha portato a vivere sotto scorta per le minacce ricevute. «L’Italia – afferma – è entrata in una dinamica di conflitto tra milizie, si tratta con bande locali senza problemi, ma questa trattativa, non ha nulla di diverso di una trattativa con la mafia. Lo Stato ha così abdicato al suo ruolo, speriamo ora chela magistratura italiana faccia chiarezza il prima possibile per capire in nome di cosa abbiamo svenduto il nome dell’Italia».

Amnesty International ricorda che se verrà rinnovato automaticamente l’accordo resterà in vigore altri tre anni. Molto critica anche Intersos. «Come organizzazione umanitaria operativa a Tripoli e nel Sud della Libia con programmi di aiuto e protezione per i minori, chiediamo con forza che il governo italiano annulli il memorandum del 2017 e i precedenti accordi con il governo libico e che, fatti salvi gli interventi di natura umanitaria, non vengano rifinanziati quelli di supporto alle autorità libiche nella gestione e controllo dei flussi migratori – scrivono dall’ong in una nota -. Nelle relazioni con la Libia per la gestione dei flussi migratori è il momento della discontinuità. Occorre un nuovo inizio, che rimetta al centro la ricerca di soluzioni finalizzate alla tutela della vita delle persone e del diritto internazionale che ne è garanzia. Chiediamo che si stabilisca un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare a livello europeo e che si prevedano canali di ingresso regolari, in modo che le persone non siano più costrette ad affidarsi ai trafficanti».

30 ottobre 2019